Schianto col barchino in laguna, addio a "Maciste" dopo lunga agonia

Lunedì 17 Agosto 2020 di Davide Tamiello
Cristiano Argagnotto, morto oggi dopo lo schianto col barchino del 12 agosto scorso
VENEZIA Ha mantenuto fede al suo soprannome, lottando per cinque lunghi giorni. Il suo carattere di ferro, però, non è bastato: Cristiano Argagnotto, per tutti “Maciste”, 51 anni, è morto ieri notte. L’uomo, trasportatore di Cannaregio molto noto in città, era rimasto gravemente ferito il pomeriggio del 12 agosto in un incidente nautico nel canale San Secondo. A quanto ricostruito dalla polizia, l’uomo, che stava andando a Mestre con altri due amici, entrambi 39enni, era al timone del barchino che, intorno alle 16.45, si è schiantato contro una briccola. Argagnotto, nell’impatto, aveva riportato un trauma facciale violento ed era finito in acqua. Dei diportisti di passaggio erano stati i primi a soccorrere i feriti. I medici del Suem, una volta sul posto, erano riusciti a rianimare il 51enne, tanto da far pensare che il suo quadro clinico fosse miracolosamente destinato a migliorare. Una volta trasportato in elicottero in ospedale all’Angelo e ricoverato in Rianimazione, però, si è capito che le sue condizioni erano ancor più gravi di quanto sembrasse. Cinque giorni di agonia, fino a quando, appunto, ieri notte, i medici del reparto hanno definitivamente confermato il decesso.

 LUTTO IN CITTÀ
Cristiano, nel suo campo, era una vera istituzione.
Veneziano purosangue, era nato a Cannaregio, quando il papà gestiva l’osteria “Da Gigi”, dove adesso si trova il ristorante “Gam gam”, al Ghetto. È proprio da bambino, quando aveva cominciato a giocare a calcio tra le fila delle giovanili dell’Alvisiana, che si era guadagnato il nomignolo di “Maciste”: la forza, a dispetto del fisico minuto, non gli era mai mancata. La sua bacheca Facebook, in questi giorni, è stata tempestata di messaggi. Struggente quello del figlio Thomas: «Ciao angelo mio, so che adesso veglierai su me e mio fratello. Eravamo il tuo orgoglio e tu eri il nostro. Sono senza parole per quanto è successo... troppo in fretta... non doveva andare così. Sei stato un guerriero, adesso trova la pace papà”. “Che tu possa avere il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle”». «Maciste era amico di tutti - racconta Emiliano Ghira di “Brussa”, ditta per cui Cristiano aveva lavorato a lungo - e come corriere era il numero uno a Venezia, conosceva tutti i numeri di porta. Un grande lavoratore e una persona spontanea, se doveva dirti qualcosa te lo diceva sempre in faccia». «L’avevo visto pochi giorni fa, ero riuscito a dargli un ultimo abbraccio - aggiunge Matteo Secchi di “Venessia.com” - eravamo amici d’infanzia, Maciste era un uomo buono, non riusciamo ancora a renderci conto che non ci sia più». Nei prossimi giorni verrà stabilita la data dei funerali. La polizia, intanto, è al lavoro da giorni per cercare di ricostruire la dinamica dell’incidente. L’ipotesi principale è che il barchino su cui si trovavano Argagnotto e i suoi due amici, stesse viaggiando a una velocità elevata. Con la barca impennata, l’uomo al timone non sarebbe riuscito a vedere e a evitare la briccola.
Ultimo aggiornamento: 20:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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