Bloccati a Santiago in Cile dal Covid: a casa dopo sei mesi

Martedì 18 Agosto 2020 di Riccardo Masini
La famiglia Casanova
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ISTRANA - Bloccato in Cile, a Santiago, con tutta la famiglia, compagna e figlioletto di tre anni, a causa del Covid. Ora, finalmente, dopo oltre 5 mesi, è riuscito a fare tappa nella casa natale a Istrana, in attesa di ripartire per l'Australia, dove era emigrato nel 2015 in cerca di fortuna, trovando lavoro come chef a Melbourne, e l'amore di una bella ragazza cilena. Prima della pandemia Andrea Casanova, istranese doc, 37 anni, si era recato a Santiago per conoscere i genitori della sua compagna, la coetanea Adele Ocaranza. L'arrivo in Cile è datato 18 marzo. A distanza di pochi giorni però anche il Cile, come del resto l'Australia, impone il lockdown. E la giovane coppia, con il piccolo Santiago, si ritrova in trappola. Con il problema di far quadrare i conti - perchè vitto e alloggio costano - e l'impossibilità di capire con certezza quando potranno tornare a casa. Fino a qualche giorno fa quando sono riusciti ad atterrare in Italia. Poi, il trasferimento a Istrana dove stanno osservando la quarantena, obbligatoria per chi arriva da paesi extra Ue. Hanno affittato un appartamento vicino alla famiglia di Andrea e sono coccolati dai parenti e da tutto il paese che aveva partecipato alla loro odissea.
Il papà di Andrea, Giovanni Casanova, si era fatto in quattro per venire a capo della difficile situazione. E ora è felice: «E' stato un periodo molto complicato, era difficile capire quali fossero la priorità. Se inviare soldi, se farli tornare a casa muovendo mari e monti. Comunque adesso sono qui, stanno bene e questo è importante». Mamma Lucia annuisce rilassata.
Poi, parla Andrea: «Noi a Melbourne, dove viviamo, continuiamo a pagare l'affitto oltre alle bollette di luce, acqua e telefono. In Cile eravamo senza assistenza medica e abbiamo vissuto col terrore di ammalarci. La situazione si è finalmente sbloccata e penso che siamo stati fortunati. Non è stato prolungato il decreto Speranza e l'1 agosto abbiamo potuto imbarcarci sull'aereo». Poi, ricorda: «In Cile la cosa più complicata è stato accudire Santiago cercando di non fargli mancare nulla, nonostante le difficoltà». A sostenerlo la sua famiglia di origine. «Il supporto emozionale è stato fondamentale. Ci sentivamo ogni giorno tramite Skype, Dov'eravamo le informazioni erano poche e generiche. Ci sentivamo abbandonati». «So che in tanti hanno cercato di aiutarci dall'Italia, compresa la Regione. Ringrazio tutti. Ora c'è la preoccupazione per la situazione a Melbourne, i miei amici mi raccontano che là è critico».
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