Manca il cuoco e nella caserma dei Carabinieri i pasti diventano un incubo

Martedì 8 Novembre 2022
foto di repertorio
2

TARVISIO - La lettera - indirizzata al ministero della Difesa, all'Ufficio di gabinetto del ministro e al Comando generale dell'Arma - è firmata da Unarma, l'associazione sindacale dei carabinieri guidata da Pino Debellis. L'oggetto è la mensa dei carabinieri della caserma di Tarvisio. «Da agosto ad oggi - scrive Unarma - sembrerebbe che il cuoco della ditta appaltatrice sovente non si presenti a lavoro. La sua assenza sembrerebbe giustificata, tuttavia ciò comporta un danno per i militari che non possono usufruire del diritto a consumare i pasti, in quanto sembra non vi sia un altro cuoco che possa sostituirlo. Pare sia stato assunto un secondo cuoco, ma il problema delle assenze sembra persistere in danno dei carabinieri, anche quelli in ferma volontaria».
I militari in ferma volontaria hanno diritto di usufruire di pranzo e cena. L'assenza del cuoco potrebbe essere risolta utilizzando un forno per scaldare pietanze già pronte. «Non possono usare elettrodomestici - spiega l'associazione - e questo li costringe a mangiare panini o a spendere fino a 50 euro al giorno al ristorante più vicino». Inizialmente il problema è stato superato concedendo ai militari che avevano diritto un buono pasto. «A un certo punto - lamenta Unarma ricordando anche le problematiche legate ai buoni elettronici e cartacei -, sembrerebbe non siano stati più concessi perché spetterebbero in via prioritaria o esclusiva ai militari che svolgono attività particolari, come ad esempio servizi temporanei/eccezionali/occasionali come quelli di polizia giudiziaria».
A complicare ulteriormente la situazione vi sarebbe un'altra questione. «Il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri ha dato disposizioni il 22 giugno 2022, probabilmente per far attuare la circolare 1280/58 del 1987 - prosegue l'associazione sindacale -, di far firmare ai carabinieri accasermati una liberatoria in favore dell'amministrazione, cioè una dichiarazione secondo la quale si impegnano a non utilizzare elettrodomestici, assumendosi, in caso contrario, una sorta di responsabilità preventiva per eventuali danni futuri». Questo significa che se il fornello a micronde provoca un corto circuito, pagare i sarebbe il carabiniere che lo ha utilizzato.
A questo punto Unarma chiede se sia stato adeguato l'impianto elettrico della caserma o se siano previsti locali contenenti elettrodomestici di uso comune, dotati di salvavita propri, accessibili a tutti i carabinieri e dove si possano conservare e riscaldare gli alimenti, «così come previsto dalla stessa circolare, dalle norme sulla prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro e dal buon senso».
 

Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 09:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci