Stefanel, quasi azzerata Ponte di Piave: vogliono diminuire il personale del 70%

Mercoledì 30 Gennaio 2019 di Mattia Zanardo
Stefanel, quasi azzerata Ponte di Piave: vogliono diminuire il personale del 70%
PONTE DI PIAVE - Del cuore creativo e gestionale di uno dei grandi marchi italiani di abbigliamento, alla fine, rischia di rimanere un presidio di poco più di una ventina di persone.

Che Stefanel andasse incontro ad un'ulteriore riduzione di personale, dopo quelle succedutesi negli anni scorsi, era ormai palese, dopo la richiesta, avanzata a metà gennaio, di cassa integrazione straordinaria per la quasi totalità dei 253 dipendenti del gruppo in Italia (oltre 170 sono commessi dei negozi a gestione diretta). Ora l'azienda ha quantificato ai sindacati l'esigenza, una volta terminato l'ammortizzatore sociale, di lasciare a casa o (in parte minoritaria) di trasferire a Milano 52 dei 76 addetti, pressoché tutti impiegati, attualmente occupati nello storico quartier generale di Ponte di Piave. Senza contare i sei colleghi che già curano marketing ed e-commerce dagli uffici meneghini, si tratterebbe di una diminuzione di quasi il 70%.
 
SCONTRO APERTOL'ipotesi di riorganizzazione è stata illustrata in un incontro, l'altro ieri, tra i rappresentanti dell'impresa e quelli dei lavoratori. E questi ultimi l'hanno subito respinta. Nella successiva assemblea, tenutasi ieri, i dipendenti hanno dato mandato all'organizzazione sindacale di attuare un primo pacchetto di venti ore di sciopero: le prime astensioni potrebbero essere proclamate già a strettissimo giro. «Riteniamo la proposta avanzata dall'azienda assolutamente inaccettabile conferma Cristina Furlan, segretaria provinciale della Filctem Cgil, l'unica sigla rappresentata nello stabilimento -. E non fa alcuna differenza che per qualcuno sia previsto lo spostamento a Milano: si tratta, di fatto, comunque di esuberi. Siamo molto preoccupati per cosa rimarrà della sede centrale: soprattutto ci chiediamo se quel poco sarà sufficiente a rilanciare il gruppo e a sostenere l'indotto ancora esistente nel territorio».
Da tempo le lavorazioni produttive sono affidate all'esterno, ad una rete di ditte, anche locali, o all'estero. Nella stessa lettera di richiesta della cig, l'azienda aveva specificato di voler mantenere nella Marca le funzioni legate ad Operations (gestione logistica, import-export, approvvigionamenti) e Coordinamento prodotto e stile, cercando possibilmente un nuovo stabilimento, meno vasto e costoso dell'attuale.
La Stefanel, la cui maggioranza, dopo il salvataggio dell'ottobre 2017, è detenuta dai fondi di investimento Oxy e Attestor, ha chiuso i primi nove mesi del 2018 con una perdita di poco meno di 21 milioni, registra a fine anno un indebitamento di oltre 150 milioni (l'indebitamento finanziario netto è di 90,8 milioni) e ha presentato domanda di concordato in bianco.
VERTICE AL MINISTEROIl tavolo di trattativa per la concessione del sostegno al reddito si costituirà ufficialmente al ministero del Lavoro nei prossimi giorni, dopo un vertice in programma venerdì al ministero dello Sviluppo, più centrato sul piano industriale. L'azienda, intanto, ha comunicato l'intenzione di articolare la cig, per un primo periodo, su tutti gli addetti, mantenendoli in attività dal lunedì al giovedì per sei ore continuate (con dunque la sospensione al venerdì), per poi passare ad una rotazione tra i diversi reparti. L'azienda ha anche nominato Stefano Romanengo chief financial officer e investor relator. Conferito a Stefano Falliti l'incarico di responsabile della ristrutturazione aziendale in corso.
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