Sequestro ex Sertubi: assolto in appello l'amministratore dell'indiana Jindal Saw

Giovedì 9 Marzo 2023 di E.B.
Sequestro ex Sertubi: assolto in appello l'amministratore dell'indiana Jindal Saw

TRIESTE -  La Corte d’Appello di Trieste, presieduta dal giudice Andrea Comez, ha assolto con formula piena Maneesh Kumar, l’amministratore di Jindal Saw Italia s.p.a. (ex Sertubi) difeso dall’avvocato Giovanni Borgna del Foro di Trieste, confermando la decisione di primo grado. La vicenda era nata il 12 luglio del 2017 quando l’Agenzia delle Dogane di Trieste aveva richiesto ed ottenuto un sequestro di tubi per canalizzazioni in pressione prodotti dallo stabilimento triestino di Jindal Saw (ex Sertubi) e pronti per l’esportazione in Iraq.

A fine luglio il pubblico ministero triestino Pietro Montrone aveva contestato a Maneesh  Kumar, legale rappresentante della società Jindal Saw s.p.a., la vendita di prodotti industriali tramite false attestazioni di origine. L’azienda aveva messo in circolazione tubi in ghisa per l’esportazione verso l’Iraq con la dicitura Made in Italy. I tubi erano prodotti in India e sottoposti in Italia alla lavorazione per adeguarli alle normative EN 545 e ISO 2531.


Nel settembre del 2018 la Commissione Europea, chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di modifica del codice doganale dell'Unione, poichè la fattispecie contestata non era ancora disciplinata, aveva rilasciato un parere favorevole alla società Jindal Saw per l’esportazione dei tubi, identificando la corretta dicitura da apporre sui materiali per l’espletamento delle procedure doganali. La Commissione, intervenuta quindi per regolare un vuoto normativo, aveva previsto che “in mancanza di norme di origine non preferenziale armonizzate a livello mondiale, la determinazione dell’origine, ai fini dell’apposizione del marchio di origine è effettuata in conformità alle norme pertinenti applicate dal paese importatore”, stabilendo che il documento di origine ai fini doganali fosse quindi rilasciato dalle Camere di Commercio degli Stati membri.

Nel gennaio del 2019, il Tribunale di Trieste aveva accolto le tesi della difesa dell’amministratore dell’indiana Jindal Saw ed aveva assolto l’amministratore di Jindal Saw perché il fatto non sussiste. Una decisione impugnata dalla Procura della Repubblica di Trieste, secondo cui il giudice di prime cure aveva errato sia nell’inquadrare la fattispecie giuridica, sia nell’attribuire il valore interpretativo alla decisione della Commissione Europea.

La Corte di Appello di Trieste, con sentenza del 2 marzo, ha accolto le tesi della difesa di Jindal Saw che ha dimostrato da un lato che la corretta individuazione dell’origine italiana dei tubi fosse giustificata dalle lavorazioni sostanziali effettuate in Italia nello stabilimento di Trieste, dall’altro che la normativa prevista in materia di “Made in” fosse inapplicabile, in ordine ai fatti contestati, in quanto trattasi di normativa volta a tutelare il consumatore finale, e che, quindi, non rileva qualora il prodotto, per le proprie caratteristiche e finalità, non possa mai essere utilizzato da un soggetto privato, a scopo personale. E’ stata sottolineata, inoltre e comunque, l’assoluta buona fede dell’impresa esportatrice.
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