MESTRE - La Spoon River di Mestre è una mappa, aggiornata e affissa pochi giorni fa alle porte del cimitero, sulle pareti dell'obitorio di via Santa Maria dei Battuti. Un omaggio - che cade in occasione della celebrazione dei defunti - alle sepolture illustri di persone note per la loro attività, che hanno lasciato traccia del loro passaggio nella toponomastica, e non solo, della città.
Come Domenico Toniolo, l'imprenditore promotore di tanti edifici della Mestre del primo Novecento, o don Francesco Brazzalotto, l'arciprete cui si deve la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio a Carpenedo. Ma fra le decine di tombe illustri indicate nella mappa, e facilmente raggiungibili per chi abbia un po' di tempo, ci sono anche nomi storicamente più vicini a noi, come quelli dell'on. Gianni Pellicani e del collega Costante Degan, di monsignor Valentino Vecchi e di don Franco De Pieri (sepolto fianco a fianco, con il secondo che idealmente s'inchina alla tomba del suo maestro), fino all'architetto Gianni Caprioglio, scomparso improvvisamente pochi mesi fa. Per non parlare di Matteo Vanzan, il militare morto nell'attacco di Nassiriya in Iraq, che riposa a poche centinaia di metri dalla storica caserma Matter dei lagunari.
Alla base dell'opera c'è una ricerca d'archivio resa più complessa dalla difficoltà di accedere ai documenti conservati nell'edificio comunale al rione Pertini.
«Da tempo - prosegue il presidente del Centro studi storici - chiediamo che l'archivio comunale sia posto in centro, assieme a un museo della città che al momento non esiste». Per adesso, accontentiamoci delle testimonianze dei cittadini che hanno fatto la storia della città, in tutti i campi: dal sindaco Napoleone Ticozzi al partigiano Erminio Ferretto, dallo scultore Alberto Viani all'avvocato Piero Bergamo, fino al manager musicale Tony Tasinato e a Lucio Quarantotto, che da Mestre ha fatto cantare il mondo.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout