L'incubo dell'albergatore: «Per colpa dell'Iban, hotel da un anno senza indennizzi»

Domenica 7 Marzo 2021 di Tomaso Borzomì
Riccardo Tomasutti, titolare dell'hotel Centauro
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VENEZIA «Sembra impossibile eppure è così». Inizia così il post su Facebook di Riccardo Tomasutti, imprenditore che assieme al fratello possiede l'hotel Centauro a Venezia. Dall'inizio della pandemia i due fratelli Tomasutti, a causa di un errore di battitura dell'Iban, non hanno ancora ricevuto un euro di ristoro. Niente accrediti per il primo provvedimento, niente accrediti dal secondo. Eppure, che gli hotel veneziani siano in crisi è evidente: «Troviamo ancora la forza di sorridere, ma invece è una storia drammatica», attacca l'imprenditore. Tomasutti ripercorre le tappe di quello che appare sempre di più un incubo: «Tutto nasce dal decreto aprile, passano i mesi, arriviamo a luglio e non si è visto il becco di un quattrino.

Ho commesso un errore nella comunicazione dell'Iban, ma già ad agosto abbiamo presentato istanza di chiarimento».

E così, dopo il periodo di crisi, le cose non migliorano. Tomasutti racconta il funzionamento del settore: «Tutte le aziende alberghiere arrivano ad aprile con un consistente passivo creato nel periodo tra novembre e marzo. Nel 2019 e ad inizio 2020, con l'aqua granda, si è lavorato di facciata per pagare gli stipendi, ma senza guadagno, quasi rimettendoci». Mentre dopo il settore recupera: «Da aprile si riparte con la stagione, ma nel 2020 il lockdown ha interrotto tutto, con in più un considerevole passivo in eredità». Il ricorso naturale per salvare le aziende è stato l'affidarsi ai prestiti: «Le aziende si sono affidate alle banche non per allargarsi, o investire, ma per sostenere l'attività. E tutto questo anche a causa dei mancati ristori».

Tomasutti offre una considerazione anche sulla quantità dei fondi in arrivo: «Sebbene si tratti di elemosina, almeno quella, che lo Stato la eroghi. Invece passano i mesi, agosto, settembre, ottobre, arriva l'avviso del ristori bis, ma ancora non arriva nemmeno un centesimo». Quindi la nuova chiusura: «A ottobre ci dicono di chiudere ancora, così si interrompono ancora i flussi in entrata, ma quelli in uscita non si fermano». Ancora una volta, l'imprenditore chiede lumi all'Agenzia delle entrate: «Dopo alcune insistenze ci dicono che questo errore di imputazione si sarebbe potuto correggere solo da gennaio 2021, con l'arrivo di un nuovo software, e di conseguenza far arrivare il pagamento. Ma non si sa quando la tesoreria pagherà». Tomasutti racconta di fatturati contratti dell'80%: «Il 20% vale a malapena il costo dell'affitto, ma tutto il resto?». Ecco quindi che ritorna il problema dei capitali dubbi: «Il primo ad occuparsi di questo dovrebbe essere lo Stato, quel poco che ci può dare, ce lo faccia avere. Possibile che nel 2021 non si riesca a cambiare un Iban? Se ci sono persone non patrimonialmente solide, senza un minimo di riserve, giocoforza i soldi strani avranno la meglio e saranno dirottati nel nostro settore». 

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