Monoclonali, cure ferme: adesso ci sono le fiale ma non ci sono i pazienti

Lunedì 31 Maggio 2021
Monoclonali, cure ferme: adesso ci sono le fiale ma non ci sono i pazienti
1

Non ci sono più pazienti per sperimentare la potentissima arma anti-Covid complementare rispetto al vaccino, cioè gli anticorpi monoclonali. E anche in regione Fvg le preziose e costose fiale rimangono ferme nei refrigeratori. È l'effetto secondario del netto calo dei contagi che ha portato il Friuli Venezia Giulia fuori dalla terza ondata della pandemia. Ovviamente nessuno si augura che solo per spingere la sperimentazione sul farmaco i casi e i malati tornino a salire, ma il dato di fatto c'è: la fornitura di anticorpi assegnata al Friuli Venezia Giulia al momento non viene utilizzata.

Ecco perché a Trieste ora partirà una nuova sperimentazione su base volontaria: c'è bisogno di materiale di studio.


Gli anticorpi monoclonali sono come dei vaccini all'occorrenza. Il paragone è forzato, ma può aiutare a rendere l'idea del loro funzionamento. È come una batteria contraerea, che individua il virus e sa come abbatterlo. Ma senza offrire una protezione continuata nel tempo. È la cura, non la prevenzione. Il loro utilizzo è stato inserito da poco dalla Regione nel protocollo per le cure domiciliari, anche se fino ad oggi la somministrazione degli anticorpi è sempre avvenuta in ambiente ospedaliero o ambulatoriale. Il punto, però, è che ora non ci sono pazienti a cui iniettare il prodotto, perché la quota di malati è scesa fino a toccare quasi quota zero. Ad oggi l'uso degli anticorpi monoclonali è limitato alle sole persone che per patologie pregresse e caratteristiche fisiche potrebbero sviluppare gli effetti peggiori del Covid. Il farmaco, inoltre, dev'essere somministrato entro pochi giorni dall'insorgenza dei promi sintomi. La Regione, assieme all'università di Verona, aveva annunciato un'evoluzione del percorso di sperimentazione che consisteva nell'allargamento della platea dei potenziali beneficiari. Poi però non ci sono stati aggiornamenti.


L'uso delle nuove armi contro il Covid è affidato al controllo degli infettivologi Massimo Crapis (per Pordenone) e Carlo Tascini (per Udine). «Abbiamo utilizzato gli anticorpi monoclonali su sei pazienti - aveva spiegato Massimo Crapis, primario di Malattie infettive del Santa Maria degli Angeli -. Nessuno di loro ha avuto bisogno del ricovero in ospedale dopo il trattamento». «Il tasso di ricovero - aveva spiegato l'infettivologo Tascini - si aggira attorno al 12 per cento, ma c'è una spiegazione. In alcuni casi, infatti, abbiamo somministrato il farmaco in uso compassionevole anche dopo i cinque giorni dall'insorgenza dei sintomi. I ricoveri sono stati decisi tutti in quei casi, mentre quando la somministrazione è avvenuta immediatamente il successo è stato del 100 per cento».

Ultimo aggiornamento: 09:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci