Spariti 2 milioni di metri cubi di nuovo cemento: quei 180 appezzamenti di Mestre dove non si potrà più costruire nulla

Domenica 12 Marzo 2023 di Elisio Trevisan
Spariti 2 milioni di metri cubi di nuovo cemento: quei 180 appezzamenti di Mestre dove non si potrà più costruire nulla

MESTRE - Nella terraferma mestrina ci sono centinaia di proprietari di terreni e altrettanti professionisti che stanno aspettando ormai da quattro anni di sapere che fine faranno le "aree decadute" dove non si può più costruire. Ed ora finalmente il Comune ha deciso di intervenire per risolvere la faccenda, e ha approvato la delibera che dà il via al percorso, solo che per arrivare al dunque ci vorrà almeno un altro anno e mezzo. Sono in tutto 180 appezzamenti, tra piccole realtà dove al massimo ci sta una casetta e grandi lotti dove poter costruire attività economiche o enormi complessi Peep, i famosi piani di edilizia popolare come quelli che sono stati realizzati al Pertini.


I NUMERI
Su queste 180 aree, per un totale di 694 ettari, si sarebbero potuti costruire fino a quattro anni fa 2 milioni e 58 mila metri cubi di cemento. Dal 2019, però, i Piani urbanistici di intervento (PI) sono stati definitivamente bloccati e tutti quegli spazi sono diventati "zone bianche", vale a dire una via di mezzo tra terreni agricoli e verdi, non più edificabili. È vero che parte dei proprietari ha visto come una manna dal cielo questo blocco perché, con la crisi e i tempi cambiati, non avevano più intenzione di costruire ma erano costretti a continuare a pagare l'Imu.

D'altro canto, però, ci sono privati e gruppi di investitori che hanno tutt'ora intenzione di andare avanti con i progetti per lotti di villette, palazzi, capannoni, e questi sono in attesa della risposta dal Comune tenendo in cassetto cause per danni pronte a partire se non otterranno soddisfazione. Il fatto è che le previsioni urbanistiche per oltre 2 milioni di nuovi metri cubi di cemento risalgono al 1999 quando venne approvata la Variante al Piano regolatore per la terraferma e allora si immaginava uno sviluppo enorme della città. Poi Porto Marghera, fonte di ricchezza e stipendi sicuri, ha chiuso le fabbriche e la città si è impoverita, così la popolazione ha smesso di crescere, a parte gli stranieri che per la maggior parte non hanno soldi da investire sul mattone, specie se nuovo. In questo contesto si è inserita la legge regionale 11 del 2004 (Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio), in base alla quale i piani urbanistici non ancora attuati entro cinque anni dalla loro entrata in vigore, sono decaduti. I Piani in questione risalivano al 2014, quando il commissario prefettizio Vittorio Zappalorto approvò l'ultima Variante, e il 16 novembre 2019, cinque anni dopo in base alla legge regionale, sono decaduti. Dal 2019 al 2023 sono trascorsi altri 4 anni, e solo adesso l'Amministrazione veneziana ha varato la delibera 39 del 2 marzo scorso per l'"avvio della fase di concertazione e partecipazione per la proposta di Variante al Piano degli Interventi numero 90, relativa all'adozione di una nuova disciplina urbanistica per le aree decadute". Con la nuova delibera ora, dunque, il Comune ha avviato la revisione dell'intero PI (Piano degli Interventi) che, insieme al Pat (Piano di assetto del territorio diventato operativo nel 2014), costituisce il Piano regolatore comunale. E ha avviato la nuova pianificazione delle aree di espansione o di trasformazione soggette a piani attuativi non approvati. I criteri che saranno utilizzati sono ispirati da una parte al risparmio di suolo e dall'altra alla rigenerazione urbana di quanto fa parte della città esistente, ossia del cosiddetto "consolidato". La proposta di Variante riconferma, allora, le previsioni di sviluppo dentro agli "Ambiti di urbanizzazione consolidata" e taglia praticamente tutto il resto (a parte qualche lotto per il quale la richiesta di proroga sia stata presentata dalla totalità dei proprietari) riportandolo ad aree agricole o a verde privato.


IL FUTURO
In pratica questo significa che dei 2 milioni e 58 mila nuovi metri cubi di cemento, solo 87.950 potranno essere realizzati su 110 aree distribuite in 407 ettari; e il resto, ossia 1 milione 970 mila metri cubi su 70 aree per 287 ettari (che comprendevano nuove aree commerciali e nuovi Peep o Pip, Piani per gli insediamenti produttivi), torneranno ad essere agricole o verdi. Tra i lotti "salvati" c'è quello che si affaccia sulla rotatoria della via Orlanda a San Giuliano: a fianco della concessionaria Bmw c'è un'area con due capannoni, uno vecchio ex trasporti Piccin ed ex concessionaria Ford, e uno in costruzione che diventerà una nuova concessionaria di automobili. Quell'area è anche tra le tre eccezioni previste dal nuovo Piano degli Interventi per le attività commerciali in terraferma che, approvato dalla Giunta la scorsa settimana, blocca la costruzione di una marea di nuovi medi e grandi supermercati in città. Anche l'area di San Giuliano, però, per vedere aperte le nuove attività dovrà aspettare almeno un altro anno e mezzo.

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