Turismo e Covid. «Hotel aperti a maggio? Venezia non è Jesolo»

Venerdì 16 Aprile 2021 di Tomaso Borzomì
Turismo e Covid. «Hotel aperti a maggio? Venezia non è Jesolo»
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VENEZIA - Il presidente dell'Ava (associazione veneziana albergatori) Vittorio Bonacini prende con le pinze la possibilità di aprire gli hotel già da maggio, a dispetto delle indicazioni auspicate dal Comune e dagli scenari nazionali per il turismo. E a dispetto di quanto avviene sulle spiagge, dove a differenza di Venezia le prenotazioni fioccano. Un cauto realismo, più che una visione pessimistica, come lo definisce lui, che fa a pugni anche con i colleghi del litorale. «È inutile che ci facciamo illusioni - esordisce - La realtà è molto semplice, la scelta Pronti via lascia perplessi. E poi che ci sono realtà territoriali, mi richiamo a Jesolo, dove si continuano a fare dichiarazioni quantomai inopportune e assai strane». 


Cioè?
«Non hanno bisogno di niente, hanno dati superiori alla media degli scorsi anni: bene, siamo felici, vorrà dire che generosamente e spontaneamente devolveranno i loro contributi alle città d'arte e alle altre realtà territoriali meno baciate dalla fortuna.

Cosa vuole che le dica, avranno imprenditori più abili che nel resto d'Italia». 


A Venezia invece la situazione è diversa? 
«Dobbiamo capire che gli hotel, con tutto il rispetto, non sono negozi dove si tira su la serranda. Per mettersi in moto servono almeno 45-60 giorni. E poi c'è tutto il meccanismo di prenotazioni, sanificazioni, personale, siamo felici che il sindaco sia sereno, ci attendiamo di condividere con lui questa gioia. Ma non penso che sia così rapida». 


Quali sono le maggiori criticità?
«Abbiamo poche prenotazioni, molte sono sotto budget, le tariffe sono molto poco concorrenziali, basta vedere i vari siti. Capisco che il Comune stia cercando di infondere serenità, fiducia e sicurezza, ma dobbiamo anche essere obiettivi». 


E quindi?
«Finché il muro vaccinale non sarà abbattuto è prematuro inventarci qualcosa. I bacini di utenza principali sono gli extra Europa, finché le compagnie aeree non torneranno a viaggiare regolarmente, con un flusso di un certo tipo, tutto il resto è irrilevante». 


La prossimità non è sufficiente?
«Austria, Francia e Svizzera sappiamo in che situazione versano. Oltre ad Astrazeneca anche Johnson e Johnson è in stand by. Cosa ci sia di positivo in tutto questo, onestamente fatico a vederlo». 


Pessimista?
«No, diciamo che nutro un cauto realismo. Fortunatamente a Venezia abbiamo motori straordinari come Biennale, Fenice, Ca' Foscari. Però i contributi non si pagano con la presenza, piuttosto con un sistema. Ingolfare persone non vuol dire supportare i costi di gestione. È indubbio che siamo insoddisfatti delle misure governative verso Venezia, Roma e Firenze». 


Un discorso che si protrae da tempo. 
«Sì, però non vogliamo fare la corsa a chi è più sfortunato, piuttosto fotografare una situazione da cui trarre una riflessione. C'è stato un minimo di ripresa per i colleghi costieri, ma il vero dramma è per le città d'arte. Per non parlare di Venezia, che si è fermata il 12 novembre 2019».


Dal punto di vista della comunicazione vi siete dati da fare, c'è qualcosa che chiede al Comune?
«Un ufficio stampa internazionale, con una comunicazione di livello, adeguata. Ci è sempre stato garantito, ma ad oggi». 


Con che soldi potrebbe esser sostenuto? 
«I 31 milioni di euro della tassa di soggiorno che incassava. È ovvio che nel momento in cui Comune e Regione non riescono a metter in campo una serie di paradigmi per comunicare a respiro intercontinentale, dobbiamo immaginarci qualcosa, non possiamo rassegnarci al silenzio totale. E poi chiediamo di essere più ascoltati». 


Oltre a questo, c'è altro da cambiare?
«La mentalità. Dobbiamo cambiare il modo di concepire il turismo. Il mordi e fuggi o pendolarismo selvaggio non è più tollerabile per la nostra città. Lo spremi spremi è una maledizione che non sarebbe mai dovuta esistere, ci sono rendite di posizione a livelli di immoralità».

Ultimo aggiornamento: 10:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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