Guardie mediche, l'Usl paga il doppio ogni ora di lavoro per evitare chiusure

Domenica 17 Aprile 2022 di Mauro Favaro
Guardie mediche, l'Usl paga il doppio ogni ora di lavoro per evitare chiusure
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TREVISO - Raddoppiano le paghe per i dottori che accettano di lavorare nelle guardie mediche di notte e nei festivi. È la strada scelta dall’Usl della Marca per provare a scongiurare il rischio di dover chiudere altri ambulatori a causa della carenza di camici bianchi. Nel trevigiano mancano 41 dottori di famiglia titolari, senza contare gli incarichi provvisori. Ma le cose vanno pure peggio nelle 13 guardie mediche. All’inizio dell’anno mancavano all’appello 48 dottori di continuità assistenziale (su 136 posti). Nella sede di Paese l’attività è già stata sospesa per mancanza di personale. E potrebbe accadere lo stesso anche in altri ambulatori. A partire da quello di Oderzo. Davanti a questo quadro, l’Usl ha deciso di ritoccare i compensi al rialzo proprio con la speranza di trovare così più camici bianchi disposti a garantire il servizio coprendo i turni di notte e nei giorni festivi.

I NUOVI COMPENSI

Nello specifico, la paga per i dottori delle guardie mediche è passata da 24 a 40 euro all’ora. Adesso in linea con quella delle Usca, le unità speciali per l’emergenza Covid. «La revisione dei compensi renderà un po’ più agevole trovare nuovi medici – fa il punto Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca – senza questa operazione sarebbe impossibile individuare un numero sufficiente di medici, ad esempio per la guardia medica di Oderzo». Oggi, come evidenziato nel report curato dall’ufficio studi dello Spi-Cgil di Treviso, il 90% dei dottori che operano nelle guardie mediche ha incarichi provvisori. Non sarebbe un problema enorme se non mancassero i camici bianchi. E invece è proprio questo il punto. Al momento i turni sono delle stesse guardie mediche sono coperti anche grazie alla collaborazione dei medici di famiglia, che a loro volta sono già pochi. «Saremo costretti ad andare avanti in questo modo fino a quando non troveremo più professionisti», allarga le braccia il direttore generale. Dopo l’aumento dei compensi, però, qualcosa potrebbe muoversi. «È stata accolta la nostra proposta per evitare di ritrovarci con le guardie mediche sguarnite – spiega Bruno Di Daniel, segretario dello Snami di Treviso, il sindacato autonomo dei medici – prima erano pagate 40 euro solo le ore eccedenti rispetto ai turni di 12 ore. Era impensabile. Con le nuove cifre, invece, potremmo attrarre medici anche da fuori regione». Dopo aver accantonato l’ipotesi di inviare specialisti degli ospedali nel territorio, almeno per ora, l’Usl teoricamente potrebbe impiegare i dottori delle Usca per rafforzare gli ambulatori dei medici di famiglia e le stesse guardie mediche. «Ma le Usca servono ancora sul fronte Covid perché restano i pazienti seguiti a casa – chiarisce Benazzi – meglio se riusciamo a trovare nuovi medici da inserire a livello territoriale».

IL NODO PENSIONAMENTI

Per quanto riguarda i medici di famiglia, oltre ai 41 che mancano all’appello, ci sono altri 40 camici bianchi che hanno già compiuto 67 anni e che potrebbero andare in pensione anche domani. La cosa tocca 120mila trevigiani: metà già non hanno un riferimento stabile in ambulatorio e l’altra metà è destinata a cambiarlo a breve. L’azienda sanitaria punta sul via libera per poter impiegare subito tra gli 80 e i 100 specializzandi, oltre a quelli che frequentano il triennio di formazione specifica in medicina generale, che nei prossimi tre anni aumenteranno progressivamente e che spesso vengono già impegnati negli ambulatori del territorio. Serve però l’okay del ministero. Se non dovesse arrivare, non resterà che attendere almeno fino alla fine del 2023. «A livello regionale i posti nella scuola di formazione in medicina generale sono passati da 85 a 308 – dice Di Daniel – questo permetterà di poter contare su un numero maggiore di specializzandi in medicina generale, che però non possono avere più di 650 assistiti». L’Usl vorrebbe farli salire tra i 1.000 e i 1.500 pazienti. Con la supervisione di un medico più anziano come tutor. L’Usl ha anche cercato un’altra soluzione consentendo ad ogni medico di famiglia in servizio di salire da 1.500 a 1.800 assistiti. Al momento, però, solo poco più del 10% ha detto di sì.

Ultimo aggiornamento: 08:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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