​Fioristi decimati dalla crisi: il 40%
dei negozi al dettaglio ha chiuso

Venerdì 23 Settembre 2016 di Paola Treppo
Valentino Marchetti associato Confcommercio e negoziante di fiori a San Daniele del Friuli
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UDINE - Gli anni della crisi economica hanno messo in ginocchio anche i fioristi e il 40% dei negozi al dettaglio in provincia di Udine ha chiuso i battenti. «Se non ci sono soldi - dice Valentino Marchetti associato Confcommercio e negoziante di fiori a San Daniele del Friuli -, le famiglie pensano prima a pagare l’affitto, le bollette e l’assicurazione, se ce la fanno, e poi pensano ai beni che non sono di prima necessità. Il fiore e la pianta, pur bellissimi, non rientrano tra i beni indispensabili e quindi il calo negli acquisti si è sentito, e come, negli anni della recessione. Hanno chiuso i battenti moltissimi negozi al dettaglio, di quelli “classici”, dei centri storici. Sono rimasti attivi solo i professionisti, c’è poco da fare, e chi ha saputo adeguarsi senza “svendersi”. Le persone pensano che i commercianti facciano i soldi, invece nel nostro lavoro ci vogliono tante ore, tanta passione, competenza, conoscenza, professionalità, cortesia e disponibilità. Altrimenti si chiude».
 
I fiori accompagnano la vita di una persona
«Da quando c’è la nascita, con regalo floreale per la mamma, al battesimo, la prima comunione, le nozze, gli anniversari, le feste di laurea, i compleanni e, infine, l’ultimo saluto, c'è sempre un fiore - dice Valentino -; è un settore delicato che necessita di personale sensibili e disponibili. Il fiore è amato da tutti, ma deve essere venduto nel migliore dei modi, con la massima attenzione e competenza, fornendo ogni spiegazione e consiglio possibile».

Come va il settore matrimoni?
«Regge bene anche se si tente al risparmio. C’è molto lavoro e tante le ore da impiegare anche perché la tendenza di questi ultimi anni è quella di scegliere le dimore storiche per il gran giorno. Quindi non vanno addobbati ristoranti ma interi parchi e ville, aspetto che richiede notevole impegno. A volte, chi non ha denaro a sufficienza, fa dei centrotavola da 100 euro ma anche quelli vanno curati in ogni dettaglio».
 
Quali i fiori che non passano mai di moda?
«La rosa è sempre in gran voga, quella rossa, che può essere una o un grande mazzo per le signore. Ma di recente va molto anche il bianco. La rosa bianca è molto richiesta. Poi è decisamente il periodo delle orchidee mentre i tronchetti della felicità e il ficus che andavano di moda fino a qualche anno fa sono spariti dalla circolazione. Si va a periodi. Quando i clienti si stuferanno delle orchidee allora ci dovremo inventare qualche altra pianta». Poi ci sono i fiori “fissi” stagionali o legati a ricorrenze religiose: non si smette di acquistare i crisantemi per il primo e il 2 novembre, da mettere sulle tombe dei defunti, e la Stella di Natale è di rigore per il 25 dicembre. Nella bella stagione il geranio è ricercatissimo e a inizio autunno c’è il boom del ciclamino, per poi passare all’erica.
 
La grande distribuzione e le onlus
«Negli ultimi anni il fiore compare nella grande distribuzione che, spesso con maxi offerte, vende piante sottocosto, senza neanche guadagnarci sopra, perché il ricavo arriva dalla vendita di altre cose, tra cui gli alimentari. Si tratta, poi, spesso, di piante non di qualità. Credo sia il caso di tornare alla bottega di paese, dove c’è la garanzia, l’assistenza diretta e il consiglio di una persona capace. Così anche i nostri centri storici torneranno a prendere vita». E le onlus? «Da anni le associazioni benefiche vendono sui banchetti diversi tipi di piante, dalle azalee ai ciclamini fino alle Stella di Natale. Questo, anche se nessuno lo dice ma tutti lo pensano, porta via comunque lavoro a chi vende e “crea” piante per professione. Bene sarebbe che le onlus variassero il tipo di prodotto sul banchetto, in modo da non da non “colpire” sempre il nostro settore. 
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