Over 50: raggiunta l'immunità di gregge nella provincia di Treviso. Vaccinato il ​67,9%

Lunedì 31 Maggio 2021 di Lina Paronetto
Over 50: raggiunta l'immunità di gregge nella provincia di Treviso. Vaccinato il 67,9%
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TREVISO - Covid-19: gli over 50 della Marca trevigiana hanno ufficialmente raggiunto l'immunità di gregge.

Il direttore generale dell'Usl 2 Francesco Benazzi lo annuncia con un misto di soddisfazione e sollievo: i cittadini con età superiore ai 50 anni che hanno già avuto una prima dose di vaccino contro il virus sono il 67,9 per cento. «Quindi siamo oltre la cosiddetta immunità di gregge che è al 65 per cento -spiega Benazzi- Quanto a cittadini con la seconda dose, siamo al 34,6 per cento quindi sta andando bene, l'importante è che arrivino i vaccini, altrimenti siamo bloccati». Sugli over 16, la percentuale di prime dosi si assesta già al 42,1 per cento: «Anche questo un ottimo dato -sottolinea il dg- vuol dire che abbiamo già raggiunto quasi la metà della nostra popolazione vaccinabile». Una novità di cui Benazzi dice «siamo felici», perché l'effetto è già visibile: «È dimostrato che già con la prima dose, le persone non entrano più in ospedale in caso contraggano il virus. Pfizer, Moderna e Astrazeneca prevedono sì una seconda dose, ma è anche vero che non abbiamo casi di persone entrate in ospedale dopo aver ricevuto la prima dose: se uno dovesse contagiarsi, riesce in pratica a gestirsi il virus a casa, con un po' di febbre o un po' di mal di gola, senza bisogno di essere ricoverato».


I NUMERI


I contagi sono ormai estremamente ridotti, il tasso nella Marca è di 28 casi ogni 100mila abitanti, vale a dire bassissimo. In tutto, a ieri, i positivi nell'intera provincia erano 248, di cui 73 tra i 20 e i 29 anni, 43 tra i 30 e i 39, 53 tra i 40 e i 49, ma se si va a vedere le fasce in gran parte già vaccinate, spicca lo zero tra gli over 80. «Numeri che fanno capire quanto importante sia vaccinarsi». 18 i positivi nelle strutture ospedaliere, due casi ancora in area critica, dei 60enni non vaccinati, per altri 4 in reparto e il resto negli ospedali di comunità. «Andiamo verso l'azzeramento. Speriamo che la gente capisca l'importanza di immunizzarsi e si prenoti. Mi auguro che sabato e domenica prossimi arrivino tante persone al camper che si muoverà nelle piazze, così da dare copertura ancora a tanti cittadini». Camper che sarà impiegato in via sperimentale per intercettare gli over 60, ma che potrebbe presto essere accessibile a tutte le fasce d'età, visto che il generale Francesco Figliuolo, commissario all'emergenza Covid, ha già ipotizzato dal 3 giugno prenotazioni libere per tutti, dai 16 anni in su.


SURPLUS DI LAVORO
Il primo effetto sarebbe certamente un surplus di lavoro ai centri vaccinali rispetto a ora: «Dovesse essere, noi non avremmo problemi -dice Benazzi- abbiamo l'hub di Villorba è in grado di fare 12-13mila vaccini al giorno, l'importante è che arrivino le dosi di siero». Ai più giovani punta ora anche l'Usl 2, sia nei vax point che nelle piazze, con i camper: aprire la sera, fino alle 24, a Villorba, ma anche a Ponte o Godega, oppure raggiungere i ragazzi nei centri abitati, il sabato e la domenica. Pronti a tutto, con una macchina vaccinale in piena corsa, che ha bisogno solo di carburante e dell'adesione dei singoli. Indicazioni, l'azienda sanitaria trevigiana ne sta aspettando anche rispetto ai giovanissimi tra i 12 e i 15 anni: «Potrebbe essere una buona cosa, in questo modo metteremmo in sicurezza tutti i ragazzi che poi in autunno andranno a scuola».


ULTIMO CAPITOLO
L'autunno, altro capitolo. Per ottobre ci sarà da ricominciare daccapo, rivaccinando tutto il mondo della sanità e quindi gli ospiti delle Rsa. Quindi il resto della popolazione. Dopo Johnson & Johnson, anche Pfizer ha allo studio un vaccino monodose, che dimezzerebbe, di fatto, lo sforzo. L'Usl intanto sabato pomeriggio ha proceduto alla chiusura dell'ospedale Covid di Valdobbiadene, il Guicciardini: sulla facciata, lo striscione dedicato dal personale alla comunità e alla protezione civile. «Avevamo lì al lavoro un gruppo di giovanissime infermiere, che restavano sole di notte per seguire i pazienti. La protezione civile si turnava garantire loro la sicurezza: era il minimo che potevamo fare ringraziare i volontari: ci sono stati vicini hanno fatto un lavoro straordinario».

Ultimo aggiornamento: 08:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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