Favola Lecco: anche il bomber trevigiano Buso brinda alla promozione in Serie B

Martedì 20 Giugno 2023 di Massimiliano Marenco
Nicolò Buso, 23 anni, attaccante originario di Treviso

TREVISO - C’è anche un po’ di Marca nel Lecco dei miracoli, fresco di promozione in serie B. Tra i protagonisti dell’impresa bluceleste c’è infatti Nicolò Buso, 23enne attaccante nato a Treviso, crescito a Sant’Antonino e residente a Paese. Nipote di Renato Buso, lo zio che dal Montebelluna spiccò il volo a metà anni Ottanta verso la Juventus e la Fiorentina tra le altre e si aggiudicò anche un campionato europeo Under 21, Nicolò ha contribuito con 37 presenze e 8 reti stagionali a quello che in tanti hanno definito come una clamorosa impresa, assolutamente imprevista ma legittima. La formazione bluceleste allenata da Luciano Foschi ha infatti imboccato la tortuosa strada dei playoff al termine di un campionato al di sopra delle attese e in silenzio ha estromesso in maniera rocambolesca prima l’Ancona, poi il Pordenone, quindi il Cesena ai calci di rigore ed infine, bissando domenica scorsa (3-1 allo stadio Mario Rigamonti-Mario Ceppi di Lecco) il successo ottenuto già nella gara di andata al Pino Zaccheria (1-2) il Foggia, grande favorito di tutti gli addetti ai lavori e non solo. «La squadra era stata costruita la scorsa estate - ci confida Nicolò Buso - per centrare una tranquilla salvezza e mettere, come si suol dire, fieno in cascina in prospettiva. Erano altre le compagini che dovevano sgomitare tra loro per ambire al salto di categoria».

Strada facendo invece cosa è successo?

«Abbiamo disputato un eccellente campionato chiuso al secondo posto ma nonostante ciò nemmeno ai playoff avevamo estimatori. Tutti o quasi ci davano per spacciati nella corsa alla cadetteria. Come per il campionato, altre erano le squadre che avrebbero fatto strada in questa seconda parte di stagione. Invece abbiamo stupito tutti credendo prima in noi stessi, nelle nostre qualità e soprattutto nel grande gruppo che si era forgiato durante l’annata e che durante i playoff è stata a mio avviso l’arma in più del Lecco».

Riavvolgiamo il nastro delle tua carriera. Tutto inizia dal Giorgione.

«A Castelfranco ho mosso i primi passi e ho un ricordo indelebile degli anni trascorsi lì. Devo ringraziare il presidente Orfeo Antonello e il responsabile del settore giovanile castellano Fabio Dalla Costa, da quest’anno approdato al Treviso. Lui è stata una persona che mi ha dato tanto nel mio percorso di crescita sia come uomo che come calciatore. A lui devo tanto».

La tua carriera è stata sinora contraddistinta da un passo alla volta.

«Dagli allievi del Giorgione (45 reti in 46 gare, ndr) sono passato al Cesena e dalla città romagnola ho iniziato a cullare il sogno di poter fare il calciatore di mestiere. Ho dovuto rimboccarmi le maniche, spesso da solo senza aiuti, cambiando diverse città perché se hai l’ambizione di essere un professionista non ti puoi esimere a queste logiche conseguenze. Ho giocato in serie D in Liguria, al Sestri Levante, prima di firmare un triennale con il Lecco, approdando così in pianta stabile tra i professionisti ed ora addirittura la serie B. Sembra un sogno ma invece è tutto vero».

Quale reputi sia la tua miglior dote umana e sportiva?

«Credo l’ambizione di arrivare il più in alto possibile. La mia ancor breve carriera lo dimostra. Ho sempre fatto un passo alla volta, dalla serie D alla C, ora la serie B e più avanti chissà, non mi pongo limiti».

Come si vive a Lecco?

«La città è molto vivibile, c’è tanta serenità e devo dire che i sostenitori fanno un tifo davvero costruttivo. Ci hanno aiutato durante tutta la stagione e nei playoff ci hanno sempre fatto sentire la loro vicinanza. La società, dal canto suo, non ti fa mai mancare nulla e soprattutto lavora in silenzio, senza intralciare la quotidianità del gruppo squadra. Devo dire che per tutto l’anno, sia agli allenamenti che alle partite qui si è sempre respirato un clima di totale serenità».

Ci sono dediche particolari?

«Ai miei genitori onnipresenti (Claudio Buso e Ida Bilibio, ndr) ed a mio fratello maggiore Matteo, le persone che meritano uno spazio privilegiato nella mia vita».

Le tue radici trevigiane sono rimaste intatte?

«Assolutamente si. Io appena posso ritorno a Paese a casa dei miei genitori per stare più tempo possibile con loro e con i miei amici di Treviso. Due di loro tra l’altro erano presenti domenica scorsa a Lecco ed a fine partita ho festeggiato con loro. Si va a Treviso a fare due passi, due chiacchiere ed a divertirsi. Treviso è dove sono nato e cresciuto, era, è e rimarrà - conclude Buso - un luogo dove mi sento a mio agio». 

Ultimo aggiornamento: 16:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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