Da calciatore professionista a re della sanità privata, la storia di Vincenzo Papes

Sabato 15 Luglio 2023 di Tiziano Graziottin
Da calciatore professionista a re della sanità privata, la storia di Vincenzo Papes

CONEGLIANO - "Sono un ragazzo fortunato" dice di sè Vincenzo Papes, amministratore delegato di Centro di medicina, un treno ad alta velocità del Veneto tornato - raccontano i report sul Pil - tigre nel motore dell'economia italiana.

Razza Piave, 61 anni, Papes dai campi di calcio calcati nella giovinezza - non una vita da mediano, casomai mezz'ala dai piedi buoni in serie C partendo dalla sua Conegliano e poi tra Carpi, Ospitaletto e Pieve di Soligo - si è inventato regista anche dietro la scrivania pilotando un fenomeno in crescita esponenziale nel settore della sanità privata. Ormai leader a Nordest sul fronte dei poliambulatori, 174 milioni di fatturato atteso per il 2023, col nuovo piano industriale battezzato "Centro di medicina per l'Italia" punta a toccare entro il 2026 quota 80 sedi (oggi sono 45) coprendo Nord e Centro del Paese. Investimento stimato: cento milioni.


Vincenzo Papes, come è nato tutto questo?
«Come capita spesso nella vita, in modo un po' casuale. Era l'82, io avevo 21 anni, giocavo a calcio e pensavo solo al pallone e alle ragazze. Mia sorella aveva avuto l'idea di prendere un centro di estetica con una socia, che poi però non ci ha creduto più e ha mollato. A quel punto sono subentrato io».


Subito in campo da imprenditore?
«No, è passato qualche annetto, continuavo a fare il professionista in serie C. Nell'87 abbiamo preso un'altra piccola struttura a Conegliano, da una signora che era avanti anni luce e nel centro di estetica aveva portato anche dei medici. Il mio big bang è stato lì, da quella scommessa il è nato primo embrione del Centro di Medicina. Poi sono arrivate le strutture di Feltre, Vittorio Veneto e Pieve».


C'è stata un'intuizione decisiva?
«Capire prima di altri che sarebbero arrivate le assicurazioni, con tutto ciò che significava per il tipo di business a cui stavo pensando. Sul piano strategico è stato importante mettere subito assieme più strutture, avere un network significa contare di più e avere sempre maggior contrattualità. Questione di massa critica».


Veniamo all'oggi: da zero a un'azienda che guarda ai 200 milioni di fatturato con oltre 900 dipendenti diretti in poco più di trent'anni. Sul piano finanziario come è stato possibile?
«Soldi non ne avevamo, abbiamo sempre lavorato a leva con le banche, prendendo il finanziamento sul singolo progetto. Ho sempre proceduto così, contando sul fatto che gli istituti di credito hanno una certa fiducia nel business dei servizi sanitari».


La considerazione comune è che avanzano gruppi come il vostro perchè la sanità pubblica sta arretrando. Corretto?

«Certamente. La sanità pubblica boccheggia, ma non solo perché ha bisogno di ben altri finanziamenti rispetto a quelli di cui gode ora. Il privato sta trovando spazi sempre maggiori perchè il settore pubblico è in enorme difficoltà, un processo che è deflagrato dopo il Covid e non ferma più nessuno. Eppure a livello nazionale non vedo un politico che abbia le idee chiare su cosa fare e che ci metta le mani».


Lei cosa farebbe?
«Premessa: a differenza di altre nazioni europee viviamo in un Paese povero, intendo dire con uno Stato indebitato e spolpato, mentre cittadini e imprese mediamente stanno bene. Bisogna procedere con scelte chiare su cosa può effettivamente fare la sanità pubblica, da lì discende tutto. Secondo me dovrebbe garantire tutti coloro che non sono in grado di pagarsi le cure necessarie, ma chi ha un reddito che glielo permette deve metterci lui i soldi, punto».


Vi accusano di portare via medici e personale agli ospedali.
«Piano, non abbiamo mai rubato nulla a nessuno, è il mercato che spinge i medici a venire da noi, questione di domanda e offerta. Se nel pubblico sono pagati poco e lavorano con un grado di stress alto, se in ospedale sono al lavoro in quattro in un reparto dove dovrebbero essercene dieci, appena possono scappano. E attenzione, si sottovaluta il fenomeno di medici e infermieri che se ne vanno all'estero. Peraltro nel reperire personale siamo in difficoltà anche noi privati, a monte come sappiamo c'è stato un problema di programmazione enorme col numero chiuso per accedere alle facoltà di medicina».


Il Centro di medicina sta crescendo in modo vertiginoso sul terreno dei poliambulatori ed è in grande espansione anche in Lombardia ed Emilia. Qual è la strategia?
«Diventare sempre più forti nelle aree di riferimento, consolidarci e poi allargarci nei territori contermini, verso ovest e verso sud. Sono un appassionato di storia e mi piace il modello della falange romana».


Alle persone che assume cosa dice?
«Che se vogliono divertirsi questo è il posto giusto. Noi abbiamo ribattezzato questo progetto "la grande corsa", diamo fiducia alle persone che hanno una certa mentalità e vogliono crescere. Ho una ragazza che, partita come segretaria, ora gestisce una struttura da 3 milioni di fatturato».


L'esperienza nel calcio è servita?
«Molto più di quel che uno potrebbe pensare. Fare spogliatoio, essere gruppo, aiutarsi, saper ripartire dopo una sconfitta. Aiuta tantissimo anche nella vita in azienda».


Dicono che lei sia molto presente, che decide tutto Papes. Vero?
«Se si intende che da zero a cento io devo conoscere tutto è vero, avere in mano ogni dettaglio dello sviluppo è decisivo. Indirizzo io le strutture che andiamo a creare, come quella del polo che stiamo realizzando a Mestre, perchè ho delle competenze che servono per assicurarne il buon funzionamento. Ho assoluta fiducia delle persone che ho scelto, quindi delego molto, ma io ci sono sempre ed entro in campo in prima persona appena serve».


Che preoccupazioni ha guardando al futuro?
«Siamo stati protagonisti di una crescita esponenziale, spero di non fare degli errori, magari sottovalutando qualcosa che apparentemente sembra nella norma e invece presenta difficoltà sostanziali. Ma sono fiducioso soprattutto perchè ho tanti ragazzi bravi nella mia squadra».
 

Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 10:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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