Case di riposo, stangata in arrivo: «Attesi 200 euro in più al mese a famiglia». Colpa del caro energia

Venerdì 2 Dicembre 2022 di Alvise Sperandio
Case di riposo, stangata in arrivo: «Attesi 200 euro in più al mese a famiglia». Colpa del caro energia

VENEZIA - La stangata è pronta, dietro l’angolo. Si parla, in media, di 150-200 euro in più al mese che, alla fine dell’anno, corrisponderebbero a una mensilità in più.

Col 2023, con tutta probabilità, arriverà l’aumento delle rette nelle case di riposo, reso inevitabile prima di tutto dal rincaro delle bollette di luce e gas che già stanno colpendo duro sui bilanci delle famiglie dalla scorsa estate. 

LA SITUAZIONE

Qualche “ritocco” all’insù, a ben vedere, è già avvenuto, in alcune delle 43 Rsa (Residenze sanitarie di assistenza), pubbliche o private, che in tutta la provincia accolgono circa 5.350 tra anziani, in prevalenza, e persone disabili e altrimenti fragili. 
I costi variano a seconda della struttura. Sul territorio dell’Ulss 3 Serenissima ci sono otto case di riposo a Venezia centro storico, nove tra Mestre e terraferma, compresi i comuni vicini, altre 11 tra Mirano e Dolo e due a Chioggia, per un totale di 4mila posti letto. La retta giornaliera varia da un minimo di una cinquantina di euro a un massimo di 80 euro al giorno. In un mese si va dai 1.700 ai 2mila euro. 
Nell’Ulss 4 del Veneto orientale, invece, le strutture sono 13 per altri 1.350 posti letto: i prezzi sono generalmente più bassi, oscillando dai 50-55 euro ai 60-65 al giorno, arrivando così tra i 1.500 e i 1.900 al mese. Qualcuno ha iniziato a rivedere le rette. Per esempio Codess, società cooperativa sociale, ancora lo scorso 21 ottobre ha spedito una lettera agli ospiti e ai loro familiari scrivendo in oggetto: “Inserimento componente energetica su corrispettivo mensile per le prestazioni di assistenza residenziale dei presidi socio-sanitari residenziali”. 
«La scrivente – si legge nella missiva – si trova ora nella necessità di inserire in fattura, con decorrenza dal primo novembre, una componente di riallineamento indicizzata ai prezzi di gas metano ed energia elettrica, quantificata in 6,15 euro per ogni giornata di accoglienza, precisando che tale intervento potrà essere modificato conformemente all’andamento dei costi energetici». 

I SINDACATI

«Senza uno stanziamento aggiuntivo, statale o regionale, l’aumento delle rette diventerà inevitabile dappertutto mettendo nei guai tante famiglie – dice Daniele Giordano della Cgil che sta monitorando la situazione in ogni casa di riposo in provincia –. Il rischio è di trovarsi dei buchi di bilancio che mandano in cortocircuito le strutture, a tutto discapito dell’utenza a cui sono erogati i servizi, anche perché le passività non possono essere certo coperte dall’alienazione di immobili che spesso sono vincolati per l’uso assistenziale di tipo residenziale». 
Dal fronte sindacale condivide la preoccupazione Pietro Polo della Uil che va all’attacco: «Le strutture private fatturano tra i 600 e gli 800 mila euro all’anno. Ebbene, se prima il margine di guadagno era 100 mila, ora con i rincari la fetta si è assottigliata, ma non stiamo parlando di perdite. Peraltro, passata l’emergenza della pandemia da Covid, le Rsa si stanno di nuovo riempiendo. Il problema, piuttosto, è la scarsità di personale visto che quasi tutte sono sotto organico e il ricambio frequente delle professionalità impedisce una certa continuità di rapporto anche coi pazienti. L’aumento delle rette è un’evenienza molto probabile con l’arrivo del nuovo anno, ma che dovrebbe essere scongiurata per non rifilare una mazzata alle famiglie che hanno dovuto ricoverare un proprio congiunto e già fanno sacrifici. È un momento storico difficilissimo, in cui l’inflazione è a livelli che non si vedevano da anni e colpisce non beni voluttuari di cui si potrebbe fare a meno, ma di prima necessità». 

Ultimo aggiornamento: 07:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci