Venezia. Boom di assenze per malattia nel 2022: raggiunta quota 250mila certificati. 35% in più rispetto al 2021

Lunedì 16 Gennaio 2023 di Alvise Sperandio
Venezia. Boom di assenze per malattia nel 2022: raggiunta quota 250mila certificati. 35% in più rispetto al 2021

VENEZIA - È boom di certificazioni di malattia sul lavoro. Lo dicono i dati forniti dall'Inps di Venezia: nel solo settore del lavoro privato nel 2022 i certificati sono stati 245.901 contro i 159.423 del 2021. Una crescita record, di quasi il 35%, vale a dire un terzo abbondante in più. Non solo: i certificati del 2022 sono stati oltre 100mila in più rispetto ai 146.553 del 2019, l'ultima annata prima del Covid, e ben superiori ai 138.363 del 2020, l'annata che resterà nella storia come quella del lockdown, la stretta più dura dai primi di marzo fino a maggio.

Attenzione: perché nel numero totale va poi aggiunto un altro 15%, pari a ulteriori 3.700 certificazioni, relative ai dipendenti pubblici. Totale dello scorso anno: superata quota 250 mila certificazioni, una cifra mai raggiunta in precedenza.

IL DIRETTORE

«Qui si vede tutto l'impatto del Covid spiega Vincenzo Petrosino, direttore provinciale dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, nel suo ufficio poco distante da piazzale Roma E, più in particolare, delle varianti che hanno reso il virus maggiormente contagioso, anche se per fortuna ha generato situazioni di malattia meno gravi rispetto ai tempi più complicati della pandemia». Insomma, anche l'andamento dei certificati di malattia non fa che rispecchiare quant'è successo a livello sanitario negli ultimi tre anni: se il 2021 aveva fatto registrare un aumento delle assenze dal lavoro rispetto ai periodi prepandemici, il 2022 ha segnato un deciso sorpasso, spinto dalle evoluzioni stesse del Covid. Si sono imposte, infatti, le varianti del ceppo originario Omicron che si sono caratterizzate per una maggiore diffusività, generando un numero di positività tali da mettere fuori gioco più lavoratori. Magari è stata solo un'influenza, ma sufficiente per impedire di andare a lavorare. Idem in caso di mancanza di sintomi: non poche sono le persone che si sono scoperte contagiate magari perché lo era stato prima di loro un congiunto in famiglia o un contatto diretto, ma senza stare poco bene. Con il medesimo risultato: obbligo di isolamento a casa.

NUOVA ORGANIZZAZIONE

«Chiaramente il Covid ha rivoluzionato l'organizzazione del lavoro, è come se ci fosse un prima e un dopo sottolinea Petrosino Il dato totale più basso riferito al 2020, l'anno dello scoppio della pandemia, non deve trarre in inganno: in quel periodo si vedevano solo certificati Covid e, in effetti, a parte i periodi di chiusura forzata o di adozione dello smart working a cui si è largamente ricorso, è risultato che di fatto altre malattie tradizionalmente contemplate, come la stessa influenza, non si sono viste». Naturalmente il numero dei certificati è più alto laddove c'è maggior popolazione: e quindi, nella serie storica, è sempre la zona di Mestre e terraferma a essere al primo posto, seguita poi da San Donà e Portogruaro, quindi Venezia e Dolo, in ultima battuta Chioggia. La legge prevede che sia il medico di medicina generale, o uno specialista, ad attestare la malattia e trasmettere all'Inps il certificato telematico. Il cartaceo vale solo quando non sia tecnicamente possibile trasmetterlo per via telematica. C'è tempo due giorni per produrlo, se si tratta di lavoratore privato con diritto all'indennità pagata dall'istituto. Con le stesse modalità dev'essere recapitato anche al datore di lavoro. L'Inps ricorda che spetta al lavoratore controllare la correttezza dei dati anagrafici e l'indirizzo di reperibilità durante la malattia, che non per forza è il luogo di residenza, ma può essere anche un domicilio. Inoltre, va verificata l'esatta trasmissione del certificato.

Ultimo aggiornamento: 18:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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