TREVISO - Per anni hanno lavorato fianco a fianco. Ma ieri, in aula, tra i due regnava il gelo. Soltanto un semplice buongiorno, nessuna stretta di mano (anche per colpa delle restrizioni anti-Covid), nessun saluto con il gomito. Solo un incrocio di sguardi. Tra Vincenzo Consoli e l'ex presidente di Veneto Banca, Flavio Trinca, un rapporto cordiale, ma teso. È iniziata così l'udienza del processo che vede come unico imputato l'ex amministratore delegato ed ex direttore generale di Veneto Banca, accusato di aggiotaggio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza bancaria. E il primo dei quattro testimoni in lista a essere ascoltato dai pubblici ministeri Massimo De Bortoli e Gabriella Cama è stato proprio Flavio Trinca.
LE PAROLE
«Non mi sono mai occupato della gestione della banca - ha esordito - per quello c'erano l'amministratore delegato e il direttore generale».
LA TESTIMONIANZA
È stato però Alessandro Vardanega, ex presidente di Unindustria Treviso che nel 2014 venne nominato consigliere d'amministrazione di veneto Banca assumendo poi anche il ruolo di vicepresidente senza deleghe, a raccontare il clima che si respirava nell'ex popolare di Montebelluna: «In due occasioni sono stato in disaccordo con il dottor Consoli: una riguardava i criteri per determinare il prezzo delle azioni, l'altra invece gli avviamenti - ha dichiarato Vardanega - Poi, quando c'è stata la riunione del cda per l'approvazione del bilancio 2014, io ho espresso un voto contrario. È stata una decisione dolorosa, come sempre quando si lavora in squadra. Da quel momento mi sono sentito in imbarazzo: mi avvicinavo ai colleghi e loro si allontanavano perché ero l'appestato che aveva espresso il voto contrario. Un clima che col tempo mi ha portato a rassegnare le dimissioni, non c'era più la serenità per svolgere al meglio il mio lavoro». Ma anche Vardanega, così come Trinca, ha respinto l'idea che fosse Consoli a manovrare tutto: «Era ed è tuttora un uomo forte, questo è innegabile - ha detto Vardanega - ha creato lui Veneto Banca. Ma con me è sempre stato disponibile e non mi ha mai impedito di svolgere il mio lavoro come l'ho svolto. A volte mi metteva un po' a disagio perché mi spingevo oltre, adesso lo capisco: avrei dovuto agire seguendo i flussi informativi invece capitava che mi muovessi per conto mio, informandomi e studiando. Ma se tutti si fossero comportati come me si sarebbe creato il caos».