Villorba. Schiaffo alla baby ginnasta: «Sberle, strattoni e tirate di capelli facevano parte del "metodo Ferrari"»

Martedì 5 Marzo 2024 di Maria Elena Pattaro
Villorba. Schiaffo alla baby ginnasta

VILLORBA (TREVISO) - Lo schiaffo alla baby atleta che l'ha denunciata non è stato un episodio isolato. Sberle, strattoni e tirate di capelli facevano parte del "metodo Ferrari" di allenamento, usato anche con altre atlete. Che comprendeva anche punizioni severe e rimproveri umilianti alle sue giovanissime allieve, bambine e ragazzine dagli 8 ai 15 anni. È il racconto emerso ieri mattina, nel corso del processo a Moira Ferrari, direttrice della società sportiva Sga Gymnasium e coach di ginnastica ritmica a livello nazionale.

La donna è alla sbarra con l'accusa di abuso dei metodi di correzione per il ceffone rifilato a una baby atleta a gennaio del 2017. All'epoca la bambina aveva 8 anni ed era caduta a terra eseguendo un esercizio alla trave. Ieri hanno sfilato di fronte al giudice Iuri De Biase i testimoni dell'accusa: altre allenatrici della palestra, istruttori, un'atleta e il dirigente di polizia Mario Scardanzan, che all'epoca condusse le indagini. Un'udienza molto seguita: oltre all'imputata erano presenti in aula i vertici del Gymnasium e numerose atlete ed ex atlete, con le famiglie. Divise tra "sostenitrici" e "detrattrici" della coach. «Siamo qui per scoprire la verità» ha detto una ragazzina.

LE DEPOSIZIONI
«Il clima era severo e molto rigido. Con le allieve Ferrari andava ben oltre il rigore necessario in una disciplina difficile come la nostra - ha raccontato un'istruttrice -. Ho assistito a ceffoni sul viso e alla nuca, spintoni, tirate di capelli. Ma anche a violenze psicologiche. Lei era convinta di agire per il loro bene, per questo si faceva temere. "Fate come dico io e arriverete in alto" ripeteva alle ginnaste. Era convinta che se avessero temuto più le sue reazioni che le difficoltà tecniche sarebbero riuscite a eseguire anche gli esercizi più difficili. Penso che quel giorno abbia rifilato lo schiaffo alla bambina perché non si stava concentrando abbastanza. I suoi metodi erano questi». Metodi che l'allenatrice sentita non ha mai condiviso: «Ricordo che una volta ha umiliato un'atleta di 8 anni che aveva vinto una medaglia alla sua prima gara individuale solo perché aveva fatto degli errori tecnici. Le ha detto: "Puoi pulirti il culo con quella medaglia: non vale niente". Era severissima anche con le atlete a cui teneva di più».

«Aveva gli stessi modi persino con me. Mi ha distrutto l'autostima» ha affermato Adriana Crisci, ex ginnasta della nazionale italiana che ha gareggiato anche alle Olimpiadi di Sydney 2000 e che per un periodo si è allenata a Villorba. «In quella palestra era persino proibito piangere, ma le bambine si sfogavano in spogliatoio. L'allieva colpita ha poi avuto dei blocchi: non riusciva a fare degli esercizi di base perché evidentemente le mancava la serenità mentale per affrontarli».


IL CONTROESAME
Il difensore dell'imputata, l'avvocato Luigi Fadalti ha evidenziato come gli altri tecnici e l'atleta stessa avessero in più occasioni attestato la propria stima nei confronti di Moira Ferrari, sia attraverso messaggi privati, sia attraverso post pubblicati sui social, anche pochi mesi prima del fatto contestato. Il legale di parte civile, l'avvocato Francesco Murgia auspica dal canto suo una riqualificazione del reato da abuso dei mezzi di correzione (che a luglio andrebbe in prescrizione) in maltrattamenti. Nel 2012 una indagine sulla donna per fatti simili era stata archiviata dalla Procura perché non erano emersi episodi di violenza. La polizia aveva installato microspie e telecamere in palestra, come spiegato da chi ha condotto le indagini. Ferrari, dopo lo schiaffo, si era scusata con la famiglia dell'atleta e aveva patteggiato un mese di sospensione e 300 euro di multa davanti alla Procura federale. Si torna in aula il 24 giugno per i testi della difesa e l'esame dell'imputata.

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