L'astrofisica-manager dalle mongolfiere all'autogiro: «Mio il record mondiale, 8.399 metri a meno 50 gradi»

Sabato 11 Febbraio 2023 di Angela Pederiva
Donatella Ricci

Da piccola sognava di toccare le stelle. «Così sono diventata un'astrofisica», sorride Donatella Ricci, romana di nascita e veneziana di adozione, come se fosse un gioco arrivare ad essere in Leonardo (ex Finmeccanica) program manager dell'operazione multinazionale NH90, l'elicottero che con 470 unità è in servizio per le forze armate di tutto il mondo.

Quella bambina è diventata una professionista di 59 anni e non ha mai smesso di amare il cielo, tanto da solcarlo ai comandi prima della mongolfiera e poi dell'autogiro, inanellando imprese e primati, ma anche responsabilità come presidente dell'associazione "Donne dell'aria" e istruttrice nella sua "Università del Volo da diporto sportivo".


LA PASSIONE
All'inizio era stata La Sapienza, con la laurea e il dottorato. «Ma non in una materia umanistica come avrebbe voluto la mia famiglia racconta Ricci perché la mia passione era un'altra, al punto che per il mio diciottesimo compleanno mi ero fatta regalare un bel telescopio. In quel settore all'epoca non c'erano tante ragazze, così ho iniziato subito a scardinare i pregiudizi, come poi è successo pure nel volo. Una battaglia vinta, anche nel lavoro, che fin dal 1996 in Finmeccanica-Leonardo mi ha dato tante soddisfazioni in diversi settori: prima a Roma con i satelliti, poi a Ronchi dei Legionari con i simulatori di volo, da una decina d'anni a Tessera con gli elicotteri. Ora mi occupo di ammodernamento, in particolare per le parti elettroniche. Una sfida stimolante, visto che sono coinvolte le industrie di quattro Paesi come Italia, Francia, Germania e Olanda».
Di pari passo con la carriera a terra, è cresciuto pure l'hobby in quota. Alta, altissima: «Nel 2000 ho cominciato per caso a fare il giudice nelle gare di mongolfiera, dove vince la precisione del pilota nel centrare il bersaglio indicato lanciando un sacchetto con 30 grammi di riso e una lunga coda. Sono rimasta così affascinata dal pallone aerostatico che dopo un paio d'anni ho deciso di comprarmene uno. Non potrò mai dimenticare il primo atterraggio. Chiedo al pilota che mi precede se il campo è ok, ma non mi risponde, allora comincio la discesa, finché sento un urlo in radio: "Merda!" Era proprio letame... e la mia mongolfiera era bianca». Donatella ci ride ancora su. «Non mi sono mai fatta male, basta usare la testa. Sono diventata la prima presidente donna della Federazione italiana mongolfiere, sono stata campionessa italiana e sono direttore di gara al raduno internazionale di Mondovì all'Epifania. Ma è un mezzo faticoso: occorre alzarsi presto alla mattina perché non deve fare troppo caldo, inoltre è necessario caricare sul carrello dell'auto il peso dell'involucro da racchiudere in una grande sacca e delle bombole di gas da posizionare nella cesta di vimini. Così con il tempo mi sono avvicinata al volo a motore e all'autogiro».


IL PRIMATO
Spiega l'esperta: «Si tratta di un aeromobile leggero ad ala rotante. Insomma, qualcosa a metà tra un elicottero e un aereo, ma con costi di gestione più bassi mantenendo parametri di sicurezza elevati. Se si pianta il motore, sull'elicottero bisogna entrare in quella che si chiama autorotazione e staccare l'aggancio delle pale dal motore, sull'aereo è necessario trovare una striscia di terreno in cui planare. Invece l'autogiro, che è sempre in autorotazione, in caso di emergenza può fermarsi in un metro. A bordo ci si sta in due, pilota e passeggero, l'uno davanti e l'altro dietro. Personalmente lo chiamo "la moto dell'aria", perché non c'è alcuna cabina di protezione, tant'è vero che il contatto con l'aria e l'ambiente è impressionante. In aggiunta il nostro volo è autorizzato a volare solo con tempo buono, quindi niente uscita con la nebbia e rientro prima del tramonto, con atterraggio anche su un semplice campo. Ad una velocità di crociera di 140-160 chilometri all'ora, vado da Venezia a Milano in poco meno di due ore».
È con l'autogiro che Ricci ha conseguito in Veneto il record mondiale di quota che detiene tuttora: 8.399 metri, equivalenti a 27.556 piedi. «Una cifra impressionante, se pensiamo che i grossi elicotteri si fermano in genere a 20.000. Ci ho lavorato un anno e ne ho scritto un libro, con la prefazione di Samantha Cristoforetti, che è una mia cara amica. Per riuscirci sono partita da zero, costruendomi tutto dal punto di vista documentale e logistico, imparando piano piano la gestione dell'ossigeno e la protezione del corpo, dato che sono arrivata a temperature fino a meno 50 gradi... Ho iniziato a fare i voli ad agosto del 2015, sostenendo le prove ogni fine settimana, finché il 9 novembre sono stata in grado di superare del 3% il primato precedente, come certificato da uno speciale gps arrivato dalla Germania».


L'UNIVERSITÀ
Insieme al compagno Erich Kustatscher, Donatella ha aperto una scuola di volo alle porte di San Donà di Piave. «È meraviglioso decollare da Caposile, in un attimo si arriva sopra la laguna di Venezia. All'interno della nostra scuola di volo "Università del Vds" abbiamo un aereo, un elicottero e un autogiro. Quest'ultimo a Nordest è ancora poco conosciuto, però diversi ragazzi ne sono entusiasti, perché ne hanno compreso il fascino». Ma com'è il mondo visto dall'alto? «Lassù si sta in una dimensione che supera qualunque limite, tanto che non si vedono i confini. E dai tempi della mongolfiera mi porto dietro una sensazione meravigliosa: volare significa staccare l'ombra da terra e lasciare i problemi giù. Non è solo la geografia che sembra cambiare sotto i nostri occhi, a mutare è anche il nostro modo di vedere le cose della vita».
 

Ultimo aggiornamento: 16:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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