VENEZIA La sera del 27 novembre 2019 a Castello un uomo moriva d'infarto, sotto gli occhi degli amici con cui stava bevendo un aperitivo. Ma anche della sorella, arrivata al bar nei concitati frangenti dei soccorsi, risultati purtroppo vani per lui ma provvidenziali per lei: grazie all'intuizione di un medico del 118, infatti, alla donna venne diagnosticata una cardiomiopatia da stress. «Un attacco di crepacuore», racconta la stessa Manuela Baldan, che nel primo anniversario di quella tragedia familiare, insieme al marito Michele Landi vorrebbe rintracciare e ringraziare la squadra del Suem che le salvò la vita, oltre a prodigarsi per tentare di rianimare suo fratello Fabio.
IL DRAMMA In questo anno complicato dal Covid, la coppia non è riuscita a ritrovare i sanitari intervenuti in quel plateatico di via Garibaldi, dove il 58enne Fabio Baldan giaceva privo di sensi. «Magari vogliono restare anonimi dicono Manuela e Michele e in quel caso naturalmente rispetteremmo la loro volontà.
IL RICOVERO Uno strazio indicibile, che non è sfuggito al medico dell'équipe, il quale fece stendere Manuela nel retrobottega, le misurò la pressione e vide nei dolori al petto i sintomi di quello che comunemente è chiamato crepacuore d'amore e che quella notte venne infatti diagnosticato come «sospetta cardiopatia da stress», in conseguenza di «forte stress emotivo (assisteva a rianimazione del fratello poi deceduto)», come risulta dal referto della Cardiologia dell'ospedale civile. La donna venne infatti imbarcata in codice rosso, portata in Pronto soccorso e ricoverata fino al 3 dicembre, giorno in cui furono celebrati i funerali di Fabio. «Da allora sono in cura confida la 56enne, commessa nel negozio di alimentari a Sant'Elena e so che devo la mia vita a quel dottore». Ecco allora l'appello di Manuela e Michele: «Virus permettendo, ci piacerebbe davvero poter abbracciare lui e i suoi colleghi del Suem 118. Se qualcuno di loro si riconosce nel nostro racconto, il nostro numero è 340 0899804».