Ospedali, oltre 400mila euro in più per gli "scatti" di 1400 dipendenti

Giovedì 27 Aprile 2023 di Camilla De Mori
Ospedali, oltre 400mila euro in più per gli "scatti" di 1400 dipendenti

UDINE - Intesa quasi fatta per gli "scatti" di anzianità di infermieri, oss, amministrativi e tecnici nell'Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, con un tesoretto di almeno 400mila euro in più, che porta il totale a 1,5 milioni.

Una partita, quella delle progressioni, che, nel 2023, potrebbe interessare, secondo le stime di Uil Fpl e Nursind, «oltre 1.400 lavoratori» su 7.287, posto che «lo scorso anno le ex fasce (oggi Dep) hanno riguardato quasi 3mila dipendenti». Prima della firma definitiva dell'accordo, come sottolineano Cgil, Cisl e Fials (che hanno incontrato la direzione in un tavolo separato), dovrà esprimersi formalmente la Rsu, ma la strada è in discesa, anche se ieri sono volate scintille, fra un tavolo e l'altro. Il direttore generale di AsuFc Denis Caporale ritiene che sia stato comunque «importante il contributo delle organizzazioni sindacali. I due tavoli separati non agevolano sicuramente il confronto sindacale che comunque ha raggiunto l'obiettivo comune di tutte le sigle, ossia quello di valorizzare anche economicamente il maggior numero di dipendenti possibile. Uil e Nursind hanno spinto sull'acceleratore, seguiti a stretto giro da Cgil Cisl e Fials. Fondamentale il ruolo della Rsu».


LA POLEMICA
Ad aprire le danze ieri mattina sono stati Afrim Caslli (Nursind Udine) e Stefano Bressan (Uil Fpl) che hanno «constatato che le nostre richieste sono state accettate, alzando la quota del fondo di 400mila euro. Non siamo più disponibili ad accettare alcuna procrastinazione nel dare il giusto riconoscimento ai lavoratori». Inizialmente era stata aggiunta dalla direzione una clausola nel documento (visto che ancora non c'era la garanzia che tutti i sindacati e la Rsu avrebbero firmato), di cui Nursind e Uil avevano preso atto: in questa postilla si leggeva la possibilità di «procrastinare le procedure di conferimento dei Dep al 2024 qualora non ci fossero i tempi utili per il conseguimento entro il 2023». Quello di ieri, infatti, a detta dell'Azienda, era un po' il "D-day" per garantire il pagamento nel 2023. Per Andrea Traunero (Fp Cgil), Massimo Vidotto e Giuseppe Pennino (Cisl Fp) e Fabio Pototschnig (Fials), che hanno incontrato la direzione subito dopo i colleghi, invece, le due sigle avrebbero «frettolosamente firmato fra loro un foglio che non ha nessuna valenza, visto che gli accordi si firmano in due e la parte pubblica manca». Cgil, Cisl e Fials, stufi di essere «ostaggi di tavoli e firme separate che servono solo a fare propaganda», hanno rispedito indietro la postilla firmata dalle altre due sigle e hanno chiesto la modifica dell'accordo. «È stato tolto lo slittamento al 2024» e, come puntualizza Pennino, è stato tolto anche il riferimento preciso alle risorse, «nell'ipotesi che si possano aggiungere altri soldi dai residui». Così, rivisto e corretto, il testo ha ricevuto il placet anche di Cgil, Cisl e Fials, che si dicono «disponibili» a firmare, una volta che la Rsu si sarà espressa il 2 maggio. Ma Caslli e Bressan hanno un diverso punto di vista. «A verbale abbiamo fatto mettere che entro settembre 2023 debbano essere fatte le progressioni - sostiene Caslli -. La verità è che i rappresentanti Rsu Cisl, Cgil e Fials non volevano firmare l'accordo. Noi, invece, lo abbiamo firmato con una nota a verbale che riporta il fatto che, se non si fosse trovata l'intesa, si sarebbe andati al 2024. Le altre sigle non potevano fare altro che rimandarla indietro». «Quello che abbiamo fatto noi è stata una semplice dimostrazione di forza rispetto alla direzione e alle altre sigle. Se non si fosse trovato l'accordo subito ci sarebbe stato il rischio di andare al 2024: così abbiamo forzato la mano», sostiene Bressan


PART TIME
Fumata nera, invece, per la circolare sui part time illustrata ieri dall'azienda. Cgil, Cisl e Cisal chiedono infatti a gran voce un regolamento. Allo stato, a godere del tempo parziale sono solo 686 su 7.287 dipendenti del comparto, il 9,4%: 214 lavoratori in Alto Friuli (su 1.750), 47 nella Bassa (su 1.156) e 425 a Udine, su un totale di 4.381. Le richieste accolte riguardano in prevalenza la cura dei figli (294) e la salute (126), ma ci sono anche 192 istanze sospese (di cui 102 per figli e 16 per salute). Traunero, Vidotto, Pennino e Pototschnig hanno rigettato la circolare proposta convinti che non vengano «definiti diversi aspetti» e questo creerebbe a loro parere il rischio di eventuali «discrezionalità». Inoltre, per Cgil, Cisl e Fials «la percentuale di part time in Asufc è notevolmente più bassa» di quanto sarebbe consentito dal contratto. «Si potrebbe raddoppiare o anche di più», rileva Traunero. Anche per Bressan (Uil) e Caslli (Nursind) «molte situazioni dovranno essere revisionate per andare incontro alle nuove esigenze del personale».

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