Mose, Consorzio senza stipendi, nuovi sollevamenti e ultimi lavori a rischio sciopero

Giovedì 9 Settembre 2021 di Roberta Brunetti
Il Mose si alza
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VENEZIA - La soluzione per pagare i lavoratori del Mose e far ripartire i cantieri ancora non si trova. I soldi ci sarebbero, ma la crisi del Consorzio Venezia Nuova complica ogni passaggio. Tutto deve passare al vaglio dei nuovi commissari nominati dal Tribunale nella procedura di concordato del Cvn. Intanto i conti restano bloccati. Un quadretto sconfortante, quello prospettato ieri dalla capo dipartimento del ministero dell'Infrastrutture, Ilaria Bramezza, e dal commissario liquidatore del Consorzio, Massimo Miani, ai segretari dei sindacati confederali e provinciali delle categorie coinvolte. A questo punto l'ipotesi che i test di sollevamento del Mose, programmati per domani a Malamocco, vengano bloccati dallo sciopero del personale è reale. Per la grande opera sarebbe la prima volta. L'ultima decisione è rinviata ad oggi, quando di buon mattino segretari confederali e provinciali incontreranno le rappresentanti sindacali di Cvn, Thetis e Comar.

ASPETTATIVE DELUSE
Una riunione attesa, quella di ieri, ma che ha deluso le aspettative. I sindacati confidavano che dall'appuntamento fissato in Provveditorato alle Opere pubbliche uscisse qualche novità sulla ripresa dei lavori. Qualche rassicurazione sui pagamenti degli stipendi, in particolare, che consentisse di revocare lo stato di agitazione votato il mese scorso dall'assemblea dei lavoratori. Non è andata così. Soldi per tamponare la crisi non ci sono. Il concordato, con l'arrivo dei due nuovi commissari, che si aggiungono allo sblocca-cantieri, Elisabetta Spitz, e al liquidatore, Miani, ha allungato (e complicato) la catena decisionale. Il paradosso è che nonostante i 538 milioni sbloccati dal Cipess ad inizio estate, ora anche assegnati dal VII Atto aggiuntivo approvato la settimana scorsa da comitato dal Provveditorato, ancora non si riescono a pagare gli stipendi. Lo aspettano da luglio la trentina di dipendenti di Comar, per lo più tecnici addetti ai sollevamenti, ormai arrivati all'esasperazione. Mentre per il centinaio di dipendenti Thetis è stata attivato un fondo integrativo, una sorta di cassa integrazione, con paghe decurtate. E la stessa prospettiva potrebbe ora concretizzarsi anche per i dipendenti del Cvn, poco più di un centinaio.

SCIOPERO IN VISTA
Ieri Bramezza, a cui da poco è stato assegnato il compito di coordinare le questioni veneziane, ha assicurato tutto il suo impegno per far ripartire i lavori del Mose a breve, entro settembre. Ma le novità concrete che chiedevano i sindacati ancora non ci sono. Dopo oltre due ore di confronto, la capo dipartimento e Miani hanno lasciato Palazzo dei X Savi. Mentre i sindacalisti sono rimasti per discutere il da farsi. L'assemblea del mese scorso, che aveva votato per lo stato di agitazione, aveva ipotizzato uno sciopero di quattro ore in concomitanza con il primo sollevamento del Mose. Un modo per farsi sentire. L'appuntamento con il test è domani, a Malamocco, dove sono attesi anche i sub della Guardia di Finanza impegnati nell'indagine della Corte dei conti su corrosione e usura della grande opera. Oggi l'ultima decisione sullo sciopero. Resta la grande incertezza sul futuro dell'opera, stretta tra interessi e pressioni. Per uscire dal concordato e scongiurare un eventuale fallimento, serva quell'accordo tra Cvn e imprese sui debiti. Sembrava imminente, ma non è ancora pronto.
 

Ultimo aggiornamento: 17:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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