SPINEA - Una frase, una battuta che per lui è stata «una provocazione». Questo ha fatto scattare nella sua testa la violenza cieca. Lo ha raccontato Alexandru Ianosi, 35 anni, romeno, saldatore della Piping System di Mirano, accusato di aver ucciso la sua compagna Lilia Patranjel (40 anni) nel salotto del loro appartamento a Spinea, in via Mantegna, nel quartiere Graspo de Ua, nella notte tra il 22 e il 23 settembre. Nelle scorse settimane Iaonosi, assistito dal suo avvocato Francesco Neri nardi, si è fatto interrogare dal sostituto procuratore Alessia Tavarnesi e per la prima volta ha parlato dell’omicidio della sua compagna.
LA CONFESSIONE
IL FATTO E LA PUNIZIONE
La sera del 22 settembre Lilia Patranjel aveva preso il coraggio a due mani per dire al suo compagno che l’avrebbe lasciato, stanca delle violenze che lei aveva denunciato, salvo poi ritirare la querela e bloccare l’iter giudiziario. L’uomo aveva reagito con violenza scagliandosi contro di lei con un coltello da cucina e tentando di ferirla il più vicino al cuore, nel salotto della loro casa, dove Lilia è stata uccisa attorno a mezzanotte. «Non capisco perché l’ho fatto, sono semplicemente devastato dai sensi di colpa. Dopo averla uccisa ho un vuoto di memoria, sono svenuto» aveva detto entrando in carcere, dopo essersi avvalso davanti ai carabinieri, chiamati alle 5: «Venitemi a prendere, ho ucciso la mia compagna». Poi in carcere la decisione di piantarsi un manico di scopa in un occhio per punirsi. E ora - mentre sta seguendo un percorso di aiuto in cella - la piena confessione.
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