Rivoluzione nella sanità: super-ambulatori e ospedali intermedi: le novità dell'Ulss 3 Serenissima

Martedì 7 Giugno 2022 di Alvise Sperandio
L'ospedale di Dolo
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VENEZIA - Passerà anche per i nuovi Ospedali di comunità e per le nuove Case della comunità, così come sono stati chiamati, la sanità del domani, che si progetta oggi, anche nel Veneziano. Nel piano della Regione Veneto ci sono 24 strutture distribuite in provincia, equamente suddivise: 12 Ospedali di comunità e altrettante Case della comunità. Dei primi, alcuni sono già in funzione e altri saranno attivati nei 12/18 prossimi mesi; alcuni sono privati in regime di convenzione e altri pubblici, messi già a bilancio delle casse dell’Ulss 3 Serenissima diretta da Edgardo Contato. Per le seconde, tutte nuove, l’obiettivo invece è di averle realizzate entro la fine del 2026, che è il termine indicato per l’uso dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) attraverso cui saranno finanziate, con 35 milioni di euro. Ma vediamo, nello specifico, di cosa si tratta. Spiega Massimo Zuin, direttore dei Servizi socio-sanitari dell’Ulss 3: «Gli Ospedali di comunità sono luoghi di degenza intermedia: il paziente tipo che viene ricoverato non è più un malato acuto che dev’essere curato in un ospedale “ordinario”, ma che non sta ancora così bene da poter tornare a casa». Nelle schede regionali si legge che è un luogo dove possa avvenire una dimissione protetta per la stabilizzazione e il recupero prima del rientro a domicilio. Altra cosa sono le Case della comunità che, a differenza dei primi, sono una novità assoluta. «Possono essere pensate – afferma Zuin – come dei maxi-ambulatori contenenti più servizi, che fungeranno da primo punto di riferimento per la popolazione. E siccome si parla di un’apertura h24, potrebbero diventare la prima, vera alternativa ai Pronto soccorso che sono dovunque intasati», soprattutto dei codici bianchi. A ora sono già 124 i posti letto attivi nei seguenti Ospedali di comunità: 21 al Civile di Venezia, 40 a Noale (20 al terzo piano del monoblocco dell’ex ospedale e altrettanti nella casa di riposo Relaxxi), 12 all’ospedale di Chioggia, 30 al Centro Nazareth di Zelarino, 10 al Fatebenefratelli di Venezia e 11 al San Camillo del Lido. Sono di prossima attivazione: altri 3 al Civile di Venezia, altri 24 al quarto piano del monoblocco di Noale (finora lasciato al grezzo); 12 a Mirano, 10 a Villa Salus; 24 a Dolo, altri 5 al Fatebenefratelli per un totale di altri 78 posti letto. Totale del totale: 124+78, 202. «L’obiettivo è di averli tutti pronti entro la fine del 2023. Quelli di Dolo, “spostati” a Noale, saranno recuperati, e di fatto aggiunti, in sede di revisione della delibera», spiega Zuin.
Le Case della comunità sorgeranno invece nei seguenti posti: al Civile di Venezia, al Lido, in via Cappuccina a Mestre, ai distretti di Favaro, Marghera e Mira (nuovi di zecca), a Marcon e Martellago, negli ospedali di Dolo e Chioggia, a Noale al piano terra nell’ex Pronto soccorso e nella cittadella sanitaria di Cavarzere. «Come saranno e come funzioneranno è una discussione ancora aperta anche perché in giro per l’Italia i modelli e gli esempi sono tanti e diversi – sottolinea Zuin – Si dividono in “hub” e in “spoke”.

I servizi che gli hub potranno contenere sono: le cure primarie con le medicine di gruppo e integrate, dei medici di medicina generale col personale sanitario e amministrativo; i pediatri di libera scelta; la guardia medica; i centri prelievi; i servizi infermieristici; l’assistenza domiciliare; la specialistica domiciliare per le patologie ad alta prevalenza; il centro prenotazioni; l’integrazione coi servizi sociali; la radiologia e la diagnostica di base; gli screening; i consultori; la medicina dello sport e riabilitativa; i servizi per la salute mentale e contro le dipendenze». Qualcosa di più degli attuali distretti sanitari che potranno restare aperti anche giorno e notte. «L’età media della popolazione veneziana è alta e il 40% dei pazienti ha problemi cronici – osserva Zuin – L’idea è di avere strutture multifunzione, che portino anche una accelerata sul fronte delle medicine di gruppo. Le Case della comunità, finanziate dal Pnrr, diventeranno realtà nel giro di quattro-cinque anni, integrando la rete oggi esistente e facendo fare un salto di qualità alla nostra sanità».

Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 13:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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