Giro d'Italia. Francesco Moser: «La tappa decisiva? Ovviamente le Tre Cime di Lavaredo e il Monte Lussari. Ma non vedo eredi»

Giovedì 25 Maggio 2023 di Tina Ruggeri
Giro d'Italia. Francesco Moser: «La tappa decisiva? Ovviamente le Tre Cime di Lavaredo. E e il Monte Lussari a cronometro in salita»

TREVISO - BELLUNO - Da piccolo ricorda il passaggio della tappa sul Monte Bondone, partita da Merano, 242 km corsi sotto la pioggia gelida prima e poi in mezzo alla tormenta di neve al traguardo, vinta da Charly Gaul. Era la terzultima tappa, Francesco Moser, classe 1951, aveva 5 anni.

Ma il campionissimo di Palù di Giovo era già un predestinato e a 72 anni ben portati continua a pedalare. Il Monte Bondone lo ha scalato con la bicicletta nel Giro E, nel gruppo Mediolanum assieme al toscano Paolo Bettini e al trevigiano Alessandro Ballan, tutti e tre ex campioni del mondo. Moser la sera la trascorre nel suo maso sopra a Lavis e dalle finestre dell'antico casale di montagna, il Monte Bondone lo accarezza con lo sguardo.

Francesco, raccontaci le tappe di montagna, un tuo giudizio su questo Giro d'Italia e sulle tappe dolomitiche a partire dal monte di casa tua?
«La tappa del Bondone mi è piaciuta molto, finalmente i corridori son andati allo scoperto, gli attaccanti ovvero quelli che devono giocarsi la classifica finale si sono dati battaglia specie nel finale. E' cambiata la maglia, ed è questo che vuole la gente. Non possono andare sempre tutti in gruppo».

Insomma dal Bondone si è date fuoco alle polveri e da oggi si decide il Giro d'Italia?
«Roglic aveva perso e poi recuperato, sono curioso di capire cosa succede da qui da Caorle in poi. Ma se la giocano Thomas Gerraint, Joao Almeida e Primoz Roglic, che in salita ha un po' ceduto».

Il Giro finora ti è piaciuto nonostante le polemiche, la pioggia, le tappe accorciate, le cadute?
«Se ci fossero stati tutti, con Remco Evenepoel, Tao Gheoghegan Hart, anche Filippo Ganna e tanti altro, ritirati per cadute o per covid sarebbe stato tutto un altro giro e un'altra corsa. Sarebbe stato tutto molto più interessante».

Quali saranno le tappe decisive per questo finale di corsa rosa?
«Ovviamente le Tre Cime di Lavaredo e il Monte Lussari a cronometro in salita decideranno la classifica finale. Poi ovviamente se qualcuno alle Tre Cime di Lavaredo staccherà tutti e darà un minuto di distacco la classifica avrà già lo scossone finale. Ma se rimane una situazione come quella che abbiamo registrato a Caorle e nel finale vanno via un gruppo di una ventina di corridori con al massimo venti secondi, a decidere la corsa rosa sarà la cronometro del Monte Lussari. Sono diciotto chilometri di salita molto dura».

A parte Almeida, Roglic, Evenepoel e qualche altro, chi vedi come corridori italiani all'orizzonte, chi ti piace?
«Il vicentino Filippo Zana. Nella tappa del Monte Bondone è stato bravissimo, ha tirato alla grande in salita, una lunga fuga la sua, ha tenuto bene ed è stato l'unico della fuga ad arrivare, tra gli italiani. Si vede che il ragazzo ha della stoffa. Poi ci dobbiamo affidare ancora a Domenico Pozzovivo che si è ritirato purtroppo, lo stesso Giulio Ciccone non è ancora partito. Mi aspettavo tanto da Gianni Moscon ma non è andato come tutti noi speravamo. Magari una tappa l'avrebbe vinta e invece non c'è. Poi Andrea Vendrame, uno tenace».

La sorpresa di questo Giro d'Italia?
«Mi piace molto Milan. Un grande talento, ha una volata pazzesca con delle rimonte incredibili. Mi piace davvero tanto».

Francesco vedi un nuovo Moser all'orizzonte, tra gli italiani?
«Eh come Francesco Moser non ne vedo (ride). Bisogna essere corridori completi. Al momento in Italia siamo un po' deficitari. Mi piace molto Lorenzo Fortunato ma pensavo facesse il salto di qualità. Tra gli italiani Filippo Zana, fra qualche anno potrà diventare un corridore completo. Ma non si possono fare paragoni. E' un ciclismo completamente diverso rispetto ai miei tempi».

Ultimo aggiornamento: 15:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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