Marche da bollo riciclate: 2 anni alla cancelliera "infedele", in casa aveva 8mila euro in contanti

Mercoledì 7 Aprile 2021
Marche da bollo riciclate: 2 anni alla cancelliera "infedele", in casa aveva 8mila euro in contanti

VENEZIA Due patteggiamenti e un risarcimento di 17 mila euro per le marche da bollo staccate da atti giudiziari per poi essere riciclate e rivendute ad inconsapevoli avvocati. Si è concluso così il processo a carico di una cancelliera dell'ufficio Gip del Tribunale di Venezia, accusata di peculato e autoriciclaggio in concorso con una storica segretaria della Camera penale veneziana. 
La prima, Concetta Marramao, detta Tina, è uscita dall'inchiesta chiedendo e ottenendo l'applicazione di due anni di reclusione con la sospensione condizionale della pena. Non è stata sospesa, invece, la sanzione accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per la durata di 6 anni, a seguito della quale il ministero della Giustizia potrebbe decidere di licenziarla. Attualmente la cancelliera è sospesa dal lavoro sulla base di una misura cautelare che l'ha interdetta dall'attività in Tribunale.
La seconda, Marisa Volpin, nel frattempo andata in pensione dalla Camera penale, ha invece patteggiato la pena di un anno e sei mesi, con la concessione della sospensione condizionale, versando 5 mila euro di risarcimento. Per poter patteggiare Marramao ha invece messo a disposizione 4mila euro, che si aggiungono ai circa 8mila che le furono sequestrati in contanti a casa durante la perquisizione a cui sottoposta lo scorso anno, quando le forze dell'ordine entrarono in azione dopo mesi di controlli a distanza attraverso una videocamera nascosta all'interno della cancelleria nella quale prestava servizio. La difesa delle due imputate è rappresentata dall'avvocatessa Roberta Carraro per Marramao e Renato Alberini per Volpin.
TELECAMERA NASCOSTA
Il caso scoppiò nell'estate dello scorso anno, dopo la segnalazione di un collega della Marramao, il quale si era accorto di alcune anomalie. Per mesi la polizia ha osservato il comportamento della cancelliera, la quale si recava al lavoro di primo mattino e, prima che arrivassero i colleghi, provvedeva a staccare le marche da bollo da documenti già archiviati. Gli investigatori decisero di intervenire in occasione di un incontro tra la cancelliera e la segretaria della Camera penale sequestrando alcune marche da bollo che la prima stava vendendo alla seconda. Nel corso dell'interrogatorio tenutosi quando fu applicata la sospensione dal lavoro, Marramao ha ammesso gli addebiti.
Nessuno tra gli avvocati si era accorto di nulla in quanto le copie degli atti vengono fatte normalmente proprio dalla segreteria della Camera penale, che provvede per loro conto ad attaccare le marche da bollo che dovevano essere acquistate in tabaccheria.

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