Scoperto il tesoro della ​biblioteca del conservatorio Benedetto Marcello a Venezia

Martedì 29 Novembre 2022 di Alessandro Marzo Magno
Scoperto il tesoro della biblioteca del conservatorio Benedetto Marcello a Venezia

Scavare nelle biblioteche può riservare sorprese inaspettate: toh, 70 autografi di Baldassarre Galuppi; toh, 150 autografi di Domenico Dragonetti, uno dei più importanti contrabassisti della storia. Accade a Venezia, nella biblioteca del conservatorio Benedetto Marcello. Tutto questo si aggiunge a quel che già si sapeva ci fosse tra le oltre 60 mila opere custodite negli scaffali di ca' Pisani, a Santo Stefano: l'unico autografo di Antonio Vivaldi presente a Venezia, l'unico esemplare esistente al mondo della prima edizione a stampa dell'Opera prima vivaldiana, le due versioni autografe della Lugubre gondola di Franz Liszt, vari autografi di Domenico Cimarosa, un'edizione di prova a stampa di un quintetto di Ludwig van Beethoven che si può ragionevolmente ritenere esser stata nelle mani del musicista tedesco, un'edizione a stampa di pezzi per clavicembalo di Élisabeth Jacquet de la Guerre, virtuosa e compositrice di corte del Re Sole.

Questo tanto per dare un'idea dei tesori sconosciuti ai più presenti tra i muri del secondo edificio della città per dimensioni, dopo palazzo Ducale. Molti ricorderanno che l'acqua alta del 12 novembre 2019 aveva colpito duramente la biblioteca del Conservatorio che, un po' di anni prima, era stata trasferita dal primo al piano terra: alcune opere antiche del fondo Torrefranca erano finite a bagno. Autografi di Domenico Cimarosa, l'Opera prima di Vivaldi di cui si è detto sopra, e altre preziose edizioni a stampa sembravano irrimediabilmente danneggiate. E invece no: «Il restauro le ha recuperate pienamente», annuncia il direttore della biblioteca Paolo Da Col, «questa vicenda ormai appartiene al passato. Ora i materiali antichi sono stati portati ai piani alti».


NUOVO DINAMISMO
Da Col, cadorino che vive a Belluno, direttore del gruppo vocale Odhecaton, specializzato in musica antica, è stato nominato responsabile della biblioteca veneziana nel novembre 2020, giusto un anno dopo la rovinosa acqua alta. In precedenza era stato per ventitré anni direttore della biblioteca del conservatorio di Trieste, altro scrigno di tesori, seppur di natura diversa rispetto a quelli veneziani. Vi sono, per esempio, conservate le varianti autografe di Gustav Mahler alla sua Quinta sinfonia, diretta dal compositore stesso nel 1905, al Politeama Rossetti. Quando ha preso possesso del suo incarico veneziano tra l'altro in piena pandemia nella biblioteca del Benedetto Marcello lavoravano due persone. Adesso la situazione è decisamente cambiata: i dipendenti sono tre (di recente si è aggiunta la bibliotecaria, nonché organista, Silvia Urbani), un privato Matteo Rigamonti ha finanziato un assegno di ricerca della durata di cinque anni, ma soprattutto è stata firmata una convenzione con l'università di Ca' Foscari grazie alla quale alcuni studenti dell'ateneo stanno provvedendo a digitalizzare il patrimonio librario e archivistico del conservatorio. La necessità di riprendersi dai danni causati dall'acqua alta ha impresso un nuovo dinamismo, ci si è voluti rendere conto di quale fosse con esattezza il patrimonio posseduto della biblioteca. Così si sono rivenute un paio di casse della quali si era perduta la memoria e, una volta aperte, sono emersi gli autografi di Galuppi e Dragonetti. «Prima o poi li avremmo comunque scoperti», osserva Da Col, «ma sicuramente in tempi meno rapidi».


CONTRABBASSO STORICO
Il veneziano Dragonetti (1794-1846) è stato un importantissimo musicista: era stato contrabassista di Haydn e Beethoven, aveva lavorato a Vienna e Londra, dov'è morto. Venezia possiede ancora lo strumento di grande pregio che aveva donato alla basilica di San Marco: si tratta di un contrabbasso costruito alla fine del XVI secolo dal liutaio Gasparo da Salò che oggi è conservato nel tesoro marciano e che viene regolarmente suonato dal primo contrabbassista della Fenice. Le musiche, invece, erano andate a Vincent Novello, fondatore della casa editrice, tuttora attiva, che da lui prende il nome; due sue pronipoti, grazie all'intermediazione del conte Alessandro Marcello, nel 1952 le hanno donate al conservatorio veneziano, salvo che poi erano state dimenticate. Esiste un progetto, finanziato dalla Fondazione Venezia, del quale sono capofila il conservatorio e la basilica di San Marco, per la valorizzazione di tali musiche e la loro esecuzione. «Il nostro dovere», afferma Dal Col, «è far sì che queste musiche possano essere studiate e valorizzate». La biblioteca del conservatorio ha incamerato una parte dell'archivio della Pietà, uno dei quattro pii istituti gli altri tre erano Incurabili, Mendicanti, Ospedaletto di conseguenza conserva i libri con le parti delle singole putte che componevano i cori delle vergini (una delle eccellenze musicali per cui Venezia andava famosa). È giunto fino a noi il libro di Anna Maria, la putta prediletta di Antonio Vivaldi che, come noto, ha diretto la Pietà per quasi quarant'anni. Anna Maria era violinista e il Prete Rosso le ha dedicato alcuni concerti per violino di recente ricostruiti e incisi da Federico Maria Sardelli. Il musicista responsabile del Registro vivaldiano parteciperà anche a uno dei due video di presentazione dell'opera, che saranno a brevi resi pubblici dal conservatorio veneziano.


LAMENTO DI ARIANNA
La biblioteca possiede l'unica parte sopravvissuta del Lamento di Arianna, di Claudio Monteverdi. Il musicista, sepolto dal 1643 nella basilica dei Frari, aveva composto quest'opera a Mantova, ma è purtroppo andata perduta, salvo la parte che oggi si trova a ca' Pisani. Ci sono inoltre i quattromila libretti d'opera del fondo Torrefranca e questo patrimonio ha un significato tutto particolare a Venezia, dove è nato il teatro a pagamento, ovvero il teatro moderno, a San Cassiano, nel 1637 (è anche in corso un'operazione per ricostruirlo). In precedenza i teatri erano di corte e le opere venivano rappresentate una sola volta per il divertimento dei sovrani e dei loro cortigiani. Invece a Venezia le opere vengono ripetute più volte, per un pubblico pagante, il teatro in tal modo diventa commerciale, «si fa negozio», e questa autentica rivoluzione farà del teatro, sia operistico, sia di prosa, una delle più importanti attrazioni della Venezia settecentesca. Venezia era una città musicale e Antonio Vivaldi è stato semplicemente il suo figlio più illustre. Purtroppo questa dimensione è andata perduta, come d'altra parte nel resto d'Italia; la musica è negletta, a scuola è una materia reietta. La biblioteca del conservatorio di Venezia, con i tesori che contiere, si muove in direzione opposta: ci ricorda che la musica ha costituito una parte fondamentale della storia della bellezza artistica della nostra città e del nostro paese.

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