Agricoltura tra cambiamento e paure: produzioni in picchiata e speculazioni sul controllo dei prezzi

Martedì 7 Novembre 2023 di Diego Degan
Agricoltura tra cambiamento e paure - Foto di BARBARA808 da Pixabay

CHIOGGIA (VENEZIA) - I cambiamenti climatici stanno incidendo non solo sui fenomeni meteorologici, ma anche sulle produzioni agricole e sui prezzi. E, senza interventi, lo scenario di una vera e propria rivoluzione nelle abitudini alimentari e nell'industria agri alimentare, rischia di cambiare radicalmente. «Il 2023 è partito con una siccità allarmante», ha spiegato Tiziana Favaretto, presidente di Coldiretti Venezia, che a Valli di Chioggia ha concluso il suo intervento nella Giornata del Ringraziamento, la tradizionale manifestazione con cui, dal 1951, l'associazione trae le somme dell'annata agricola appena trascorsa e si prepara a quella successiva.


LE PRODUZIONI
«In seguito - ha aggiunto Favaretto - le piogge continue, da aprile, hanno impattato pesantemente sulle attività agricole.

Lo si sta riscontrando sui cereali dove, nel Veneziano, gli agricoltori stanno facendo i conti non solo con un calo di produzione vicino al 15% per il grano e 20% per il mais a causa del maltempo, ma anche un calo dei prezzi, legato a speculazioni internazionali, vertiginoso se paragonato allo scorso anno. Il grano del 2022 veniva pagato 40 euro a quintale, quest'anno è sotto i 23, e il mais viene quotato al massimo 21 euro contro i 36 dello scorso anno: significa lavorare a gratis. Per la soia un meno 20% di produzione, a fronte di un calo dei prezzi del 33%. Solo la barbabietola da zucchero, 2500 ettari coltivati nel Veneziano, tiene il mercato».


ALLEVAMENTI E VENDEMMIA
Il calo di produzione dei cereali - sono i dati di Coldiretti - si ripercuote sul settore zootecnico. I pochi allevamenti rimasti nel Veneziano pagano lo scotto di costi di produzione ormai proibitivi, con l'aggravante che gli sbalzi termici incidono sugli animali con diminuzione della produzione. Anche per la vendemmia 2023 il calo di produzione è stata una realtà, i cui numeri non sono ancora definitivi ma si possono stimare superiori al 12%. Se lo scorso anno a mettere a dura prova i viticoltori è stata la siccità, quest'anno è stata l'eccessiva piovosità spesso accompagnata dalla grandine. Gli sbalzi temici di una ventina di gradi hanno creato condizioni climatiche ottimali per lo sviluppo della Peronospora che si è manifestata in modo particolarmente aggressivo. Sono ascrivibili alla scarsa produzione anche le fallanze che si riscontrano a causa della Flavescenza dorata, ci sono vigneti che contano un 10 -15% di viti morte. A settembre una vendemmia "sprint" e le condizioni climatiche favorevoli hanno comunque permesso di raccogliere uve ancora in buono stato, con gradazioni zuccherine discrete.


LE ECCELLENZE
«Nell'orticoltura - ha aggiunto Favaretto - si prenda ad esempio il radicchio di Chioggia, la cui produzione, a causa del permanere di alte temperature, sta subendo una diminuzione del 40% a fronte di un riconoscimento di 40 centesimi al kg, cifre insostenibili per un produttore. Gli apicoltori non vanno meglio, se solo pensiamo che la produzione di miele di acacia è praticamente azzerata nel Veneziano. Se invece parliamo di florovivaismo i lunghi periodi di siccità e caldo anomalo, intervallato da gelate improvvise, stanno mettendo a dura prova le piante che, con gli attacchi di insetti, (cimici, miridi, tripidi favoriti dal caldo), risentono di una riduzione della produzione, il cui raccolto è ostacolato anche dalla mancanza di manodopera».
A tutto ciò va sommato l'aumento dei costi dovuto alla situazione internazionale. Mettere in sicurezza, quanto più possibile, le produzioni agricole, quindi, sembra l'unica strada per sottrarsi ai "capricci" del clima e delle speculazioni di mercato. Ma come?


LE SOLUZIONI
«Servono investimenti anche con i fondi del Pnrr per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti. Solo così difenderemo il prezioso lavoro dei nostri agricoltori», ha concluso Favaretto. Parole che non possono che richiamare la necessità della rapida realizzazione dello sbarramento al cuneo salino sul Brenta, un'opera attesa da oltre un decennio e che, nel 2024, dovrebbe trovare le risorse necessarie. Il passo successivo (Coldiretti ha già già avviato i contatti con aziende specializzate) potrebbe essere un intervento di recupero dei terreni, ormai salinizzati, che si trovano alle foci dei fiumi della bassa Veneziana e Padovana. Ma, ad un auspicabile futuro di adeguate reti infrastrutturali di supporto all'agricoltura, si contrappone un presente di cambiamenti climatici che, anche quest'anno, ha influito negativamente sulle produzioni.

Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 09:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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