Covid hotel in ostello a Mestre: per i pazienti che devono stare in quarantena

Sabato 14 Novembre 2020 di Elisio Trevisan
Covid hotel in ostello a Mestre: per i pazienti che devono stare in quarantena

MESTRE Anche Venezia si appresta ad aprire un Covid hotel. In Comune stanno attendendo che l'Ulss concluda il percorso che ha avviato da un po' di giorni per stipulare una convenzione con una struttura in terraferma.

Da quel che circola nei corridoi di Ca' Farsetti, e che aveva accennato pure il prefetto Zappalorto nei giorni dei Defunti, l'attenzione sarebbe puntata sulle strutture ricettive di via Ca' Marcello, aperte quasi tutte (a parte l'ostello Wombat che qualche mese fa è stato chiuso e svuotato di tutti gli arredi) ma desolatamente vuote di turisti, la categoria di clienti per i quali tutti quegli edifici sono stati costruiti e dotati di 4 mila posti letto.


I Covid hotel erano già stati attivati in Italia col primo lockdown tra marzo e aprile, ed ora sono già stati aperti in alcune regioni come Lazio, Campania, Abruzzo, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Liguria (si sta definendo il contratto per una struttura), Puglia, e anche in Piemonte dove c'è un albergo a Torino convertito in Covid hotel, in Toscana, nelle Marche, mentre in Friuli Venezia Giulia la Protezione civile ha varato un bando per gli albergatori al fine di ospitare chi è in quarantena, e in Umbria sono in corso sopralluoghi per individuare gli edifici più adatti e ai cui titolari la Regione pagherà un prezzo di 20 euro al giorno a camera.


LO SCOPO

A cosa servono? Ad ospitare quei pazienti che, per le ragioni più disparate, non hanno bisogno di urgenti cure ospedaliere ma hanno bisogno di un posto dove stare a fare la quarantena; poi ci sono i pazienti che hanno avuto la polmonite e ora sono in condizioni stabili ma hanno bisogno di sottoporsi a ossigenoterapia in modo non continuativo e non ad alto flusso; infine ci sono le persone risultate positive al Covid-19 che devono stare in isolamento fiduciario e necessitano di sorveglianza sanitaria che non può essere prestata dove abitano.


La fattispecie per la quale si sta lavorando per aprire un Covid hotel nel Veneziano, a prezzi quasi simbolici che sarebbero pagati dalle stesse persone, è soprattutto quest'ultima, vale a dire per gli individui che devono stare in quarantena ma non la possono fare in casa perché, magari, ci vivono troppe persone e diventerebbe un rischio per tutti. È il caso, ad esempio, dei componenti della numerosa comunità di bengalesi venuti alla ribalta per i focolai riscontrati alla Fincantieri di Porto Marghera dove i vertici aziendali hanno più volte sostenuto che i contagi non sono da imputare ai luoghi dello stabilimento ma agli ambienti dove vivono gli operai coinvolti, tutti dipendenti delle centinaia di imprese terze che lavorano in appalto. Il secondo passo, dopo la convenzione con la struttura alberghiera, sarà dunque l'attività di sorveglianza da parte dell'Ulss che dovrà individuare i casi che hanno bisogno di essere ospitati nella struttura alberghiera in modo da evitare nuovi contagi all'interno delle mura familiari.


LA PRIMA IPOTESI

Inizialmente la Regione aveva pensato agli appartamenti liberi dell'Ater ma alla fine questa idea è stata scartata perché la maggior parte sono inagibili, senza riscaldamento e servizi funzionanti, e quindi attrezzarli per questo scopo sarebbe costato troppo e avrebbe richiesto troppo tempo a disposizione, che non c'è. La scelta, quindi, è caduta sulle strutture alberghiere, come si è fatto in altre regioni e, visto che in via Ca' Marcello ci sono edifici nuovi, attrezzati di tutto punto, e c'è pure un ostello che può essere proposto a prezzi decisamente competitivi, la ricerca si è rivolta lì.
Nel frattempo il Comune ha già da parecchio messo a disposizione dell'Ulss i mediatori culturali in grado di parlare varie lingue e soprattutto il bengalese: operano nei distretti sanitari, come in via Cappuccina, e telefonano continuamente nelle case per spiegare quali sono i comportamenti da adottare per difendersi dai contagi e per non contagiare altri.
È quasi pronto, infine, anche un opuscolo realizzato dal Comune in collaborazione con la Prefettura, tradotto in lingua bengalese, che verrà distribuito a tutti i membri della comunità: vi si trovano le istruzioni essenziali per i comportamenti da adottare e le accortezze igieniche da seguire per ridurre al minimo i pericoli di diffusione del Covid.

Ultimo aggiornamento: 11:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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