Veneto Banca, Trinca e Vardanega contro Consoli ma non lo accusano

Martedì 6 Luglio 2021 di Giuliano Pavan
L'ex presidente di Veneto Banca, Flavio Trinca

TREVISO - Per anni hanno lavorato fianco a fianco. Ma ieri, in aula, tra i due regnava il gelo. Soltanto un semplice buongiorno, nessuna stretta di mano (anche per colpa delle restrizioni anti-Covid), nessun saluto con il gomito. Solo un incrocio di sguardi. Tra Vincenzo Consoli e l'ex presidente di Veneto Banca, Flavio Trinca, un rapporto cordiale, ma teso. È iniziata così l'udienza del processo che vede come unico imputato l'ex amministratore delegato ed ex direttore generale di Veneto Banca, accusato di aggiotaggio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza bancaria. E il primo dei quattro testimoni in lista a essere ascoltato dai pubblici ministeri Massimo De Bortoli e Gabriella Cama è stato proprio Flavio Trinca


LE PAROLE

«Non mi sono mai occupato della gestione della banca - ha esordito - per quello c'erano l'amministratore delegato e il direttore generale».

Degli affari riguardo Veneto Banca e dei problemi «venivo informato durante le riunioni del cda dove c'erano i dirigenti che presentavano e riportavano quello che doveva essere discusso. Ricevevamo le informazioni qualche giorno prima del consiglio, a volte anche un giorno solo, anche perché la gestione della banca era pesante. Molto spesso pure il direttore (riferendosi all'ex amministratore delegato Consoli, ndr) veniva a conoscenza delle cose all'ultimo momento e si lamentava dei ritardi». Una testimonianza che, secondo la difesa rappresentata dall'avvocato Ermenegildo Costabile, ha sottolineato come Consoli, a differenza di quanto sottolineato dall'accusa, non fosse l'uomo solo al comando. Sempre Trinca ha poi puntato il dito contro Bankitalia: «Quando mi sono dimesso da presidente nel 2014, al di là di un segno di discontinuità nella governance, la banca quasi non esisteva più. Bisognava stare ai loro diktat. Ogni operatività era condizionata da questo. Bankitalia pressava perché ci fondessimo con la Banca Popolare di Vicenza».


LA TESTIMONIANZA

È stato però Alessandro Vardanega, ex presidente di Unindustria Treviso che nel 2014 venne nominato consigliere d'amministrazione di veneto Banca assumendo poi anche il ruolo di vicepresidente senza deleghe, a raccontare il clima che si respirava nell'ex popolare di Montebelluna: «In due occasioni sono stato in disaccordo con il dottor Consoli: una riguardava i criteri per determinare il prezzo delle azioni, l'altra invece gli avviamenti - ha dichiarato Vardanega - Poi, quando c'è stata la riunione del cda per l'approvazione del bilancio 2014, io ho espresso un voto contrario. È stata una decisione dolorosa, come sempre quando si lavora in squadra. Da quel momento mi sono sentito in imbarazzo: mi avvicinavo ai colleghi e loro si allontanavano perché ero l'appestato che aveva espresso il voto contrario. Un clima che col tempo mi ha portato a rassegnare le dimissioni, non c'era più la serenità per svolgere al meglio il mio lavoro». Ma anche Vardanega, così come Trinca, ha respinto l'idea che fosse Consoli a manovrare tutto: «Era ed è tuttora un uomo forte, questo è innegabile - ha detto Vardanega - ha creato lui Veneto Banca. Ma con me è sempre stato disponibile e non mi ha mai impedito di svolgere il mio lavoro come l'ho svolto. A volte mi metteva un po' a disagio perché mi spingevo oltre, adesso lo capisco: avrei dovuto agire seguendo i flussi informativi invece capitava che mi muovessi per conto mio, informandomi e studiando. Ma se tutti si fossero comportati come me si sarebbe creato il caos».

Ultimo aggiornamento: 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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