Ciclista travolto e ucciso, l'amico sotto choc: «Quella macchina ci ha tagliato la strada e lo ha centrato in pieno. Io ho inchiodato, sono vivo per puro miracolo»

Lunedì 8 Aprile 2024 di Maria Elena Pattaro
La bici su cui viaggiava la vittima

CASTELCUCCO (TREVISO) - «Quell’auto ci ha tagliato la strada di brutto. Alfredo è stato investito e ucciso sul colpo, proprio davanti a me. Io sono vivo per miracolo, solo perché ho inchiodato e mi sono buttato di lato». Marco Favaro è il ciclista che ieri mattina seguiva Alfredo Ceccon, il 54enne di Resana, operaio e poi falegname, travolto a Castelcucco. Le immagini e i rumori di quell’impatto fatale gli affollano ancora la mente. «Stavamo scendendo verso il centro di Castelcucco, in via Santa Lucia - racconta il compagno di squadra, la R2 team di Resana -.

Una volta l’anno facciamo un raduno sociale per inaugurare l’inizio della stagione ciclistica. Avevamo deciso di fare tappa in un bar di Castelcucco e poi tornare a casa. Ma è successa la tragedia». Il gruppo, composto da una ventina di cicloamatori era partito poco prima da Resana, dopo la foto di rito in sella alle bici, tutti rigorosamente in maglia rossa. Alcuni di loro, invece, erano rimasti in paese per dare una mano come volontari alla gara podistica in corso, la “Marcia delle tre fontane”.

LO SCHIANTO

«Stavamo percorrendo la discesa: è una strada lunga e larga, eravamo un po’ sfilati, a qualche metro l’uno dall’altro. Alfredo era in testa al gruppo. Eravamo ben visibili. Eppure la macchina ci ha tagliato la strada». L’auto è una Lancia Musa. Al volante c’è un uomo di 88 anni, che viaggia in direzione opposta e all’altezza del cimitero svolta a sinistra per immettersi nella laterale. Senza dare la precedenza ai clisti. «Ci ha tagliato la strada all’improvviso. Alfredo era leggermente spostato verso il centro della carreggiata, io ero proprio sul ciglio, 5 metri dietro - racconta Marco ricacciando indietro le lacrime -. L’ha centrato in pieno. Ho sentito il botto e poi i vetri rimbalzarmi addosso. Io per fortuna sono riuscito a inchiodare e a scartare a sinistra. E lo stesso ha fatto il compagno dietro di me». Il tempo di voltarsi e l’atmosfera di festa si è sgretolata. «Ho visto Alfredo steso a terra, immobile e insieme a un altro ho tentato di rianimarlo». Il volto era quasi irriconoscibile, ridotto a una maschera di sangue per la violenza dell’impatto. Le ferite non hanno lasciato scampo al 54enne. I compagni gli hanno praticato il massaggio cardiaco in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. Anche i sanitari del Suem 118 hanno continuato la rianimazione. Tutto inutile. Sul posto è intervenuta anche la polizia locale per i rilievi. L’anziano, illeso, è stato sottoposto all’alcoltest, con esito negativo. Sono tuttora in corso accertamenti sulla patente, di cui era sprovvisto al momento dell’incidente. «Non l’ho visto» ripeteva agli agenti. «Non mi spiego ancora come ho fatto a salvarmi - conclude invece Marco - quell’auto poteva centrare anche me. Alfredo era un amico. Correvamo insieme ogni tanto nel fine settimana. Sono sconvolto».

SQUADRA IN LUTTO

L’intera squadra non si dà pace: c’è un lutto enorme da elaborare. «È la peggior cosa che potesse succedere - dice con un fil di voce il presidente Antonio Tosato, tempestivamente informato del dramma -. Alfredo è sempre stato un amico e un bravo socio. Correva con noi da quando ci siamo costituiti, 5 anni fa, ma alle spalle aveva già un’esperienza decennale. Si è sempre prodigato per gli altri. Siamo ancora molto scossi ma non mancheranno le iniziative per ricordarlo».

IL RITRATTO

Alfredo abitava nella frazione di San Marco, in via dello Zero. Ha lavorato come operaio e poi come falegname. Non era sposato e non aveva figli per cui nel tempo libero amava fare sport: calcio, podismo e ciclismo. Partecipava volentieri alla vita della comunità, soprattutto quando si trattava di dare una mano negli eventi. Era molto conosciuto e benvoluto. Ed era anche un donatore di sangue plurimedagliato dall’Avis. Per questo ora un intero paese piange la morte dell’«eterno giovane», come lo definisce il sindaco Stefano Bosa. «Abbiamo corso insieme da amatori: lo conoscevo bene - è il ricordo commosso del primo cittadino -. Era solare, di compagnia, sempre attivo nella comunità. Siamo davvero addolorati».

Ultimo aggiornamento: 18:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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