I saldi non bastano, altri cento negozi chiusi: «Aprono solo bar»

Domenica 5 Gennaio 2020 di Paolo Calia
Saldi in centro a Treviso
TREVISO -  In città sempre più negozi chiudono, soprattutto di abbigliamento e accessori. L'ultimo in ordine di tempo: Marezzi in vicolo Rialto, conosciutissimo. E non è l'unico. A ottobre un censimento fatto dall'amministrazione comunale ha rilevato 100 locali vuoti dove prima c'erano, appunto, negozi. Il dato fa riflettere, ma trae anche in inganno: se l'abbigliamento e il commercio al dettaglio in generale sta subendo una flessione, sono invece in vertiginoso aumento pubblici esercizi (bar, ristoranti, pizzerie ecc.) e negozi specializzati in servizi alla persona come barbieri, parrucchiere, estetiste, centri massaggi e per la cura del corpo, locali bio. Segno che il commercio trevigiano sta cambiando pelle adeguandosi ad esigenze e richieste diverse. Un cambiamento che però va gestito e non subito perché non di soli servizi può vivere una città.
CICLI «Indubbiamente a Treviso è in atto un turnover tra le attività commerciali - ammette Federico Capraro, presidente dell'Ascom provinciale - legati alle nuove modalità d'acquisto che vedono parte del budget a disposizione dei consumatori dirottato sugli acquisti online e alle presenze turistiche. I negozi al dettaglio che chiudono non creano vuoti, ma vengono soppiantati da esercizi pubblici. Anzi: in questo momento, in città, c'è un'offerta eccessiva di attività come bar, ristoranti e simili che però garantiscono introiti alti ai proprietari degli immobili e quindi sono graditi. E vedo che anche l'amministrazione comunale è della nostra stessa idea visto che, dall'ultimo bando per incentivare nuove attività commerciali, ha escluso la ristorazione. In questo settore ci sono tanti esercizi: il fenomeno va necessariamente guidato». L'Ascom è invece preoccupato dalla progressiva riduzione dei negozi di prossimità: «Sì, stanno diminuendo. Ma in realtà lo stato di salute del commercio trevigiano è buono, alcuni settori crescono e altri calano - osserva Capraro - ma c'è un cambiamento in atto. Per portare più razionalità è necessario trovare un punto d'equilibro che non può prescindere da un dato: incentivare la residenzialità dentro le Mura. Ora su circa 80mila abitanti sono non più di 5mila quelli che vivono in centro storico. Quando questo dato crescerà, aumenteranno di nuovo anche i negozi di prossimità».
LA MINACCIA Oltre al mutato modo di fruire la città, a modellare il commercio cittadino è anche il web: «Se fino a pochi anni fa un'attività commerciale usava il sito online come vetrina per esporre i prodotti che poi avrebbe venduto direttamente, adesso questo non è più pensabile. Il web è un canale di vendita che si aggiunge ed è necessario averlo. Per questo come Ascom abbiamo aperto la Digitaly Accademy, per far capire l'importante delle vendite online. Le abitudini del consumatore stanno mutando: la maggior parte degli acquisti vengono fatti da casa, la sera, seduti sul divano e usando lo smartphone. E questo cambia anche il modo di utilizzare la città: non a caso per richiamare gente si organizzano eventi». Però dei paletti sono necessari. L'esplosione del commercio online ha avuto come conseguenze il vertiginoso aumento dei corrieri che entrano ed escono dalle mura o ogni ora: «Condividiamo appieno la decisione di disciplinare gli accessi dei corrieri nelle ztl - sottolinea Capraro - bene fa l'amministrazione ad equipararli ai fornitori che possono accedere alle zone di traffico limitato solo al mattino e nel primo pomeriggio. Questo razionalizzazione renderà più visitabili molte zone della città. Ma poi, quando si parla di commercio, si torna sempre al solito punto: tutto serve. Ma, per prima cosa, bisogna riportare residenti. È la chiave di tutto».
 
Ultimo aggiornamento: 20:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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