Delitto di Spinea, Alexandru confessa: «Lilia mi ha provocato e l’ho accoltellata a morte»

Mercoledì 18 Gennaio 2023 di Nicola Munaro
SPINEA La zona dove è avvenuta la tragedia. Nella foto in alto un’immagine della coppia

SPINEA - Una frase, una battuta che per lui è stata «una provocazione». Questo ha fatto scattare nella sua testa la violenza cieca. Lo ha raccontato Alexandru Ianosi, 35 anni, romeno, saldatore della Piping System di Mirano, accusato di aver ucciso la sua compagna Lilia Patranjel (40 anni) nel salotto del loro appartamento a Spinea, in via Mantegna, nel quartiere Graspo de Ua, nella notte tra il 22 e il 23 settembre.

Nelle scorse settimane Iaonosi, assistito dal suo avvocato Francesco Neri nardi, si è fatto interrogare dal sostituto procuratore Alessia Tavarnesi e per la prima volta ha parlato dell’omicidio della sua compagna.


LA CONFESSIONE
Il trentacinquenne, con confusione, ha confessato di aver ucciso la sua compagna al culmine di una litigata nata nella serata. Non ha mai parlato di un altro uomo nella loro relazione, ma ha detto che i rapporti erano tesi. Quella sera - ha ammesso - una frase detta da Lilia gli avrebbe fatto perdere la testa. Al pm che conduce le indagini ha detto di non «averci più visto», di aver preso un coltello dalla cucina e di averla colpita. Tante coltellate date con violenza, fino quasi a staccarle un braccio: sulle mani e sulle braccia Lilia aveva ferite da taglio, segno che si era difesa. Due, secondo l’autopsia, le ferite mortali inferte tra l’addome e il torace, oltre ad un numero non meglio quantificato di ferite di striscio sulla parte superiore del corpo. Con l’interrogatorio e la confessione di Ianosi - che non aveva mai rilasciato dichiarazioni, né ai carabinieri durante l’arresto né al giudice per le indagini preliminari nel corso dell’udienza di convalida - l’inchiesta si avvia alla conclusione: resta in piedi solo un accertamento bancario per un viaggio che la coppia avrebbe dovuto fare insieme.


IL FATTO E LA PUNIZIONE
La sera del 22 settembre Lilia Patranjel aveva preso il coraggio a due mani per dire al suo compagno che l’avrebbe lasciato, stanca delle violenze che lei aveva denunciato, salvo poi ritirare la querela e bloccare l’iter giudiziario. L’uomo aveva reagito con violenza scagliandosi contro di lei con un coltello da cucina e tentando di ferirla il più vicino al cuore, nel salotto della loro casa, dove Lilia è stata uccisa attorno a mezzanotte. «Non capisco perché l’ho fatto, sono semplicemente devastato dai sensi di colpa. Dopo averla uccisa ho un vuoto di memoria, sono svenuto» aveva detto entrando in carcere, dopo essersi avvalso davanti ai carabinieri, chiamati alle 5: «Venitemi a prendere, ho ucciso la mia compagna». Poi in carcere la decisione di piantarsi un manico di scopa in un occhio per punirsi. E ora - mentre sta seguendo un percorso di aiuto in cella - la piena confessione.
 

Ultimo aggiornamento: 07:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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