Fototrappole anti migranti, il giallo dei sessanta apparecchi lungo il confine costati 5omila euro: «Che fine anno fatto?»

Venerdì 27 Ottobre 2023
Una fototrappola

TRIESTE - Che fine hanno fatto le fototrappole che la Regione aveva acquistato circa due anni fa per cercare di arginare l'arrivo di migranti dalla rotta balcanica? In tutto una sessantina, pagate intorno ai 50 mila euro e da piazzare lungo i sentieri. Ma c'è di più. Sono servite quelle fototrappole allo scopo? Hanno aiutato a individuare le "porte" di accesso? Domande legittime che nei giorni scorsi il consigliere regionale del Pd, Nicola Conficoni, aveva posto all'assessore regionale alla Sicurezza, il leghista Pierpaolo Robert.

Risposte? Nessuna. Già, perchè l'assessore non sa che fine abbiano fatto quelle fototrappole. Per la verità a chi la Regione le ha date l'assessore lo sa benissimo, ma se siano state utilizzate o se abbiamo svolto il compito per cui erano state comperante, questo resta un mistero.

LA RISPOSTA
«Mentre attraverso la sospensione dell'area Schengen proseguono i controlli ai valichi, quello che accade ai confini con la Slovenia, non presidiati dalle forze di polizia, come i sentieri nei boschi, potenziali porte di accesso per migranti irregolari, non è dato saperlo. La giunta Fedriga di fatto non ha risposto sui benefici delle fototrappole che aveva comperato tempo fa, trincerandosi dietro l'alibi che la Regione non ha competenza diretta in materia di pubblica sicurezza». Il consigliere Conficoni preme il piede sull'acceleratore. «In più occasioni - spiega - l'assessore ha sbandierato che le sessantacinque fototrappole acquistate alla fine del 2021, tenute in magazzino per oltre un anno e consegnate in pompa magna pochi giorni prima delle elezioni alla Polizia di frontiera e ad alcuni Comuni sarebbero servite per essere posizionate sui sentieri in prossimità dei confini. Sei mesi dopo, in un momento particolarmente delicato per i controlli, presidente e assessore non sanno nemmeno se vengano utilizzate e se abbiano contribuito a identificare passeur o clandestini. La fondata impressione - continua - è quella dell'ennesimo bluff sul tema dei migranti. E proprio per questo era necessario capire che fine avessero fatto le fototrappole pagate 50mila euro con i soldi dei contribuenti. Il mancato riscontro lascia credere che la facciata abbia di gran lunga superato la sostanza nell'approccio a un tema su cui la Regione ha deluso le aspettative».

LA REPLICA
L'assessore non risponde, ma a farlo è il consigliere Diego Bernardis, leghista, ma in forza alla Lista Fedriga. «Conficoni sembra sostenere che gli organi inquirenti della polizia di frontiera che hanno ricevuto le fototrappole dovrebbero condividere informazioni che sono coperte dal segreto istruttorio. È fondamentale ricordare che si tratta di una pratica giuridica necessaria per proteggere le indagini in corso e garantire che i diritti delle persone coinvolte siano rispettati. Pretendere la divulgazione è irresponsabile e il consigliere dovrebbe esserne consapevole». Bernardis non molla. «In merito alle fototrappole, il governo regionale ha sempre lavorato nell'interesse della sicurezza e del controllo dei confini. La mancanza di informazioni specifiche in merito all'utilizzo di queste apparecchiature è dovuta al fatto che le questioni operative sono di stretta competenza delle autorità competenti, anche per quelle che sono state consegnante ai Comuni. È importante rammentare che il tema dell'immigrazione non dovrebbe essere strumentalizzato a fini politici».
 

Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 11:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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