Graffiti, la storia scritta sulle pietre di Venezia

Venerdì 29 Aprile 2022 di Tiziano Graziottin
Desi Maragon e Alberto Toso Fei

VENEZIA - Cronache veneziane affidate ai muri della città, scritte e disegni consegnati a messaggeri immobili e fedeli che hanno scavallato i secoli per arrivare fino a noi sottraendosi alla notte del tempo. In ogni epoca e ad ogni latitudine gli autori di graffiti hanno depositato memorie che si sono andate disvelando come testimonianze preziose di un momento storico, di una passione civile o personale, di un'urgenza da consegnare alla collettività. Espressione di un sentire popolare - talvolta di un'arte - tramandato usando marmi dei ricchi e mattoni dei poveri come mezzo di trasporto per esprimere un'emozione o incidere su pietra un fatto o una storia. E di suggestioni ne veicola molte il titanico lavoro di Alberto Toso Fei e Desi Marangon I Graffiti di Venezia - cinquecento anni di storia scritti sulle pietre della città, che con una ricerca lunga un lustro hanno scandagliato ogni anfratto del centro storico di Venezia, isole comprese, individuando cinquemila immagini, di carattere pittorico oppure a graffio, realizzate dal 1400 fino alla prima metà del secolo scorso.

Muri che parlano e raccontano: il grande freddo di un inverno del 1700, la gioia dei supporters per l'elezione di un doge, la scena agghiacciante di un'esecuzione capitale.


IL SENTIRE POPOLARE
«Dobbiamo partire dalla premessa - esordisce Alberto Toso Fei davanti a un disegno di sorprendente eleganza inciso sul portale di palazzo Ca' Raspi a San Polo - che all'epoca, in assenza di giornali e mezzi di comunicazione alla portata di tutti, la gente esprimeva il proprio sentire ad ogni angolo di strada. Era prassi comune e, a quanto pare, concessa dai nobili veneziani che, probabilmente si limitavano a cancellare soltanto offese e sconcezze capaci di innescare ritorsioni e disordini». Qualcosa è sfuggito fortunatamente alla censura, come un sorprendente mona chi legge tracciato in pieno Settecento che inevitabilmente strappa un sorriso. «Autori sconosciuti, ma con evidenti doti artistiche - prosegue Toso Fei - trascorrevano le ore incidendo paesaggi, maestosi velieri, gondole e animali, fotografando su pietra ciò che vedevano passare davanti ai loro occhi, persino una pantegana in zona San Felice». Frequenti, per dire, le trie disegnate nei luoghi di sosta, dai gondolieri in attesa come da chi stazionava vicino alla panchina d'entrata di Palazzo Ducale.


CRONACHE DAL PASSATO
Una ricognizione di pietra originale e sorprendente, anche per chi - comunque a torto - pensa di sapere tutto su Venezia. Un percorso che porta a storie di marineria che la città respira in ogni angolo (straordinaria la varietà di navi e barche impresse sui marmi), leggende, esultanze del momento e preoccupazioni di una vita (la peste sempre incombente dai teschi incisi e allontanata da croci e simboli religiosi apposti su tanti ingressi), espressioni del lavoro e del commercio (i mercanti tedeschi ad esempio hanno tappezzato di marchi il loro Fontego).
«È stato un lavoro avventuroso ma anche di enormi soddisfazioni - osservano all'unisono Toso Fei e Desi Marangon, l'epigrafista che ha dato un contributo decisivo alla ricerca con le sue competenze - senza trascurare nulla, infilandosi in ogni pertugio, con la collaborazione dei proprietari ma anche con un pizzico di follia cogliendo l'occasione di un cancello aperto. Siamo stati molto in giro anche di notte, quando illuminando i palazzi con le torce paradossalmente risulta più facile individuare un'iscrizione che la luce del giorno tende ad appiattire. Nelle nostre escursioni notturne siamo perfino stati scambiati per malintenzionati, per fortuna la presenza di Desi contribuiva a chiarire abbastanza rapidamente la situazione. Alla fine abbiamo individuato cinquemila tra scritte e disegni, selezionandone per il nostro progetto storico-editoriale circa 500».


MANO D'ARTISTA
Testimonianze di estremo interesse storico ma in molti casi apprezzabili anche sotto l'aspetto artistico. «Questo nostro lavoro di catalogazione - osserva Toso Fei - servirà anche a evitare che siano ricoperte da nuovi interventi edilizi, come purtroppo è successo anche in tempi recenti: clamoroso il caso delle figure sul portale della Scuola grande di San Marco, con una difesa in extremis fortunatamente andata a buon fine».
Certo bisogna ammirarle sul campo, queste incisioni e questi disegni - spesso di difficile resa fotografica - segretamente sparsi tra calli e campi ma numerosi anche a San Marco (vedi le scritte su tante colonne delle Procuratie Nuove o su quelle davanti a palazzo Ducale, generalmente dei tifosi dei vari dogi) per apprezzarne la singolarità, e vien da pensare che una volta pubblicato il volume (imminente l'uscita per Linea d'Acqua) di Toso Fei e Marangon tanti veneziani non resisteranno alla tentazione di andare subito in tour per vedere almeno i più significativi. Non è un caso che non appena sui social sono stati postati alcuni di questi graffiti il riscontro d'interesse e curiosità sia stato immediato. «È stata una ricerca faticosa ma tanto, tanto emozionante - ribadisce Toso Fei - con la consapevolezza di fare qualcosa di totalmente nuovo e inedito visto che sui graffiti a Venezia c'erano stati pochissimi lavori dedicati solo ai più noti. Spesso si è trattato di scoperte dall'inizio alla fine perchè tante incisioni in un primo momento sfuggono a una prima ricognizione, le cogli solo dopo esserci passato e ripassato davanti. Ogni volta che io e Desi ne abbiamo trovata una di nuova e magari particolare c'è stata un'esultanza quasi da ragazzini... Poi si apriva il problema dell'interpretazione, e qui spesso è stato decisivo in contesti particolari il contributo di esperti (tra gli altri Lara Pavanetto, Giorgio Crovato, Raffaele Dessì, Mauro Bondioli, Sinisa Reberski) per decrittare simboli o codici in prima battuta totalmente misteriosi, anche in lingue antiche o straniere. Ma quando siamo arrivati a trovare una chiave e una datazione certa, beh è stata una sensazione da togliere il fiato». C'era un'anima di Venezia che chiedeva di riemergere dal passato: è stata liberata.
 

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