Energia troppo cara, le prime imprese in difficoltà riducono i turni

Venerdì 24 Dicembre 2021 di Mattia Zanardo
Energia troppo cara, le prime imprese in difficoltà riducono i turni
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TREVISO - Alla ripresa delle imprese trevigiane e padovane e, più in generale, venete rischia di venir meno l'energia.

In senso letterale, perché i rincari delle fonti energetiche, in escalation ormai da diversi mesi, in queste settimane stanno toccando nuovi record. Con pesanti ripercussioni sui costi e gli equilibri finanziari delle aziende, tanto che qualche realtà ha già dovuto ridurre produzione o turni, nonostante gli ordini non manchino. Il prezzo del gas a dicembre è balzato al 572% rispetto alle quotazioni pre- pandemia del 2019, quello dell'energia elettrica è quintuplicato da inizio anno. aziende. E gli analisti non prevedono un raffreddamento per le commodity (metalli, tessili, alimentari) prima dell'aprile 2022, addirittura gas ed elettricità ritornerebbero a livelli normali solo dal 2023. Mentre dal primo gennaio incombe una nuova stangata sulle bollette di gas e luce (Nomisma Energia, uno dei centri studi più accredita in materia stima ulteriori incrementi del 61 e del 48%), al netto dei benefici parziali delle misure adottate dal Governo.


SITUAZIONE CRITICA

A lanciare l'allarme è Assindustria Venetocentro, l'associazione di rappresentanza di oltre 3.500 imprese delle province di Padova e Treviso. «Siamo nel pieno di una drammatica crisi energetica che colpisce tutti i settori manifatturieri - sottolinea il presidente Leopoldo Destro -. Uno shock insostenibile per alcuni comparti in assenza di interventi immediati. Si rischia la sospensione temporanea dell'attività di molte aziende, soprattutto energivore e quelle di minore dimensione, per eccesso di costi e la consistente riduzione delle marginalità». A soffrire in misura maggiore sono in particolare le attività a più alto consumo energetico, dalla plastica alle fonderie e alla metallurgia, dal comparto estrattivo a quello delle cartiere e della cartotecnica, alla ceramica, ma anche certi segmenti di settori ben più diffusi a livello locale come il legno-arredo o l'alimentare. In questi ambiti la bolletta della corrente può arrivare a pesare per un terzo e oltre delle spese complessive. «Ma quando, come sta avvenendo, bisogna affrontare aumenti di quattro o cinque volte, questo diventa un problema al di là della percentuale sui costi complessivi - spiega Giuseppe Milan, direttore generale di Avc - Molte imprese stanno segnalando difficoltà: se la situazione dovesse prolungarsi metterebbe in discussione la tenuta dell'attività produttiva». Tra le cause dell'impennata, come ricordano dall'associazione imprenditoriale, la ripresa economica mondiale che spinge la domanda di energia, la speculazione finanziaria, le tensioni con i Paesi fornitori di gas, le scelte sulla transizione energetica e il loro impatto.


STANZIAMENTI INSUFFICIENTI

Già oltre 400 imprese stanno utilizzando la piattaforma digitale attivata poco più di un mese fa da Assindustria Venetocentro, per monitorare andamento e previsioni dei prezzi di 70 materie prime, tra cui l'energia. Ma l'organizzazione sollecita un piano nazionale ed europeo: «I 3,8 miliardi stanziati finora per fronteggiare l'emergenza - rimarca Destro - non sono sufficienti nella misura in cui sono indirizzati prevalentemente alle utenze residenziali. Va adottata una politica industriale diversa e strutturale per ridurre l'esposizione dell'Italia a questi tsunami e la dipendenza dall'import. E mettere subito in campo misure straordinarie per affrontare l'emergenza. Come, ad esempio, lo sfruttamento dei nostri giacimenti di gas aumentando i prelievi in tempi rapidi e rilasciando il gas al sistema industriale a prezzi calmierati. L'introduzione di agevolazioni fiscali importanti sugli oneri di sistema, come accade in Germania e Francia, e l'aumento della remunerazione del servizio di interrompibilità del settore elettrico e del gas. Oltre ad un'azione compatta in Europa».

Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 10:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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