L'assessore Boraso litiga in ospedale per l'attesa della visita. L'Ulss: «Per un codice bianco pretendeva trattamenti di favore»

L’accusa: «Rimasti 3 ore in Pronto soccorso senza assistenza». Dura la replica: «Riveste ruolo pubblico, ci si aspetta rispetto di luoghi, funzioni e priorità vere»

Mercoledì 29 Marzo 2023 di Alvise Sperandio
Renato Boraso, assessore alla Mobilità

MESTRE - L’accusa è pesante: «Siamo rimasti tre ore in Pronto soccorso all'Angelo senza ricevere alcuna assistenza. Finché ho capito che lo specialista che gli serviva proprio non c’era, così ho preso mio padre e me lo sono riportato a casa. Ma non sono più disponibile a stare zitto: la sanità pubblica non può lasciare la gente, e soprattutto gli anziani, in attesa per un giorno intero in ospedale per potersi curare».

La replica è altrettanto tagliente: «Di fronte alle proteste e all’insistenza, la chiamata in ambulatorio è stata anticipata rispetto all’ordine del triage, per il quale era stato dato colore bianco. Hanno preferito andarsene. Non si può che stigmatizzare chi pretenda per sé, fino a ottenerlo, un trattamento di favore. Da chi riveste ruolo pubblico ci si aspetterebbe, al contrario, rispetto dei luoghi, delle funzioni, delle priorità vere, a tutela dei diritti dei cittadini».

LA DENUNCIA

È durissimo lo scontro a distanza tra l’assessore comunale alla Mobilità, Renato Boraso, e l’Ulss 3 Serenissima. Il primo ha deciso di denunciare pubblicamente quanto capitato al padre 80enne domenica scorsa: «Sabato ha avuto un problema serio alla mandibola. È malato e invalido al 100%. L’indomani alle 9 eravamo già al Pronto soccorso dell’Angelo, ma dopo tre ore nessuno ancora lo aveva visitato. Ho scoperto che non c’era un odontoiatra né un chirurgo maxillo facciale che potesse vederlo. Così ce ne siamo andati: a casa gli abbiamo dato l’anti-dolorifico e l’antibiotico e tenuto sotto controllo in attesa che lunedì lo visitasse un medico privato. Che razza di sanità è questa»?
L’Ulss non ci sta: «In sala d’attesa, fin da subito il signor Renato Boraso si è lamentato con l’assistente criticando i tempi di attesa del Pronto Soccorso e commentando negativamente l’assenza in sede di uno specialista odontoiatrico nei giorni festivi. È per i continui solleciti del figlio, più ancora che per verificare eventuali criticità non rilevate al triage, che alle 11.45 il paziente veniva chiamato in ambulatorio, anticipando la chiamata. Il figlio aveva però già lasciato l’area d’attesa insieme al paziente: richiamato all’esterno, non rientrava con il padre, e viceversa continuava a manifestare pesanti lamentele e si congedava».
«Hanno fatto una figuraccia, non sapevano più come giustificarsi – contrattacca Boraso –. Ora basta, scriverò al presidente della Regione Luca Zaia e sono pronto a una raccolta firme. Chi ha 80-90 anni non può stare un giorno all’ospedale ad aspettare quello che poi non arriva. Devono creare una corsia d’accesso preferenziale».

L’Ulss respinge al mittente sostenendo che Boraso avrebbe voluto un trattamento di favore. «Il Pronto Soccorso stigmatizza l’atteggiamento di chi dimentica che la reale finalità del servizio è di gestire prioritariamente i casi critici per poi fornire risposte a tutti. È da stigmatizzare anche l’atteggiamento tenuto nei confronti degli operatori sanitari che quotidianamente, e anche in questo caso, dedicano la loro attenzione alla malattia e al malato, e non al ruolo istituzionale di chi lo accompagna». Fino alla stoccata finale: «Spiace che col suo modo di fare Boraso abbia impedito al padre di beneficiare, di domenica, di una prima presa in carico, e poi della visita specialistica che poteva fare – stavolta senza che fossero lesi i diritti di alcuno – già l’indomani mattina, presso gli specialisti dell’Angelo, che sono comunque a disposizione, per i casi gravi, 24 ore su 24, anche la domenica».

Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 10:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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