Greggio, una vita tra burle e risate:
«Farei uno scherzo anche al Papa»

Mercoledì 29 Marzo 2023 di Chiara Pavan
Ezio Greggio atteso il 30 a Treviso e il 31 a Monfalcone

L'INTERVISTA

Fosse per lui, neanche il Papa gli sfuggirebbe. Uno scherzo lo farebbe anche a lui: Ezio Greggio crede fermamente nel potere salvifico di una risata, «scherzi e risate sono l’antibiotico contro la tristezza». E di scherzi, in mezzo secolo di carriera, Greggio ne ha combinati tantissimi, senza un attimo di respiro, ad amici e colleghi, grandi star e malcapitati vari: li racconta nel suo ultimo libro, “N.1. Una vita di avventure, incontri, scherzi e risate”, uscito da poco per Solferino, al centro di due incontri, a Treviso il 30 marzo alle 18 nella Chiesa di San Gaetano, ospite della rassegna “Cinema è letteratura” di Mario Sesti e Luca Dal Molin, e il giorno dopo a Monfalcone, dove chiuderà la 5. edizione di “Geografie Festival” al Teatro Comunale (ore 21).

Quello di Greggio è un vero e proprio viaggio pirotecnico nella storia dello spettacolo e del costume del nostro paese, dalla nascita delle tv private con Telebiella al cinema degli anni ‘80 con “Yuppies” e la nuova commedia all’italiana, e poi Hollywood e Montecarlo, gli amici Mel Brooks, John Landis, Leslie Nielsen.

Come le è nata l’idea del libro? Guardando indietro ha visto quante ne ha “combinate”?

«L’idea di raccogliere in un libro alcune delle mie avventure divertenti l’avevo da un po’. Poi rivedendo foto della mia carriera, premi in bacheca, miei film che passano in tv e piattaforme, uscite dei Dvd che son tornati in auge man mano mi sono tornati in mente episodi divertenti che ho raccontato in N’1. E ne ho combinate un bel po'...»

«Burloni si nasce», scrive: ha capito subito che sapeva far ridere?

«Be’ un po’ è nel dna della mia famiglia. Poi crescendo ti rendi conto che vorresti farlo come un mestiere. Poi diventa anche una missione». Mai fatto figuracce? «Figuracce no, ma gli inizi quando fai cabaret e non sei ancora popolare è tutto più difficile. A Marzamemi feci una serata nel silenzio assoluto degli spettatori...».

I suoi partner “storici” di scherzi: partiamo da D’Angelo. Come scoccava tra di voi la “miccia”?

«Con Gianfranco eravamo una vera CTS cioè Compagnia Teatrale Scherzi. Dopo gli spettacoli non avevamo sonno e allora alé, scherzi telefonici, a clienti degli hotel, ai portieri di hotel e residence. Erano anni sicuramente più spensierati. Sembravamo la continuazione di Amici Miei».

E con Iacchetti? Anche lui è stato vittima dei suoi scherzi. La finta morosa che lo perseguita, la grappa al posto dell’acqua...

«Enzo quando è arrivato si è trovato in mezzo a me e a Ricci: gli abbiamo fatto un bel po’ di scherzi ma era il nostro modo per dargli il benvenuto. Enzo per me oltre che un collega è un amico fraterno. Anche fuori dalla scena quando siamo insieme lo show continua».

Ha scritto che “Drive in” era un «covo di creduloni».

«”Drive in” e gli scherzi per esempio a Enrico Beruschi o quelli a Braschi o Pistarino erano parte della nostra allegria. E della voglia di divertirci e divertire. Nell’ambiente “Drive In” era sempre meglio essere allegramente guardinghi. Beruschi per esempio ha collezionato grazie alla sua credulità una serie di scherzi incredibili: per esempio quella volta che lo lasciammo appeso per ore al soffitto dello studio al buio. O un altro quando in uno sketch in cui era vestito da sposa anziché tirargli il riso gli tirammo dei rigatoni… e finì all’ospedale».

Vi siete inginocchiati davanti a Gassman ospite di “Striscia”.

«Gassman è sempre stato uno dei miei grandi ispiratori. Quando venne ospite a Striscia andammo a salutarlo in camerino e fu spontaneo per me e Enzo metterci in ginocchio di fronte al Maestro, al Professore. Rise e ci fece alzare subito dicendoci “Ragazzi non cominciate a prendermi per il c… ».

Ricci, un grande talento: mai subito scherzo da lui?

«Secondo lei? Di continuo. Io a lui e lui a me. Una volta cosparse di miele tutti gli oggetti dell’Asta Tosta che avevo in un valigione che usavo per gli spettacoli. Me ne accorsi quando ero in scena. Glielo resi in un ristorante nel quale mangiai apposta tutti i piatti più cari: me ne andai quando arrivò il conto da pagare con la scusa di andare in bagno, ma invece presi un taxi e gli lasciai la legnata».

Mel Brooks, Leslie Nielsen, John Landis: cosa le piace di più di loro?

«Ha nominato 3 big star hollywoodiane. Chi fa il mio mestiere per avere successo deve avere tanti incontri fortunati. Nel libro parlo di Mel Brooks, bellissimo il rapporto che ho con lui, che avevo con sua moglie Anne Bancroft. Mi hanno aperto le porte di Hollywood, un’amicizia fantastica e tanti film e scherzi insieme. Idem con Leslie Nielsen che purtroppo non c’è più. John Landis caro amico da sempre, uomo di grande ironia e grande intenditore di cinema».

C’è qualcuno cui non potrebbe mai fare uno scherzo?

«No. Se potessi lo farei anche al Papa».

Lei dice che scherzi e risate che sono «l’antibiotico contro la tristezza».

«Verissimo. Mai poi di più che in un periodo così complesso e pieno di preoccupazioni come questo. Prima il Covid, poi la Guerra, la Juve penalizzata… vede mi viene spontaneo. Il sorriso aiuta a sperare in un futuro migliore».

N.1”: arriverà il 2?

«Ma è appena uscito “N1”: ha già venduto migliaia e migliaia di copie e continua ad andare alla grande. Vedremo l’anno prossimo, ma se continua così altro che N1 parte seconda, dovrò fare un’enciclopedia in 12 volumi perché di aneddoti ne ho un bel po’». 

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