«Meglio un tecnico con il lavoro
che un dottore disoccupato»

Domenica 9 Marzo 2014 di Riccardo De Toma
«Meglio un tecnico con il lavoro che un dottore disoccupato»
UDINE - «Senza ricambio generazionale un’azienda non ha futuro. Noi, a Buttrio, negli ultimi 18 mesi abbiamo assunto cento giovani ingegneri. Ma trovare un ingegnere o un perito è sempre più difficile». Vista dall’ottica della più grande azienda friulana, la Danieli, la fuga dei giovani dal mercato del lavoro non è soltanto l’effetto della crisi, ma anche «di una flessibilità che non c’è», dichiara l’amministratore delegato Gian Pietro Benedetti, e di un modello culturale che ha relegato il lavoro manuale e la formazione tecnica a un ruolo di secondo piano.

Ingegnere, i dati ci dicono che dal 2008 in Fvg abbiamo perso 40mila posti di lavoro tra gli under 35.



È solo la crisi o c’è dell’altro?

«Che il mercato del lavoro sia in contrazione è ovvio, e che lo sia ancora di più per i giovani altrettanto, visto l’allungamento dell’età pensionabile. Ma per favorire le assunzioni dei giovani non si è fatto nulla: anzi, la riforma Fornero ha addirittura aumentato la rigidità, in un Paese che già di suo non è friendly per l’industria. Se fossimo in fase espansiva potremmo permettercelo, ma il Pil si contrae e i primi a pagarne le conseguenze sono i giovani. Però c’è un terzo fattore, oltre alla crisi e alla rigidità del mnercato del lavoro».



Quale?

«Il rifiuto sempre più marcato del lavoro manuale, sebbene la manualità pura non esista più, se è vero come è vero che non esistono lavori che non richiedano anche preparazione e specializzazione. Eppure si preferiscono altri impieghi, anche poco qualificati, purché non si usino le mani: c’è una sorta di sfasamento tra l’atteggiamento mentale e la realtà, e una distonia tra sistema scolastico e mercato del lavoro. Per trovare un tecnico, un perito e un ingegnere si fa sempre più fatica, gli Its hanno pochi studenti e nelle scuole per tecnici edili credo che il 90% degli iscritti siano stranieri».



Anche in Danieli, però, i nuovi assunti sono quasi tutti all’estero. Con quali premesse un genitore dovrebbe pensare per suo figlio un futuro da operaio specializzato o da perito?

«Si trattasse di mio figlio lo vorrei ingegnere, ma lo farei passare per il Malignani o per un Its, scuole che danno una solida formazione tecnica. Fermarsi al diploma non è una scelta obbligata. Parlo dal mio punto di vista di industriale, ma mi domando se sia meglio un perito che lavora piuttosto che un dottore in lingue o in scienze politiche disoccupato o che inizia a lavorare troppo tardi, dopo aver bruciato molte delle energie migliori».



È un problema solo italiano?

«Ovviamente no, quello dei cosiddetti Neet, giovani che non lavorano né studiano, è una piaga in espansione in tutte le società avanzate. Altri Paesi, però, sanno regolarsi di conseguenza: la Germania, ad esempio, riconosce già da tre anni i diplomi o le lauree di chi viene dall’Europa dell’est. Qui in Italia, invece, assumere una figura specializzata dall’estero resta estremamente complicato. Spesso è più facile delocalizzare».



E Renzi? Riuscirà a fare le riforme?

«Facesse solo il 60% di quello che dice sarebbe già un bel risultato. Bisognerà vedere se glielo permetteranno».
Ultimo aggiornamento: 12:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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