CHIOGGIA - Quanti sono gli immigrati nell'area sud della provincia? Dove e come lavorano, quanti si fermano e quanti se ne vanno? Sono alcune delle domande a cui tenta di rispondere il Dossier Immigrazione, redatto dal Centro studi e ricerche Idos, con un focus sui territori di Chioggia e Cavarzere.
LA STAGIONE
«Appunto. Che ha andamento stagionale, per cui attira anche da fuori provincia e influisce poco sui residenti. L'altro grande bacino di lavoro per gli immigrati è quello domestico (badanti e colf, spesso più qualificate rispetto al lavoro che svolgono) ma anche questo presenta caratteristiche di forte mobilità, seppur non stagionali». Percentuali minori di immigrati si ritrovano «nell'edilizia e nelle piccole officine metalmeccaniche e questi, di solito, hanno titoli di studio superiori a quelli di chi lavora in agricoltura».
A concorrere alla formazione del numero dei soggiornanti (che non si vedono all'anagrafe), poi, sono i centri di accoglienza. «Il dossier ne ha rilevati 4 a Cavarzere, con diverse decine di persone, 2 a Chioggia» anche se, da qualche anno, non vengono più messi sotto i riflettori della cronaca. Nei tre comuni, comunque, le percentuali degli immigrati residenti sono in leggera diminuzione e i motivi sono tre. L'emigrazione verso altre zone, che non riguarda solo gli italiani, i limiti contenuti nei decreti sicurezza che, comunque, hanno frenato gli arrivi in Italia e, infine, l'acquisizione della cittadinanza da parte dei soggiornanti di lungo periodo, quelli arrivati dieci o quindici anni fa, che diventano italiani a tutti gli effetti e non vengono più registrati come stranieri.