Foibe e polemiche. L'Anpi: «Le vittime? numeri gonfiati dalla destra»

Mercoledì 5 Febbraio 2020 di Camilla De Mori
Riconoscimento dei resti nelle foibe
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UDINE - La miccia l’ha innescata il seminario su “Il fascismo di confine e il dramma delle foibe” organizzato ieri nella sala atti della Biblioteca del Senato a Roma dall’Anpi nazionale e dal coordinamento del Friuli Venezia Giulia: polemiche, prese di posizione indignate, da Maurizio Gasparri a Luca Ciriani, a Isabella Rauti, per quello che hanno ritenuto un convegno «dal chiaro obiettivo negazionista». Un’iniziativa «dal chiaro intento revisionista» per Giorgia Meloni, leader di FdI, che ha tuonato contro il seminario, ritenuto «un vero e proprio oltraggio agli esuli istriani e dalmati infoibati», ritenendo «ancor più grave che avvenga all’interno di un’istituzione». «È come se un gruppo neonazista facesse un incontro su Auschwitz», ha twittato Edoardo Sylos Labini. Ma il dibattito che, puntualmente, ogni anno si ripresenta in occasione del Giorno del Ricordo, ieri si è ulteriormente invelenito. Nel mirino una lunga lista di eventi, fra cui altri due organizzati sempre dall’Anpi. Una polemica che travalica il nordest e raggiunge anche il Sud, dove è scoppiata una bufera intorno ad un post su Facebook di un consigliere comunale di FdI a Castellammare di Stabia, per alcune sue affermazioni volgari sull’Anpi che a loro volta hanno provocato l’ira delle opposizioni.
LE POSIZIONI
Sul seminario di Roma tuona l’assessore regionale del Friuli Venezia Giulia Pierpaolo Roberti: «Allucinante e fuori dal mondo che un convegno così importante in un luogo così significativo venga gestito dall’Anpi.
Già di per sé è una mistificazione dei fatti storici accaduti in queste terre dove anche i partigiani - sostiene - hanno avuto un ruolo all’interno della vicenda delle foibe. Fare in modo che si parli di quei fatti escludendo completamente le vittime, i familiari o le associazioni riconosciute degli esuli è una cosa assolutamente allucinante e abbiamo forti preoccupazioni per quello che sta accadendo. Questo significa andare verso una sorta di negazionismo dell’esodo e delle foibe». «Noi non neghiamo assolutamente le foibe, ma la verità va detta per quello che è, non si possono usare strumentalmente e politicamente le foibe come è stato fatto con Bibbiano», ha dettato alle agenzie Anna Cocchi, presidente dell’Anpi di Bologna. «Bisogna fare una ricostruzione politica e storica, cosa che l’Anpi ha fatto con una ricerca approfondita. Purtroppo abbiamo potuto constatare attraverso questo studio che i dati raccolti che appartengono alla storia sconfessano i numeri dei morti sostenuti dalla parte politica di destra che risultano gonfiati». Ma per Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato, «l’unico numero sicuramente gonfiato resta quello dei partigiani che presero le armi prima dell’arrivo degli angloamericani». Gianfranco Pagliarulo, vicepresidente nazionale dell’Anpi, ha poi spiegato che al seminario non sono stati invitati gli esuli «perché non potevamo affrontare tutto»: una frase che ha ulteriormente alimentato la polemica. Ad aprire i lavori a Roma è stato il coordinatore regionale del Fvg dell’Anpi Dino Spanghero: «Le contestazioni - ha assicurato - sono rimaste fuori. La sala era piena e il convegno è stato ben accolto. La cosa importante è che i politici non si approprino inopinatamente dei fatti e non li utilizzino a loro uso e consumo alla data attuale. La storia è storia. I dati ci sono. Li possiamo conoscere noi, li possono conoscere quelli che ci contestano. Le conclusioni sono altre, ma i fatti ci sono. Nessuna ambizione né pretesa da parte nostra di negare o ridurre quel che è stato». Dal Friuli arriva anche la voce di Furio Honsell, consigliere regionale di Open sinistra Fvg, che, come ricorda lui stesso, è stato il primo sindaco di Udine a dedicare un parco alle vittime delle foibe. «Gli oratori del convegno romano organizzato dall’Anpi sono di assoluto rigore scientifico. È opportuno inquadrare la complessa vicenda del confine orientale dagli anni Venti, quando ci furono le prime azioni fasciste di nazionalizzazione forzata in Slovenia, fino al 1954: oltre 30 anni di vicende tragiche che vanno chiarite. Le letture unilaterali non aiutano a ritrovare la riconciliazione. Non si tratta di dire chi ha torto e chi ha ragione: bene fa l’Anpi a fare un ragionamento storico ad ampio respiro».
Ultimo aggiornamento: 10:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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