Truffa delle "Torri" di Jesolo, Bordin indagato con la moglie: «Io preoccupato? Per nulla»

Giovedì 18 Marzo 2021 di Paolo Calia
Le torri di Jesolo al centro del caso

TREVISO - Fabio Bordin, con la moglie Sonia Miatton titolare fino al 2019 del ristorante Basilico 13 di piazza San Vito, ha il tono tranquillo di chi sa mantenere sangue freddo in qualsiasi situazione. Risponde al telefono con grande calma, per nulla impressionato dalle accuse di truffa e auto-riciclaggio che arrivano da Jesolo per aver raggirato vari compratori interessati ad appartamenti in una torre mai costruita: «Se sono preoccupato? Per nulla - risponde - non sono preoccupato, anzi mi trova mentre mi sto dedicando ad altre cose. Per il resto non faccio dichiarazioni e non intendo parlare di questa vicenda».
LA PENSIONATA
Calma assoluta insomma. La stessa che ha palesato a fine gennaio quando il pasticcio della torre annunciata come gioiello dell'architettura green, ha cominciato a prendere forma per via della denuncia fatta da una pensionata di Mestre che aveva deciso di investire i suoi risparmi in una casa al mare, comoda e facilmente raggiungibile. Come altri, secondo quanto afferma la Procura della Repubblica di Venezia in base ai risultati delle indagini svolte dalla Guardia di Finanza, la donna avrebbe sottoscritto un contratto di fidejussione di 155.356 euro per l'acquisto di un appartamento mai costruito. Motivo? Il terreno in via Don Guerrino Bortolin a Jesolo dove sarebbe dovuta sorgere la torre di 14 piani, non è mai stato di proprietà della società Mia.Re. srl gestita dalla moglie Sonia Miatton di Bordin. E, a fine gennaio lo stesso Bordin, rappresentante della società Urban Bio che aveva realizzato il progetto, diceva: «L'intervento della torre non è partito perché c'è un contenzioso che dura da un anno e mezzo con i proprietari del terreno. Mi spiace per chi ha versato gli anticipi, dipendesse da noi avvieremo i lavori già ora».
GLI APPROFONDIMENTI
I finanzieri della Fiamme gialle hanno però dovuto districare un caso complicato, scandito da fidejssuoni, anticipi e caparre pagati per immobili esistenti solo sulla carta e da contratti apparentemente fasulli. La coppia Bordin-Miatton è così finita nel mirino. E il 20 febbraio scorso le Fiamme gialle si sono presentate nella loro abitazione di via Margherita a Treviso per una perquisizione. Tra le cose trovate c'è anche pc di Bordin dove, come si legge nella richiesta di sequestro preventivo firmata dalla procura veneziana venivano rinvenuti i files in formato word delle fidejussioni in esame, liberamente integrabili con i dati e le firme delle parti, inclusa quella della Sace Gruppo cdp (un'assicurazione ndr) ed esportabili in formato Pdf. Per la Guardia di finanza le firme e i timbri - incluso il logo Sace Br spa - potevano essere apposte a piacimento nel files nella disponibilità degli indagati prima di stampare le false polizze fidejussorie. A difendere la coppia è l'avvocato padovano Ernesto De Toni. Sono quattro le querele che hanno fatto scattare l'indagine, tre arrivate dal veneziano e una dal bellunese, molti invece hanno preferito non fare nulla. Per la Finanza questo dettaglio ha però poca importanza: Nè rileva in questa sede la circostanza che solo alcuni degli acquirenti abbiano presentato querela, precisa la relazione. Facendo notare che per altri importi superiori ai 100mila euro, versati sempre per gli appartamenti fantasma, si è proceduto alla contestazione pur in assenza di querela.
LE ACCUSE
Tirando le conclusioni Guardia di finanza e procura veneziana, dopo aver esaminato tutta la documentazione bancaria, rilevano come la trevigiana Mi.Re abbia incassato somme per un milione e 328.756 euro da soggetti privati per la realizzazione di due complessi immobiliari a Jesolo, ovvero la torre Greenery Residence previsto in via Pordenone le Cross Lam Tower in via Don Guerrino Bertolin. Immobili non solo mai costruiti ma di cui la Mi.Re non è nemmeno mai divenuta proprietaria dei terreni sui quali la loro edificazione era prevista, appezzamenti ceduti dai legittimi proprietari ad altri privati dove che le trattative con i trevigiani non avevano portato nulla di fatto. Ma questo, secondo l'accusa, non ha mai fermato la stipula di contratti di vendita. Infine gli investigatori parlano di stratagemmi truffaldini che si spingono fino alla vera e propria contraffazione di atti.
Paolo Calia
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 10:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci