Ospedale di Dolo, con il nuovo primario arrivano 4 urologhe in sala operatoria: «Non è più cosa da uomini»

Sabato 15 Aprile 2023 di e.t.
Ospedale di Dolo, con il nuovo primario arrivano 4 urologhe in sala operatoria: «Non è più cosa da uomini»

DOLO - Tre anni fa i reparti di Urologia dell'Ulss 3 stavano andando a fondo, con primari verso la pensione e staff medici ridotti all'osso. Un po' alla volta sono rinati, e all'ospedale di Dolo la squadra del nuovo primario Agostino Meneghini, arrivato il primo settembre 2022, è "rosa": quattro urologhe e cinque colleghi maschi, ed entro luglio l'organico verrà completato con uno specializzando di Padova e un'altra urologa.

Il dottor Meneghini aveva guidato il reparto di Adria per 14 anni prima di approdare a Dolo dove ha fatto una scelta innovativa di genere, anche se è più il numero che fa impressione.

4 UROLOGHE

«La nostra specialità non è più una cosa da uomini, la riluttanza nel farsi visitare da una donna si trova ancora solo in qualche anziano ma è ormai un retaggio del passato - afferma il primario - Una donna porta anche nel lavoro tutta la sua sensibilità e in tante cose sono più brave di noi, in generale le donne chirurgo hanno più grinta e determinazione degli uomini. Non sono arriviste e carrieriste ma eseguono fino in fondo il compito che gli viene affidato». L'ultima arrivata nel gruppo creato dal primario Agostino Meneghini è Anna Congregalli, che si è unita agli altri otto il mese scorso. «Aveva lavorato con me in anni passati, poi era stata a Pordenone, e a Venezia con il primario Claudio Milani e infine è tornata con me a Dolo grazie a una mobilità interna all'Azienda». Anna Congregalli, assieme a Francesca Gigli, Gianna Pace e Lisa Pola sono impegnate sul campo e tutte e quattro sono chirurghe.

«In Urologia a Dolo siamo in quattro ad avere più di 60 anni, quattro zii e un altro che è un po' più giovane. Ad un certo punto ho detto ragazzi, è inutile che continuiamo ad operare, concentriamoci sulle ragazze, facciamole crescere, altrimenti il reparto muore. È un rischio ma sono uno che non ha paura, e questa iniziativa ingenera un volano positivo: la chirurgia necessità molto di gratificazione professionale, a volte anche con severità, spiegando come e perché si deve fare in modo diverso, stimolando, mettendo a disposizione la propria esperienza, e così le facciamo lavorare in sicurezza. E, prese come collettivo, praticamente fanno quasi tutto: oncologia, tecnica robotica, calcolosi, chirurgia della prostata e via di seguito».

Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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