Le remiere: «Vogare è impossibile, la laguna è diventata un far west»

Mercoledì 22 Giugno 2022 di Tullio Cardona
Le remiere: «Vogare è impossibile, la laguna è diventata un far west»
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VENEZIA - Il moto ondoso è armai arrivato al punto di non ritorno per la città, mettendo in pericolo non solo il tessuto urbano, ma anche la tradizione della voga alla veneta. Mascarete, sandoli, gondole e pupparini rischiano di essere travolti, travolgendo chi si avventura nei pressi delle vie d'acqua più trafficate dai mezzi a motore. La remiera Casteo è un preciso esempio, perché la sua sede si trova nell'ultima propaggine ad est dell'isola di Sant'Elena, di fronte alla Certosa, all'imboccatura del canale delle navi.
«Siamo investiti dalle onde di marea quando questa cresce e da quelle prodotte dai flussi ininterrotti dei taxi acquei e dei lancioni - racconta il presidente della Casteo, Lucio Lino Penzo - Poche barche dimostrano rispetto ed assistiamo ad una vera e propria mancanza della cultura dell'acqua. I taxi ci passano davanti addirittura in planata, a 45 chilometri all'ora. Poi ci sono anche gli armadi: barche da gran turismo a due, tre piani, con carene dislocanti che provocano lo tzunami».
Alla Casteo è socio e si allena il campione di voga Roberto Busetto, già vincitore di una Regata Storica. «Spesso usciamo allo sbaraglio, come a Capo Horn, fra le onde dei battelli Actv e dei taxi - spiega Busetto - Qualcuno dimostra rispetto e quando ci vede ai remi rallenta, altri no. Ci tocca uscire ad allenarci la mattina presto o nel tardo pomeriggio, tuttavia noi agonisti abbiamo esperienza per riuscire a stare in piedi in barca fra le onde, mentre gli inesperti fanno molta fatica. Basterebbe che le barche a motore rallentassero 50 metri prima. Ho visto ragazzini con il loro barchino molto più rispettosi degli adulti. Sabato e domenica, poi, dalla gronda calano in laguna i grandi motoscafi, condotti come le vetture di terraferma. Provocano onde altissime e ci guardano come fossimo i rappresentanti di una riserva indiana. Ci salutano educatamente peraltro senza ridurre la velocità».
Dall'altro capo, all'imbuto della via acqua che conduce all'aeroporto, c'è l'associazione Punta San Giobbe, con la canottieri Cannaregio. «Vogare diventa impossibile, perché ti travolgono - commenta il suo presidente, Marino Almansi - Purtroppo i motoscafisti sono convinti e credono fermamente che possono fare ciò che vogliono perché loro stanno lavorando. Un giorno solo ci sono stati i controlli e la differenza di moto ondoso si è vista. Poi, più nulla e tutto come prima, anzi peggio. È vero: manca una cultura della laguna, anche in Comune. Domani (oggi, ndr) dovremmo discutere con i funzionari del Patrimonio i punti del nuovo assetto del cantiere di Sant'Alvise. Ebbene, una delle regole proposte dall'ente locale è che le barche non devono uscire in caso di moto ondoso. Inutile ogni commento. Per non attraversare il maremoto, ci tocca caricare le canoe e gli atleti sulla barca appoggio a motore ed andarcene altrove. Anche i ragazzini che imparano a vogare vengono scortati dalle nostre barche a motore. Il paradosso è che le regole ci sono e basterebbe rispettarle».
Fortemente penalizzata, alle Zattere e prospiciente il Canale della Giudecca, è la canottieri Bucintoro. «Il nostro canottaggio è stato fortemente danneggiato dal grande moto ondoso - afferma Elena Bianchetto - Le barche tipiche, invece, aspettano il momento buono, senza taxi, ferryboat o lancioni in vista, per lanciarsi ad attraversare il Canale della Giudecca e giungere nella pacifica laguna sud. Anche i battelli Actv dovrebbero rallentare, ma invece si aggiungono alle altre veloci imbarcazioni a motore, che rendono questa via acquea fra le più colpite dalle onde».

 

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