Arianna, una delle 4 donne vigile del fuoco della Marca: «Sognavo questa divisa fin da bambina. L'augurio per l'8 marzo? Siate sempre coraggiose»

Mercoledì 8 Marzo 2023 di Maria Elena Pattaro
Arianna Parolin, 43 anni, di Paese

PAESE - «Indossare questa divisa è sempre stato il mio sogno, fin da bambina.

Oggi sono un vigile del fuoco e sono felice. C’è ancora qualcuno che si sorprende quando mi vede al volante di un mezzo di soccorso. Ma io sono convinta che le donne possano fare qualsiasi cosa». Arianna Parolin, 43 anni di Paese, è una delle quattro donne vigile del fuoco della Marca. È in servizio al comando provinciale di Treviso. Figlia d’arte (il papà è un pompiere in pensione), Arianna è entrata in servizio permanente nel 2017, dopo sei anni da volontaria e una parentesi da impiegata. 


Arianna, come è nata la sua vocazione?
«Mio papà Luigino è un vigile del fuoco e il suo lavoro mi ha sempre affascinata. Il fatto che ne parlasse poco, ma con grande passione, mi incuriosiva ancora di più. Da bambina quando potevo scappavo in caserma da lui: da Paese a Montebelluna in bicicletta. Alle superiori quando vedevo l’auto dei pompieri andare a ritirare la posta lì vicino, mi affacciavo rapita alla finestra. Volevo diventare anch’io un pompiere».


Così ha tentato il concorso?
«Non subito: finita la Ragioneria ne è uscito uno ma non avevo i requisiti per partecipare. Mi ricordo ancora i pianti disperati. Per diversi anni ho fatto una vita da impiegata. Nel 2008 è uscito un altro concorso e stavolta i requisiti ce li avevo. Sapevo che era la mia unica possibilità. Tre anni di studio e allenamento fisico ma alla fine ce l’ho fatta».


Ma il percorso a ostacoli non era ancora finito: per una serie di circostanze (blocco delle assunzioni, cambi di governo, ecc) è entrata in servizio solo nel 2017. E nel frattempo?
«Per lenire il dolore dell’attesa mi sono iscritta al Corpo nazionale dei vigili del fuoco come volontaria. Poi finalmente sono diventata un pompiere a tutti gli effetti». 


Quali sono gli interventi che le rimagono più impressi?
«Quelli in cui tocco la sofferenza degli altri. Gli incidenti stradali, sì. Ma anche la solitudine di certi anziani, quelli di cui non si hanno notizie per giorni. E che quando apri la porta di casa loro ti rendi conto di essere l’unica persona che li sta cercando in quel momento. La più grande ricchezza oggi sia avere qualcuno che si preoccupa per te». 


Le prima donna vigile del fuoco si è arruolata nel 1991. Trentadue anni dopo siete ancora in poche a indossare la divisa...
«Mi piacerebbe che le donne pompiere diventassero la normalità. Che non facesse scalpore vedermi in una squadra di uomini. Si tende a percepirlo ancora come un lavoro maschile anche se negli ultimi anni la mentalità è cambiata molto e i colleghi sono più aperti». 


Deve dimostrare qualcosa di più dei suoi colleghi maschi?
«Come donna devi dimostrare il doppio, facendo vedere che sei all’altezza del compito e che non sei più debole. Ma una volta guadagnata la fiducia dei colleghi, diventi un membro della squadra tanto quanto un altro, indipendentemente dal genere. E sugli stereotipi scherziamo in continuazione». 


Chi è Arianna quando non indossa la divisa?
«Un’appassionata di giardinaggio: fosse per me riempirei la casa di piante. Adoro cucinare e fare shopping nei centri commerciali. In questo forse emerge il mio lato più femminile: scarpe e borse sono una vera tentazione! Sono una donna testarda e permalosa, del resto sono nata sotto il segno del Toro. La mia famiglia? Vivo con il mio compagno, ho una sorella capotreno e due nipotini meravigliosi». 


Il suo augurio alle donne?
«Essere sempre coraggiose. A volte hanno paura di realizzare i propri sogni, invece possono fare tutto». 
 

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Ultimo aggiornamento: 17:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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