NOALE - Vuoi aiutare un piccolo ristoratore a non fallire? La disperazione diventa raccolta fondi online: ai titolari de Allo Stallo, rinomato ristorante di pesce a Noale, non rimane che la gente, dopo che lo Stato gli ha voltato le spalle. Hanno aperto troppo tardi, a novembre 2019, per avere uno storico Iva a cui rapportare eventuali aiuti, così sono rimasti fuori da ogni sussidio, ristoro, sostegno. Dimitri Gratilov, di Spinea, ha 23 anni, nel ristorante a gestione famigliare si occupa di tutto quanto avviene fuori della cucina: una vita davanti e soprattutto una passione, quella della ristorazione.
Dimitri lo scrive nel suo accorato appello pubblico: «Abbiamo cercato in tutti i modi di combattere questa crisi, ci siamo adattati a tutte le norme, ci siamo reinventati con l'asporto, cercando di coprire le spese. Ma evidentemente non è stato abbastanza: lo Stato non ci ha aiutato in alcun modo e considerando che non abbiamo uno storico Iva del 2019, non ci spetta nessuna retribuzione». Niente no, ma talmente poco che è peggio: «Un mese d'affitto - precisa Dimitri - che per capire quanto sia è per noi l'incasso di un sabato sera. Avevamo investito tutti i nostri risparmi per poter portare avanti questo progetto, ora siamo arrivati allo stremo e non ce la facciamo più a reggere tutte le spese senza aver mai ricevuto un aiuto». Allo Stallo non resta che la chiusura e la dichiarazione di fallimento. A meno che Il giovane ristoratore ora chiede aiuto ai clienti, ai cittadini che credono nelle tradizioni culinarie del territorio e nei locali tipici. Nonostante tanti abbiano a che fare con la loro crisi, ha lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma GoFundMe.com: «La disperazione ci sta portando a livelli drastici, fino al punto di fare questo tipo di cose. Siamo arrivati a chiedere un sostegno alla gente». La raccolta è solo all'inizio, per ora i donatori sono una decina o poco più: chi ha messo 20, chi 30 euro. Ne serviranno molti in realtà per salvare Lo Stallo, ma anche poche decine di euro potrebbero fare la differenza. «Sono sincero - ammette Dimitri - non mi aspettavo nulla, anche perché al giorno d'oggi è difficile che qualcuno ti regali dei soldi. Era più che altro per trasmettere un messaggio e far capire alla gente come ci stiamo riducendo. Però allo stesso tempo sono stato sorpreso: non sono molti i fondi finora raccolti, ma mi fanno capire che le persone buone esistono ancora. Non so se basterà ma anche questo serve a farci tenere duro, speriamo ancora per poco, per poter riaprire».