Coronavirus, quinto giorno consecutivo senza decessi nel Veneziano

Martedì 23 Giugno 2020 di Nicola Munaro
L'ospedale di Dolo
Ripercorrere l’ultima settimana dell’era coronavirus è raccontare un mare calmo, abbandonato dalle onde che giorno dopo giorno, per quattro mesi, hanno dato vita ad una pandemia come mai - nella storia recente - era stata vista. Così il bollettino regionale che alle 17 di ieri chiudeva di fatto il quarto mese di Covid nel Veneziano, portava in dote un solo nuovo contagio e una diminuzione costante di tutti gli altri parametri. Tutto cominciava all’1.30 del 22 febbraio, quando Venezia rialzava la testa con il Carnevale. In quelle ore il tampone positivo di Mario Veronese, pensionato di Oriago di Mira, primo contagiato da coronavirus nel Veneziano e poi primo morto Covid dell’area metropolitana veneziana (l’1 marzo all’ospedale di Padova) dipingeva in volto la paura ai veneziani. Quattro mesi dopo i casi totali sono 2.681, gli attualmente positivi 70, i guariti 2.313 e 84 le persone in isolamento. Quattro i ricoverati, tutti nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale Covid di Dolo e 298 i veneziani deceduti. È stato un contagio a due velocità quello di Covid-19 nei 44 comuni della Città Metropolitana. Numeri che sembravano già di per sé impressionanti il 22 marzo, a un mese dallo scoppio della pandemia, avevano assunto dimensioni ben peggiori nella terza settimana di aprile. Il 21 marzo, un mese dopo l’arrivo del virus nel veneziano, il bollettino di Azienda Zero dava notizia di 685 casi totali di persone contagiate, di 210 ricoveri (54 dei quali nelle Terapie Intensive) e 29 veneziani deceduti. A distanza di un mese da quel primo traguardo il numero delle persone contagiate dal nemico invisibile si era più che triplicato. Quello che si era dipanato tra il 22 marzo e il 22 aprile è stato il mese terribile del Veneziano. Per due volte i numeri di nuovi contagi avevano superato la soglia di 130 tamponi positivi. Era successo mercoledì 8 aprile con 138 contagi in una sola giornata e sabato 11 aprile quando la diffusione della malattia si era arrestata a 135 nuovi positivi. In tutto, dal 22 marzo al 22 aprile si erano registrati 1.506 contagi in trentuno giorni per una media del pollo di 48,5 nuovi positivi ogni ventiquattr’ore. Senza dimenticare che a fianco di questa crescente malattia, nel frattempo insignita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dei galloni di pandemia, aumentavano anche i decessi. Costanti, giorno dopo giorno, fino ai 9 registrati l’11 aprile. 
Sempre ad aprile finiva fuori controllo la situazione delle case di riposo, diventate il 14 aprile epicentro della pandemia con 315 ospiti delle residenze contagiati da coronavirus. E a due velocità è stata anche la frenata, iniziata proprio nei giorni più bui. Il terzo mese della pandemia, racchiuso tra il 22 aprile e il 22 maggio, mostrava evidente il livello di frenata del contagio. Il 22 aprile la giornata si era chiusa con 88 nuovi casi, un mese dopo ce n’erano 5 in ventiquattro ore. Se, poi, tra il 22 marzo e il 22 aprile c’erano stati in tutto 1.546 nuovi casi, dal 22 aprile al 22 maggio se n’erano stati registrati solamente 370, con un incremento medio di 12 nuovi casi al giorno. Per non parlare dei ricoveri: erano 210 alle 17 del 22 aprile per crollare fino a quota 54. Negli stessi giorni veniva archiviata anche l’emergenza nelle case di riposo grazie anche all’intervento massiccio da parte delle aziende sanitarie Serenissima e Veneto orientale, entrate a gamba tesa nella gestione degli ospizi. L’abbrivio del terzo mese dell’anno Covid è stato poi seguito dal quarto mese, quello chiuso ieri, il primo con le terapie intensive svuotate. Lo specchio dell’inchiodata arriva senza tema di smentita dal confronto dei numeri. Se il 22 maggio si era chiuso con 5 casi in più, ieri ce n’è stato solo uno. Vero. Ma va bilanciato in un mese in cui i casi totali sono passati da 2.649 a 2.681, cioè 32 in più, poco più di uno al giorno, che vuol dire però 338 in meno rispetto ai 370 registrati tra il 22 aprile e il 22 maggio. Crollo dei ricoveri, passati da 276 a 4. E anche i decessi hanno frenato: in un mese ce ne sono stati 22, meno di uno al giorno. Ma la soglia delle 300 croci è dietro l’angolo. Dal 22 febbraio la storia non è più stata la stessa.
 
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