Veneto pronto per un'apertura di servizi e asili per i bimbi 0 a 6 anni

Venerdì 24 Aprile 2020 di Angela Pederiva
Asili
VENEZIA - Mancano dieci giorni al 4 maggio, ma il Veneto è già ai blocchi di partenza. Dice il presidente Luca Zaia: «Le pre-aperture delle aziende il 27 aprile? Se potessi fare un'ordinanza in tal senso, l'avrei già firmata, viste le curve in calo. Siamo pronti, basta che il Governo decida». Per quel che può disporre da sé, la Regione si è così messa in moto, preparandosi ad avviare in via sperimentale la riattivazione dei servizi socioeducativi per i bambini da 0 a 6 anni e domandando formalmente allo Stato di fare altrettanto per i ragazzi in età di obbligo scolastico, in modo da sostenere il ritorno al lavoro dei loro genitori.
IL SUPPORTO
La richiesta è contenuta in una lettera inviata da Zaia al premier Giuseppe Conte: «Se fosse del tutto esclusa la possibilità di riprendere le lezioni, anche nella fase finale di quest'anno scolastico (ovvero nel periodo maggio/giugno), data la ripresa dell'attività lavorativa, si dovranno adottare strumenti di supporto alle famiglie che hanno minori sia nelle scuole dell'infanzia (0-6 anni) sia in quelle dell'obbligo». Ma bonus baby-sitting e congedo parentale, scrive il governatore, non bastano: «Entrambe le misure risultano non sufficienti. La prima in termini di risorse, la seconda sarebbe un ulteriore appesantimento per le aziende piccole e medie».
LA COMPETENZA
Ecco allora che il Veneto studia piuttosto servizi di accudimento e socialità simili ai centri estivi. La competenza della Regione vale però solo per le scuole dell'infanzia paritarie e per i nidi comunali. Invece le materne che fanno capo agli istituti comprensivi, così come le scuole primarie e le secondarie, sono materia dello Stato. Perciò sono due le strade da percorrere, ora che l'anno scolastico pare comunque destinato a concludersi qui. «Da un lato spiega Zaia ci stiamo attrezzando per mettere in piedi un sistema virtuoso con le scuole paritarie, che ringraziamo per la loro disponibilità, affinché non abbiano un fine strettamente educativo ma anche ricreativo. Dall'altro il Governo potrebbe pensare a sua volta ad altre modalità di utilizzo degli edifici scolastici, anche nelle aree esterne».
L'INCONTRO
L'andamento epidemiologico sul territorio ha evidenziato pochissimi casi di contagio tra i bambini, come peraltro emerso anche dallo studio scientifico condotto a Vo'. Per questo l'iniziativa regionale potrebbe cominciare in modo graduale, a partire dalle zone che registrano il minor numero di positivi. L'indicazione arriva dal primo incontro tra gli assessori Manuela Lanzarin (Sanità, presente anche Francesca Russo, direttore della Prevenzione) ed Elena Donazzan (Istruzione), con l'Ufficio scolastico regionale, le associazioni dei gestori privati Fism, AssoNidi e Aninsei Confindustria, i sindaci di Anci Veneto e la Federazione dei pediatri di base. Al centro del confronto i circa 140.000 bimbi del Veneto che, prima dell'emergenza sanitaria, frequentavano un nido o una materna. Di questi, poco meno di centomila erano iscritti a strutture paritarie e asili comunali, i cui rappresentanti hanno formulato le prime idee per una ripresa delle attività in sicurezza: sanificazione degli ambienti, fornitura a tutti i dipendenti di mascherine e gel, garanzia del monitoraggio sanitario, misurazione quotidiana della temperatura, cambio giornaliero del vestiario, igienizzazione delle calzature. Secondo il progetto, i gruppi-classe non dovranno superare i 15 bambini, saranno previste fasce orarie allargate per l'ingresso e l'uscita in modo di evitare assembramenti, verrà prestata attenzione ai contatti, scatterà l'allontanamento immediato in caso di sintomi e la riammissione sarà autorizzata solo con certificato medico.
IL PROTOCOLLO
Nel giro di una settimana queste proposte verranno messe a confronto con i piani di salute pubblica, in modo da arrivare velocemente a un documento di sintesi e di indirizzo. «Dal via libera sottolinea Stefano Cecchin, presidente regionale della Federazione delle scuole materne paritarie ci basterebbero 7-10 giorni per formare il personale e acquistare i materiali. Già entro maggio potremmo rispondere alle esigenze di relazione dei bambini e alle difficoltà di conciliazione dei genitori. Aspettare oltre sarebbe inutile». Concorda l'assessore Lanzarin: «Il rischio zero non ci sarà mai, tutti dobbiamo imparare a convivere con il virus prendendo gli accorgimenti necessari ed individuando le soluzioni migliori per rispondere ai bisogni dell'infanzia e delle famiglie». Conclude la collega Donazzan: «Il Veneto potrebbe essere la prima Regione a definire un protocollo sanitario condiviso: abbiamo già maturato una positiva esperienza sotto il profilo sanitario, che ci conforta e ci autorizza a guardare all'immediato futuro con fiducia».
Angela Pederiva
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Ultimo aggiornamento: 13:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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