UDINE - A sette anni dall'episodio, la vigilessa che il 19 luglio 2016 fu ferita per errore da un colpo di pistola partito dall'arma di un collega della Polizia locale durante un'esercitazione, l'11 luglio scorso ha notificato all'amministrazione comunale di Udine un ricorso per ottenere un risarcimento dei danni, che sarà discusso a novembre davanti al giudice del lavoro del Tribunale friulano. Come spiega l'avvocato Francesca Grossi, che rappresenta Elia Iop, questo è l'epilogo di «una lunga battaglia che dura da anni, senza ottenere ancora nulla. Nemmeno un euro». Nel periodo trascorso, infatti, spiega la legale, «c'è stata una lunga trattativa stragiudiziale con l'assicurazione del Comune di Udine, la Itas Mutua, che non ha portato nulla. Avremmo sperato di chiudere la vicenda per via stragiudiziale». L'importo del risarcimento, chiarisce l'avvocato, «è stato quantificato», ma sul punto la parte preferisce mantenere il riserbo. «Possiamo dire che è un danno patrimoniale e non patrimoniale», concede la legale.
L'EPISODIO
Il fatto, all'epoca, fece comprensibilmente scalpore. Durante un corso di formazione sulla sicurezza organizzato dal Comune in collaborazione con una realtà specializzata, in un'aula didattica nel seminterrato al Comando della Polizia locale di via Girardini, il maresciallo Elia Iop era stata raggiunta da un colpo di pistola partito accidentalmente per errore dall'arma d'ordinanza di un collega, l'agente Matteo Colautti. In quel momento i due agenti erano impegnati nella simulazione delle tecniche di reazione in caso di minaccia con un'arma da fuoco. Lo sparo aveva colpito, come ricorda l'avvocato Grossi, la zona dell'inguine sinistro della sua assistita. All'epoca l'allora sindaco Furio Honsell (che quel giorno era fuori città) si era detto addolorato per la vicenda e il suo vicesindaco Carlo Giacomello si era voluto sincerare di persona delle condizioni della vigilessa ferita, andando in ospedale.
IL PATTEGGIAMENTO
Sul fronte del procedimento penale per lesioni colpose gravi, ricorda sempre Grossi, la vicenda si è chiusa «con il patteggiamento di Colautti» (a tre mesi, sospesi con la condizionale), ancora nel 2017. Il gip, allora, aveva accolto l'istanza di applicazione del minimo della pena concordata in fase di indagini preliminari fra il pm titolare del fascicolo Claudia Finocchiaro e il difensore di Colautti, l'avvocato Rosi Toffano (attualmente assessora nella giunta De Toni). La scelta del rito aveva determinato il beneficio della non menzione e l'esclusione della sanzione accessoria dell'interdizione temporanea dalla professione. Sul fatto, all'epoca, c'era stata anche un'indagine interna, condotta dalla Commissione istituita dal Comune per fare chiarezza sull'incidente.
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