La scoperta: Tiepolo dipinse il volto di Vivaldi tra gli angeli musicanti

Martedì 28 Dicembre 2021 di Alessandro Marzo Magno
La scoperta: Tiepolo dipinse il volto di Vivaldi tra gli angeli musicanti

Secondo una studiosa inglese, Micky White, il compositore emerge in un particolare dell'affresco Incoronazione di Maria che si trova nella chiesa della Pietà a Venezia. Il Prete rosso spunterebbe tra gli angeli musicanti, con una folta capigliatura fulva e guarda verso la navata. Per il maestro Federico Maria Sardelli è una immagine assai probabile

Cominciamo dalla copertina di Il volto di Vivaldi, libro scritto da Federico Sardelli e pubblicato da Sellerio, e quindi dall'effigie del prete rosso ritrovata a Venezia, o almeno identificata con un buon margine di probabilità.

Il merito va e Sardelli lo racconta a un'inglese studiosa di Antonio Vivaldi che da molti anni vive in laguna: Micky White. Ha trovato, e pubblicato, numerosi documenti inediti sul musicista e poi ha avuto un'intuizione: ma non è che nella nuova chiesa della Pietà si sia voluto rendere in qualche modo omaggio al vecchio maestro, che era rimasto in carica più a lungo di chiunque altro: 24 anni nell'arco di 38, a causa di varie interruzioni? L'attuale chiesa della Pietà è stata costruita dopo la morte di Vivaldi, avvenuta a Vienna nel luglio 1741: la prima pietra è stata posata nel 1745 e Giambattista Tiepolo ha cominciato a dipingere il grande affresco del soffitto nel giugno 1754. Ma anni dopo la scomparsa del maestro, alcune sue allieve erano arrivate a ricoprire posizioni di vertice nell'ospedale della Pietà: due erano state priore, e quattro maestre di coro; quando Tiepolo orna il soffitto della chiesa la maestra di coro è Anna Maria, allieva prediletta di Vivaldi.


L'INDAGINE

White ha cominciato a scrutare con grande attenzione il dipinto tiepolesco. In mezzo a tanti angeli musicanti, ognuno col proprio strumento tra le mani, c'è un tale che non fa niente. È anche l'unico che guarda verso il basso, verso la navata della chiesa. È un volto che sporge a metà dietro un angelo che suona il violino: ha i capelli rossi, proprio come il prete rosso, e le sopracciglia inarcate, proprio come il musicista nell'incisione di La Cave del 1725. È Vivaldi che dall'alto continua a sorvegliare i progressi musicali delle figlie della Pietà? Nessun documento lo prova, ma tutti questi indizi lo fanno ritenere. Sardelli è un musicista, è il responsabile del registro vivaldiano (cioè colui che decide se una partitura trovata in una qualche biblioteca d'Europa sia o meno di Antonio Vivaldi), ma è anche un pittore e quindi questo viaggio nella ritrattistica vivaldiana è compiuto con i mezzi dell'addetto ai lavori.


L'IDENTIKIT

Ci sono giunti soltanto quattro ritratti eseguiti quando Vivaldi era ancora in vita: l'appena citata incisione di François Morellon de La Cave che illustrava l'edizione a stampa dell'Opera VIII, Il cimento dell'armonia e dell'invenzione (1725) che contiene anche i celeberrimi concerti Le quattro stagioni. Questa incisione è tratta da un disegno, o da un ritratto a olio, andato perduto, ed è stata ripresa e replicata infinite volte. Senza dubbio è il volto di Vivaldi più noto e più conosciuto prima che emergesse il ritratto a olio di cui diremo fra un po'. Ci sono giunte poi due caricature eseguite dal romano Pier Leone Ghezzi nel 1723 e 1724, molto simili, ma non uguali. Ghezzi era un disegnatore molto bravo e i suoi ritratti sono caricaturali, ma realistici. Se Vivaldi è effigiato col nasone era perché possedeva un naso importante, inoltre taglio della bocca e degli occhi, fossetta del mento e doppio mento corrispondono esattamente ai medesimi particolari degli altri ritratti. Sulle caricature e sull'incisione compare il nome di Antonio Vivaldi e quindi non ci sono dubbi che proprio di lui si tratti.


IL RITRATTO A OLIO

Diversa è la vicenda del ritratto a olio, emerso da un secolare oblio nel 1938. Si trovava in un magazzino del liceo musicale di Bologna (oggi conservatorio Giovanni Battista Martini). Era completamente ricoperto di polvere e sporcizia, tanto da essere visibile solo in parte, e frettolosamente catalogato cinque anni prima come suonatore di violino. Dopo la ripulitura il bibliotecario, Francesco Vatielli, comincia a esaminarlo e decide che il musicista ritratto, dell'età di 25/30 anni, sia il veneziano Antonio Vivaldi e pubblica un breve saggio per diffondere la notizia. «Questo nuovo ritratto, per quanto presentato da Vatielli con prudenza, sarebbe stato destinato a diventare un'icona, l'immagine che per chiunque, in tutto il mondo, raffigura tutt'oggi Vivaldi». Peccato però che Vatielli lo avesse identificato sulla base di una premessa completamente sbagliata. Da sotto la parrucca, affermava, sporge una ciocca di capelli rossi. Ciocca raddoppiata qualche anno più tardi con altri presunti capelli fulvi un po' più in basso. Ma non di ciocche di capelli rossi si tratta, bensì del fondo rossastro della tela che emerge al di sotto del colore. Quindi? Quindi quel quadro ritrae proprio Vivaldi, afferma Sardelli, ma non per il particolare delle ciocche di capelli rossi. È chiaramente un dipinto, seppur anonimo, di scuola veneta di inizio Settecento (periodo in cui il musicista, nato nel 1678, aveva attorno ai trent'anni), il personaggio tiene nelle mani un violino, e Vivaldi era violinista, e una penna, e Vivaldi era compositore, la parrucca era una di quelle di moda proprio in quegli anni, e porta la camicia slacciata, come il Vivaldi dell'incisione. Questo è un particolare importante: il musicista soffriva dalla nascita di una malattia polmonare che gli dava un senso di compressione nel respirare e quindi portava la camicia slacciata, in tutta la numerosissima ritrattistica musicale settecentesca ci sono soltanto altri due casi di persone ritratte con la camicia aperta.


IL MANTO

E il rosso? Il personaggio ritratto veste un ampio manto rosso e per di più la cornice, coeva, è dipinta di rosso. Tutto questo, assieme alla corrispondenza degli elementi fisionomici di cui si è detto prima, permette di affermare con ragionevole sicurezza che il musicista effigiato sia Antonio Vivaldi. Anche se il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna mantiene sul ritratto un prudenziale presunto. Presunta, invece, è una miniatura emersa nel 2018 a Dordrecht, in Olanda, un lavoro di scuola italiana databile attorno al 1720. L'uomo che vi è ritratto assomiglia ad Antonio Vivaldi. Certo, alcuni elementi (bocca, mento) sono molto simili a quelli dei ritratti noti di del musicista, altri invece (occhi, sopracciglia) se ne distaccano. Non si può quindi affermare che sia proprio lui. Infine c'è pure un tarocco: il ritratto di un prete dai capelli neri ingrigiti, «segaligno» precisa Sardelli, che nel 1976 è stato appiccicato a un disco di musiche vivaldiane affermando che si trattasse del prete rosso. Non c'è nulla, ma proprio nulla, del quadro conservato in una villa di Piacenza che faccia ritenere possa essere Vivaldi, ma nella migliore tradizione delle fake news ogni tanto riemerge con il nome di Vivaldi e col sistema del copia/incolla si diffonde qua e là per la rete. Lo si ritrova persino nella voce di Wikipedia, per fortuna almeno con l'aggettivo dubbio. In realtà non c'è alcun dubbio: quel tizio non è Antonio Vivaldi.


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci