Sartorello, un veneto di successo:
da "casoin" a imperatore della casa

Domenica 1 Dicembre 2013 di Maurizio Marcon
Renato Sartorello
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CEGGIA (VENEZIA ) - Ha iniziato 60 anni fa come «casoin» nella frazione di Gainiga ed ora è a capo del maggior gruppo di distribuzione e vendita al dettaglio del non-food nel Nordest. Dai giocattoli ai casalinghi, i mobili e l'hi tech, il fai da te e la valigeria, la cartoleria, l'arredo giardino, difficile trovare qualcuno in Veneto o Friuli che non abbia acquistato almeno una volta in un negozio di Renato Sartorello.



Per il suo ottantesimo compleanno e sessantesimo di attività figli (Raul, Paolo, Gianfranco, Martina, tutti impegnati in azienda) e dipendenti hanno organizzato una festa. E per la prima volta il signor Renato, sempre riservato e discreto, racconta la sua storia.



Dalle ansie del pioniere nel negozietto di alimentari alla holding che fattura oltre 500 milioni di euro e occupa 1200 persone: tra Sme (10 negozi con superfici in prevalenza tra 10 e 15 mila metri quadri, 330 milioni di fatturato, 1085 dipendenti), Bergamin (7 negozi di mobili, 110 milioni di fatturato, 100 dipendenti); B2Bires (Ingrosso e internet, 70 milioni di fatturato con personale Sme). «Sono partito nel 1953 - racconta Sartorello - nella mia piccola Gainiga, vendendo alimentari con il sistema del "libretto della spesa" e del "baratto". Ricordo ancora le donne che arrivavano con le sporte piene di uova e il ragazzino con la bottiglia ad acquistare "do vovi de oio"».



Anni poveri e difficili. Non c'erano soldi e in un mondo contadino i pagamenti erano legati ai raccolti: se andavano male anche il libretto della spesa non poteva essere onorato. «Ma ho sempre cercato di dare fiducia. Per attirare clienti da fuori cercavo di tirare i prezzi al massimo, soprattutto sui prodotti di marca, perché erano questi che la gente memorizzava. In particolare i liquori: anche chi aveva modeste possibilità teneva in casa la bottiglia di grappa».



Ma con gli alimentari non c'era futuro. «Quando negli anni '60 mi sono trasferito in un negozio più ampio, sempre a Gainiga, ho introdotto la vendita di elettrodomestici. Erano tempi in cui nascevano i primi supermercati e, nonostante la mia aggressività commerciale, ho intuito che con il mio negozietto di campagna e i bassi margini dell'alimentare non sarei andato lontano. Ho puntato quindi a proporre anche una merceologia non alimentare, iniziando dai fornelli a gas, i famosi "Pibigas" a due fuochi, e le cucine economiche, per arrivare alla svolta dei frigoriferi. Facevo delle dimostrazioni in casa, o a gruppi in canonica e dal barbiere, lasciavo in prova l'uso del frigorifero per 15/20 giorni. Le consegne le facevo alla sera dopo aver chiuso il negozio».



E a volte rispettare gli impegni con i fornitori era veramente complicato. «All'inizio non sono stato puntualissimo neppure io. Ho capito però che dovevo condividere le loro difficoltà, per questo mi sono imposto come filosofia di mettermi anche dalla loro parte, come ha fatto Ikea. Sono così entrato a partecipare nella fase produttiva, entrando in compartecipazione societaria come in Veneta Cucine».



E arrivano gli anni '70, con l'apertura del negozio di Ceggia e il nome «Sartorello» che decolla. «Con l'apertura nel 1975 del negozio in villa Genovese a Ceggia arrivano i momenti felici: dismesso il settore alimentare, mi dedico esclusivamente al non alimentare sviluppando anche la vendita all'ingrosso, peraltro già iniziata a Gainiga. All'inizio degli anni '80 l'occasione della Sme (Salotti mobili elettrodomestici) di Conegliano: un'azienda che - dopo aver tentato il salto acquisendo una catena di un centinaio di negozi a livello nazionale, e che rifornivamo come grossisti - entra in sofferenza: noi, che eravamo uno dei creditori, l'acquisiamo. Subito vendiamo i negozi più lontani e teniamo i più importanti del Triveneto. In precedenza avevamo acquisito i negozi di Marghera e Portogruaro. Tentiamo la carta di un centro commerciale in via Torino a Mestre: un rischio perché si trattava del primo importante negozio di città. L'operazione funziona. Da via Torino, nel 1991, ci trasferiamo nella più grande superficie di Marghera (15mila metri quadri con 130 dipendenti, all’ora di pranzo il negozio chiude) che assieme a San Donà e Susegana continua ad essere un nostro punto di forza».

Poi sotto il nome Sme arriveranno i negozi di Portogruaro e del Friuli. Nel 2003 viene acquisita la catena dei 9 negozi Bergamin, rimasti 7 dopo la ristrutturazione. Il giro si allarga. Ed ora c'è la "sfida Internet".
Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 15:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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